A cosa si stanno preparando i sauditi?
di Tom Luongo
L’altro giorno è stato annunciato che l’Arabia Saudita e la Cina stanno aprendo una linea di swap in valuta locale da $7 miliardi.
And there it is… the Breaking of the Saudi Riyal’s peg to the USD has begun.https://t.co/1kdki19Ihe
— Tom Luongo (Head Sneetch) (@TFL1728) November 20, 2023
Mark Wauck ha commentato il mio punto ma nonlo ha approfondito, quindi ho pubblicato una replica nella sua sezione commenti.
Loro [i neoconservatori] sicuramente stanno andando allo sbaraglio, Mark [secondo la sua conclusione]. Ciò che sta accadendo ora è pura disperazione mentre cercano di capire come estendere questa guerra durante il ciclo elettorale e mantenere in piedi la possibilità di un’inimicizia secolare contro la Russia.
Ma il ribaltamento dell’Arabia Saudita è reale. Le linee di swap sono un precursore dell’intervento. Il mio tweet era sofisticato, ma funziona così:
Annunciare linee di swap;Iniziare ad accettare grosse quantità di yuan in cambio di petrolio;Rompere l’ancoraggio del riyal al dollaro quando il petrolio è relativamente forte, non in modalità di crisi;La sostituzione dello yuan con il dollaro è un fattore critico per gli Stati Uniti, che poi attaccheranno il tasso di cambio dell’Arabia Saudita ritirando denaro dal Paese…SANZIONI ALL’ARABIA SAUDITA;
Swap ampliati per convertire asset vincolati in dollari con asset in riyal, una volta che i dollari saranno vietati in Arabia Saudita;La Cina fornisce loro prestiti rimborsabili in yuan.Le mosse avvenute 10 anni fa sono istruttive del motivo per cui siamo dove siamo oggi e dove potremmo essere diretti.
L’annuncio delle linee di swap è probabilmente un preannuncio di un attacco da “sicario economico” contro l’Arabia Saudita da parte degli Stati Uniti. Non è poi così difficile da prevedere.
Per quanto riguarda il contesto storico, la Russia è stata duramente colpita nel 2014/15 dal crollo dei prezzi del petrolio. In rappresaglia per aver “rubato la Crimea”, il presidente Obama e un gruppo di soliti sospetti organizzarono un attacco ai prezzi del petrolio per farli colare a picco.
Nel giugno del 2014 il petrolio chiuse a $112,36 e il prezzo iniziò a scendere il primo giorno di negoziazione di luglio 2014 e non si fermò fino alla fine del 2015.
L’Arabia Saudita alimentò questo processo espandendo la produzione, pensando che avrebbe preso la quota di mercato della Russia mentre il rublo russo crollava e le riserve di valuta estera della Russia venivano prosciugate.
La chiave della vittoria anticipata era che le società russe, soprattutto le grandi imprese statali come Gazprom e Rosneft, avevano un sacco di debiti denominati in dollari che stava per maturare e necessitava di essere rinnovato. Quindi gli Stati Uniti sanzionarono la Russia in modo tale che aziende come Gazprom non potessero rinnovare il proprio debito, perché non potevano più vendere le obbligazioni agli investitori statunitensi o europei. Gli obbligazionisti dovevano essere ripagati… per un importo pari a circa $50 miliardi nel quarto trimestre del 2014 e altri $50 miliardi nel primo trimestre del 2015.
Questo “rischio di rinnovamento” avrebbe afflitto le finanze del governo russo per i 18 mesi successivi mentre il prezzo del petrolio sarebbe sceso inesorabilmente.
Il rublo russo scese dai massimi di 20 ai minimi di 30 rispetto al dollaro che invece salì fino a un massimo superiore a 80 a fine novembre, ma ciò avvenne solo dopo che Putin ordinò personalmente alla presidente della Banca di Russia, Elvira Nabiullina, di lasciare fluttuare il rublo. Prima di allora era in vigore un ancoraggio morbido al dollaro, facile da mantenere mentre il petrolio veniva scambiato sopra i $100 al barile.
La Cina è intervenuta nel momento culminante del crollo del rublo per dare alla Russia una linea di swap tra yuan e rubli. La Cina saldò il debito di Gazprom e la Russia la ripagò in yuan, che avrebbero ottenuto gratuitamente grazie a suddette linee di swap e al gasdotto Forza della Siberia.
Gli Stati Uniti non osarono sanzionare la Cina per questo a causa del contraccolpo sulla nostra economia e sarebbe equivalso a dichiarare guerra. È anche il motivo per cui la Cina non è stata nemmeno minacciata di sanzioni dopo che la Russia ha “invaso” l’Ucraina lo scorso anno.
