THE FIAT WAR #1: Il concetto di aggressione

 

Primo articolo della miniserie The Fiat War a cura di The Hodling Family con la collaborazione di Valerio Dalla Costa.
Un’analisi del delicato e millenario rapporto tra la gestione dello strumento monetario e le campagne belliche portate avanti dagli stati di tutto il mondo.

 

 

Finanziare le guerre

 

In una società dominata dalla retorica dello stato, le guerre vengono spesso celebrate come strumenti di difesa, preservazione della pace e promozione della libertà.

Sappiamo tutti benissimo che non è affatto così, anzi: le guerre sono proprio l’esatto opposto: provocano morti, distruzioni, aggressioni premeditate e violazioni delle libertà degli individui.

Nel suo Manifesto Libertario, l’economista e libertario Murray Rothbard è esplicito nel definire la guerra come “omicidio di massa” e come la “peggiore violazione del diritto alla vita e alla proprietà”.

Ma come è possibile andare contro l’interesse della stragrande maggioranza della popolazione pacifica, senza alcun particolare interesse a invadere o bombardare altri territori stranieri?

Come la storia ci ha insegnato, le guerre vengono da sempre finanziate da governi, imperatori e prepotenti grazie al controllo della moneta. Non è un caso che il 1900 sia passato alla storia come il secolo più sanguinario e guerrafondaio della storia dell’uomo: stiamo infatti parlando del periodo caratterizzato dalla fine del gold standard monetario e l’avvento del denaro fiat.

Saifedean Ammous, professore ed esponente della scuola austriaca di economia, nonché autore dei libri Il Bitcoin Standard e Il Fiat Standard, ha sottolineato in un’intervista con Lex Fridman che «non puoi avere guerra permanente senza fiat».

Perché è così? Il sistema fiat offre il mezzo perfetto per finanziare guerre a costo zero. Come? Tramite l’inflazione monetaria.

Quando un governo decide di inflazionare la sua valuta – stampando arbitrariamente nuovi soldi dal nulla – sta diluendo il valore di quella valuta in circolazione, sottraendo così indirettamente ricchezze a tutta la popolazione che usa quella moneta.

Questo non ha solo l’effetto di rendere il potere d’acquisto del cittadino medio sempre più debole, ma è anche una fonte pratica di finanziamento per le operazioni militari che viene affrontato dai cittadini attraverso l’erosione del potere d’acquisto della loro moneta.

Vedremo più avanti il ruolo rivoluzionario che Bitcoin ricopre in questo senso.

 

 

Le leggi di guerra e di neutralità

 

Nel passato, il diritto internazionale tradizionale aveva due strumenti molto efficaci per raggiungere un obiettivo importante: le “leggi della guerra” e le “leggi di neutralità” o ”diritti dei neutri”.

Queste leggi erano progettate per mantenere qualsiasi guerra circoscritta solo tra gli Stati in conflitto, senza attacchi verso gli Stati non in guerra e, in particolare, senza aggressioni contro i popoli di altre nazioni. Si trattavano di leggi e principi importanti che però, col tempo, sono stati dimenticati.

Questo concetto di leggi di guerra si basava sull’idea che le ostilità tra popoli civilizzati dovessero essere limitate alle forze armate effettivamente coinvolte.

Si faceva una distinzione tra combattenti e non combattenti, stabilendo che l’unico compito dei combattenti era combattersi tra di loro e, di conseguenza, i non combattenti dovevano essere esclusi dal campo delle operazioni militari. Cosa che chiaramente non viene più fatta da tempo se consideriamo le recenti stragi di civili in Ucraina o nella striscia di Gaza.

Ma fermiamoci un attimo a fare una considerazione riguardo una parola tanto amata dagli Italiani, la democrazia, un termine spesso osannato come il vertice del progresso umano.

Tuttavia, se si guarda più attentamente ci si rende conto che essa non è altro che la legge della maggioranza, un meccanismo in cui il più forte trionfa. Questa realtà potrebbe mettere in dubbio l’idea comune che la democrazia sia il massimo traguardo sociale che molti credono.

In una società democratica, ci si aspetterebbe che decisioni così cruciali come l’entrata in guerra fossero prese in base alla volontà popolare. Eppure, sorprendentemente, questo non avviene spesso, anzi: la popolazione non viene mai praticamente coinvolta.

Ciò solleva una domanda cruciale: perché le nazioni democratiche evitano di sottoporre la questione della guerra al voto popolare? Forse questa mancanza di consultazione è dovuta al timore che, se chiesto ai cittadini, la maggioranza si opporrebbe all’idea stessa di entrare in guerra?

 

 

Propaganda di Stato e mass media

 

La propaganda di guerra e il controllo dei mass media svolgono un ruolo significativo in questo contesto, influenzando l’opinione pubblica e plasmando le percezioni della guerra. C’è un bellissimo speech di Federico Rivi su questo argomento, dove spiega come i mass media manipolano l’informazione.

La scarsa qualità delle informazioni diffuse dai media, poi, rende ancor più difficile per i cittadini formarsi un’opinione informata.

L’economista e libertario Hans-Hermann Hoppe ha criticato il concetto di patriottismo utilizzato dai governi per persuadere le persone a sostenere le loro politiche bellicose. Il patriottismo può essere strumentalizzato per ottenere il consenso del pubblico senza che questi rifletta adeguatamente sulle conseguenze reali delle guerre.

Inoltre, Hoppe sostiene che i confini statali sono entità arbitrarie e artificiali, create e mantenute dai governi.

Questi confini non necessariamente rappresentano la volontà dei proprietari di terre e risorse in una determinata area geografica. Invece, vengono spesso ridefiniti o ignorati quando il potere statale si espande a fini militari.

Confini statali e patriottismo sono concetti inculcati dallo stato che portano a guerre e conflitti. Il mondo è uno solo, senza veri confini se non quelli naturali, e le persone coinvolte nei conflitti sono per la maggior parte individui innocenti e pacifici.

 

Lo Stato stesso è una forma di aggressione, basata sull’uso della forza per monopolizzare il potere in un territorio. La sua arma principale è il controllo del denaro in regime di monopolio.

E questo fatto era certamente ben noto a Satoshi Nakamoto, l’ideatore di Bitcoin…

 

[to be continued…]

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