Adozione dal basso: la storia di Villaggio Bitcoin
Quando si tratta di adozione di Bitcoin, spesso si pensa a posti tropicali come El Zonte e Madeira dove è possibile trascorrere le vacanze pagando succo di mango e tavole da surf in sats.
Ma per quanto bello possa essere visitarli, la realtà è che la maggior parte di noi andrà in questi posti solo in vacanza per poi tornare in quello che, a prima vista, parrebbe essere la deludente realtà Bitcoin italiana. E senza dover cadere in banali patriotismi culinari, è ragionevole pensare che molti preferirebbero pagarci un bel tagliere di salumi con quei sats invece che le pupusas.
Per questo (si, poter pagare quella mortadella in sats) iniziative come quella di Villaggio Bitcoin sono particolarmente interessanti.
L’idea originale si concretizza nel 2022 da un’evoluzione del pensiero del fondatore Valerio Dalla Costa, appassionato Bitcoiner che voleva far conoscere e incontrare i curiosi del mondo Bitcoin. L’obbiettivo dal giorno uno è stato quello di creare un luogo di incontro fisico sia per confrontarsi che per approfondire e imparare una materia ancora decisamente di nicchia, ma anche un posto dove trarre spunti anche per nuovi progetti.
Dunque, quando iniziative di adozione dal basso prendono forma in parti poco frequentate del Belpaese, esse assumono un’importanza ancora maggiore. Un esempio particolarmente interessante è quello di Villaggio Bitcoin, un progetto lanciato a Darfo Boario Terme, un paese nella provincia di Brescia che conta circa 15,000 abitanti.
La comunità del villaggio è estremamente variegata e si estende dai liberi professionisti che vogliono considerare Bitcoin come metodo di pagamento ai giovani liceali interessati alle opportunità professionali del mondo Bitcoin.
All’interno del progetto lanciato da Dalla Costa vengono offerti servizi di consulenza per capire Bitcoin e farne comprendere l’importanza socio-culturale. In un mondo in cui i nuovi utenti vengono catturati nella ragnatela dei soldi facili e degli schemi Ponzi tipici dell’ecosistema crypto, avere un luogo di incontro fisico in cui confrontarsi, fare domande, ed acquisire consapevolezza di quello che si sta facendo è di grandissimo aiuto. Sono state tante infatti, le persone a rivolgersi a Villaggio Bitcoin a seguito di truffe e comportamenti fraudolenti che trovano terreno fertile nella mancanza di educazione.
“Bitcoin non va incontro alle persone. Sono le persone che devono avvicinarsi a Bitcoin di propria iniziativa” ha commentato Dalla Costa. “Un centro di assistenza ed educazione sul territorio può accelerare fortemente l’arrivo di una prossima adozione di massa di questa tecnologia”.
L’offerta di servizi include corsi di formazione e seminari per scuole, imprese, associazioni, privati o qualsiasi ente/organizzazione che voglia conoscere, approfondire la tecnologia Bitcoin.
Nato come un luogo di incontro, il Villaggio Bitcoin è diventato un’istituzione per la comunita’ di Darfo Boario Terme e un’importante iniziativa per il futuro di Bitcoin in Italia. Non sarebbe affatto sorprendente se, tra qualche anno, venissero avviate imprese ed iniziative Bitcoin nelle zone limitrofe.
Lo scorso settembre il Villaggio ha spento la sua prima candelina compiendo un anno. Il fatto che nel bel mezzo del bear market, sia ancora pienamente operativo è molto indicativo de quanto sia necessario avere progetti come questo sul territorio.
La storia di Villaggio Bitcoin è particolarmente interessante perché dimostra come la rivoluzione iniziata da Satoshi non necessita di grandi centri urbani ma può (e forse deve) manifestarsi in modo pienamente decentralizzato, proprio come la tecnologia sottostante.