Quell’ottimo accordo per il gas che ora le arriva attraverso il gasdotto sopraccitato ha molto più senso. Personalmente ricordavo male, ovvero che fosse stato firmato nel 2015 come risposta alla crisi, invece è stato firmato prim’ancora che la crisi scoppiasse.
Ciò implica alcune cose: 1) la combinazione degli eventi dell’inizio del 2014 ha portato alla formulazione di un attacco coordinato sui prezzi del petrolio rivolto alla Russia per la fine dell’anno e 2) che Putin lo ha anticipato e ha avviato negoziati con Xi Jinping affinché Forza della Siberia venisse costruito rapidamente.
Quasi tutto ciò che è accaduto sin da allora è a valle degli eventi risalenti all’inizio del 2014.
La Russia è sopravvissuta a quel periodo di “rischio di rinnovamento” e così facendo ha creato il modello affinché altri Paesi potessero fare lo stesso.
Un tweet di Eric Yeung mi ha fatto saltare immediatamente in testa tutto ciò che state per leggere.
I just had dinner with a mainland China economist who is “in the know” with the “higher powers” in China. This is what he told me:
Since the FED started aggressively hiking rates, China has commenced a program where it lends US Dollars to Global South countries (who lack US…
— Eric Yeung 👍🚀🌕 (@KingKong9888) November 19, 2023
E la mia risposta immediata:
Yes. The reason I understood this process immediately is because this is how China helped Russia stabilize the RUB in 2014/15 during the oil crash and rollover crisis Russia SOE’s faced.
They needed USD to pay back loans but couldn’t get them from the West (sanctions). China…
— Tom Luongo (Head Sneetch) (@TFL1728) November 19, 2023
Al che Eric ha risposto:
The problem with most analysis is the stupid doom porn… What if China dumps its USTs!????
What you should really fear is China replacing their trade partners’ UST holdings with PBoC-T holdings, using their USD needs to broaden the CNY in trade.
SMFH.
— Tom Luongo (Head Sneetch) (@TFL1728) November 19, 2023
Quindi, per riassumere prima di andare oltre:
La Cina sta utilizzando i propri titoli del Tesoro statunitensi e le eccedenze in dollari per prestarli ai partner commerciali più importanti per la CINA!
Chiede yuan come rimborso.
Ciò stabilizza i tassi di cambio CNY/USD mentre la Cina può e sta rapidamente espandendo l’offerta di denaro per far fronte al calo dei mercati immobiliari a seguito della politica monetaria aggressivamente restrittiva della FED.
Affinché la Cina possa espandere lo yuan nel vuoto lasciato dal dollaro senza perdere anche il proprio oro (il punto di Luke Gromen durante la conversazione), deve creare un ciclo di domanda per il proprio debito mantenendo bassi i costi di finanziamento.
Dal momento che dispone di linee di swap con i suoi partner del Sud-est asiatico e di accordi offshore in yuan nella regione, ad esempio in posti come Singapore, questo è il modo in cui gestisce suddetta espansione senza creare un problema d’inflazione galoppante.
Lo yuan sostituisce i dollari senza un massiccio spostamento dei tassi di cambio e/o dei rendimenti obbligazionari.
La crisi del rublo del 2014/15 è stata il banco di prova, ora tale linea d’azione viene espansa ad altri. Torniamo adesso all’inizio di questo articolo.
Bisogna inquadrare queste cose con il senno di poi, ma in questo caso penso che il passato sia il prologo del futuro.
E tu, riyal?
Quindi, ora, iniziamo a pensare a cosa gli Stati Uniti e la cricca di Davos faranno ai sauditi in uno scenario simile. Questi ultimi hanno scansato le richieste degli Stati Uniti di assecondare le loro avventure di politica estera in Ucraina e a Gaza, lavorando contemporaneamente con la Russia per tenere insieme l’OPEC+, per cosa…? Bombardare il prezzo del petrolio.
Ciò che la maggior parte della gente non capisce è che i sauditi hanno un problema simile oggi (e ce l’hanno da oltre un decennio): mentre i costi per estrarre il petrolio sono estremamente bassi, essi sono aumentati dalla quantità di denaro che Saudi-Aramco deve pagare al governo per coprire i buchi nel bilancio pubblico.
Sebbene i loro costi di estrazione siano bassi, anche il loro margine operativo lordo è basso, a seconda del prezzo.
Questo è il motivo per cui quando i sauditi si sono uniti al presidente Trump per distruggere il prezzo del petrolio pompandone di più e abbassandone il prezzo nel 2018, quella mossa alla fine è stata un fallimento.
