Impatto Ambientale di Bitcoin: L’UE indaga
Bruxelles non ha intenzione di tirarsi indietro quando si tratta di attaccare Bitcoin. L’arma scelta questa volta? Un contratto da 800.000 euro per uno studio che promette di mettere sotto i riflettori l’ impatto ambientale delle cripto (leggasi Bitcoin).
Nel bando di gara pubblicato lo scorso settembre, l’UE lancia un monito chiaro: “È stato dimostrato che le cripto-attività possono causare danni significativi al clima e all’ambiente e generare esternalità economiche e sociali negative, a seconda del meccanismo di consenso utilizzato per convalidare le transazioni”. Il documento ufficiale precisa poi che questo studio sara’ importante “in vista dell’adozione di future azioni legislative nel settore della regolamentazione finanziaria delle cripto-attività”.
Insomma, i politici dell’UE sembrano avere l’occhio puntato su quel meccanismo di consenso energivoro chiamato “proof-of-work”, che sostiene Bitcoin e quelle poche altre criptovalute che non hanno ceduto alla narrativa ambientale imposta negli ultimi anni. Si ricorda ai lettori che, durante le trattative per la MiCA l’anno scorso, è stato quasi approvato un controllo “verde” che alcuni hanno definito come un divieto effettivo su Bitcoin. Anche se il testo finale poi non si e’ spinto cosi in la’, l’attuale regolamento MiCA richiede agli operatori di dichiarare gli impatti ambientali, attraverso un metodo ancora da definire.
Lo studio dell’UE, che si prevede durerà un anno intero, affronterà una serie di aspetti sull’impatto ambientale di Bitcoin: dal consumo d’acqua allo “spreco di dispositivi elettronici” fino alle risorse naturali impiegate.
Il vero impatto ambientale di Bitcoin
Secondo dati recenti, quella del mining Bitcoin è ora l’industria con il maggior uso sostenibile di energia al mondo e nessun’altra industria può vantare un tale risultato. In soli quattro anni, Bitcoin ha dimezzato la sua quantità di emissioni di CO2 prodotte. Oggi. Bitcoin fa affidamento principalmente sull’energia idroelettrica, un aspetto spesso trascurato dai media e dai politici.
Sorge dunque una domanda: l’UE sta investendo le sue risorse nella direzione giusta? Con l’economia globale alle porte di una recessione e conflitti militari che ormai esplodono di continuo, c’e’ chi si chiede se forse sarebbe il caso di concentrarsi su questioni più urgenti anziché affannarsi in una caccia alle streghe contro una tecnologia che ormai pare inevitabile.