Il loro deficit di bilancio è esploso e la Russia, con un rublo fluttuante e un sistema tariffario flessibile sul petrolio, è sopravvissuta all’attacco.
A titolo di confronto, i costi di estrazione della Russia sono leggermente più alti di quelli dell’Arabia Saudita, ma il loro margine operativo lordo è molto più basso. Infatti, al di sotto di un certo prezzo al barile (~ $40, ma cambia), le major petrolifere russe non pagano tasse. Si tratta di un sistema molto simile alle imposte sul reddito statunitensi, con aliquote progressivamente più elevate e margini di profitto più elevati.
Ma i russi hanno un rublo fluttuante su cui ripiegare: non importa quale sia il livello di reddito, vengono pagati in rubli. Se il petrolio è debole, il rublo dovrebbe essere debole e internamente i costi per Gazprom o Lukoil per manodopera, SGAV, ecc. sono gli stessi come se il petrolio fosse invece alto.
Gli Stati Uniti continuano ad attaccare il rublo pensando che manderà in bancarotta la Russia, ma non è così; certamente non ora che detengono zero debito denominato in dollari e zero titoli del Tesoro statunitensi come riserve in valuta estera. Attaccare il rublo adesso è solo irascibilità.
L’Arabia Saudita, d’altro canto, ha un riyal strettamente ancorato al dollaro. I loro costi di estrazione, il margine lordo, tutto è denominato in dollari, compresi i costi del lavoro, i costi dei sussidi statali, ecc.
La soluzione, ovviamente, è rompere l’ancoraggio del riyal col dollaro.
Et voilà, pareggio immediato del bilancio con prezzi del petrolio più bassi; basta dare il benvenuto ad acquirenti stranieri che non offrono dollari.
Ogni anno la settimana del Ringraziamento qui negli Stati Uniti è caratterizzata da una sorta di volatilità dei prezzi del petrolio, perché l’OPEC+ tiene il suo incontro invernale ogni anno in tale settimana. È un ottimo momento per rovinare i mercati, dato che gli Stati Uniti sono distratti dai viaggi e dalla logistica delle vacanze.
Quest’anno le lotte intestine all’interno dell’OPEC+ da parte delle nazioni africane, inclusa la Nigeria controllata dalla cricca di Davos, hanno rinviato l’incontro e si sono scontrati con un crollo dei prezzi del petrolio.
I sauditi hanno bisogno/vogliono un abbassamento del prezzo del petrolio a $80 al barile; ne hanno bisogno per sostenere il loro budget.
La Cina offre ai sauditi una linea di swap per garantire che la rottura dell’ancoraggio avvenga senza intoppi. In altre parole, la Cina presterà dollari all’Arabia Saudita per essere ripagata in yuan, proprio come fece con la Russia e sta facendo oggi con i suoi partner commerciali del Sud-est asiatico che cercano di difendere le loro valute dal prosciugamento della liquidità in dollari.
Se guardiamo indietro alla storia con la Russia e Forza della Siberia che garantiscono un grande flusso di yuan e rubli tra Russia e Cina, riusciamo a vedere qualcosa oggi che potrebbe ungere gli ingranaggi del flusso di riyal/yuan?
Come piace dire ai ragazzini su Twitter: “Kek”.
L’incontro dell’OPEC+ significava un sacco di relazioni pubbliche per i porpri interessi da parte della cricca di Davos attraverso l’amministrazione Biden per rompere il cartello e far scendere il prezzo del petrolio. Lo stesso stratagemma di quello con l’Arabia Saudita nel 2014 e per cui Trump l’ha tirata per la giacchetta nel 2018:
Stiamo abbassando il prezzo del petrolio. Tutti ne soffriranno a meno che non vi impegnate come matti nella nostra causa e poi vi ricompenseremo con una maggiore quota di mercato negli Stati Uniti. Dopo che avremo lasciato salire il prezzo, sarete di nuovo i re.
Alla fine l’attacco del 2018 non fece altro che far capire al principe ereditario Mohammed bin Salman che gli Stati Uniti sono un partner inaffidabile e vendicativo. Ha quindi affidato il futuro dell’Arabia Saudita e dell’OPEC a Putin e ai russi e, ad oggi, è stato premiato per quella scelta.
I sauditi si stanno preparando ad un attacco al prezzo del petrolio come punizione per la loro mancanza di “prospettiva geopolitica”, un attacco da parte dei neoconservatori che non imparano mai nulla dai loro fallimenti passati.
Indovinate un po’? Se oggi Nigeria, Angola e Congo ascoltano le dolci parole dell’Occidente, direi che verranno schiacciati da Russia e Cina, le quali questa volta saranno raggiunte da Mohammed bin Salman e dai sauditi che si stanno preparando all’inevitabile.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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