Ai socialisti non importa se il socialismo “funziona”, ciò che conta per loro è il potere
Una recente ondata di podcaster di destra e di tendenza libertaria ha insistito nel voler parlare di socialismo, ma lo ha fatto in un modo che mi ha talmente infastidito da spingermi a scrivere questo pezzo. Le loro argomentazioni erano del tipo “Perché viene ancora preso in considerazione? Quando capiranno che NON FUNZIONA e lo lasceranno perdere?”
Questa critica merita uno sguardo più attento e forse anche il socialismo stesso. A proposito, definisco il termine come un qualsiasi paradigma economico che affida i mezzi di produzione alla “società”, ai “lavoratori”, o a qualche altra entità fittizia che significa nell’effettivo lo stato; e limita o vieta la proprietà privata.
Sì, il socialismo è fallace, perché ovunque venga istituito (che non è neanche lontanamente vicino a quello della Scandinavia ma questo è un argomento diverso) l’abbondanza promessa non riesce a materializzarsi. Invece le persone finiscono per soffrire di povertà estrema, fame e deficit di ogni tipo. Le prove sono disseminate nel corso della storia, in tutto il mondo, quindi qualsiasi idiota che continua a promuovere questo caos pianificato ignora i fatti.
Nessuna teoria politica astratta, solo la domanda di fondo: funziona? Punto. Guardate le statistiche storiche, ogni altra considerazione non corrisponde al mondo reale, quindi è inutile. Abbiamo di fatto relegato il socialismo nella pattumiera della storia, giusto?
Niente affatto.
Non sono qui per confutare questo fatto, dato che è molto peggio di così.
Innanzitutto c’è una domanda ovvia: cosa significa che un sistema economico “funziona”? Che nessuno è povero? Qual è lo standard di “povero”? Un certo margine universale di reddito disponibile? Un livello di PIL? Forse in un sondaggio condotto su 1.000 persone a caso in cui 672 di loro hanno valutato la loro condizione economica come minimo “soddisfacente”? Quali sono i criteri? Qual è il barometro? Come possiamo sapere se “funziona”?
Qualcuno non potrebbe semplicemente scegliere uno standard arbitrario di “funzionamento” col senno di poi e pubblicizzare con orgoglio il grande successo del socialismo? È già successo in passato! Ed ecco la vera domanda: chi potrebbe essere questo qualcuno? Con quale diritto potrebbe decidere questo metro di misura a nome di un intero popolo?
Bene, queste potrebbero essere domande difficili a cui rispondere, ma sicuramente possiamo sapere cosa significa non funzionare. Il socialismo ha ripetutamente prodotto carestie, razionamenti, carenze produttive e l’apparente scomparsa delle risorse naturali. Un record economico come questo deve essere sufficiente per buttarl oalle ortiche.
Non la pensate così? Permettetemi di chiedervi un paio di cose…
• Siete contrari alla schiavitù perché non genera una fiorente industria agraria?
• Siete contrari a limitare la libertà di parola perché non protegge i sentimenti delle persone?
• Siete contrari alle perquisizioni domestiche casuali perché non scoprono abbastanza contrabbando per rafforzare la sicurezza pubblica?
Se no, perché no? Questi sono gli esatti motivi per cui rifiutate il socialismo; perché sembra proprio non soddisfare gli obiettivi sociali dichiarati. Pertanto…
E se funzionasse davvero? Se producesse una società di proletari leali, che sopravvivono felicemente con le risorse assegnate, lavorando con orari limitati nelle fattorie e nelle fabbriche comunali, con molti giorni liberi e godendosi i loro hobby approvati dallo stato con tutto il tempo libero di questo mondo? Immagino che sareste d’accordo, no?
È davvero questo il vostro punto di opposizione, o c’è qualcos’altro in gioco?
“Certo, c’è di più!” potreste dire. “Al di là dell’economia, il socialismo ha ripetutamente portato alla sorveglianza di massa, all’incarcerazione arbitraria, alla tortura, ai campi di sterminio e alle più grandi atrocità umane conosciute! Questa è la vera controargomentazione!”.
Vi state solo scavando la fossa più in profondità nel fondo della retorica.
Conoscete le risposte a tutte queste queste controargomentazioni, ripetetele dopo di me: “Quello non era il vero comunismo”; “Si trattava solo di un cattivo capo in comando, il sistema stesso non può essere accusato per la sua mala gestione”; “Era l’avidità e il sadismo residui dell’economia di mercato”; “Il marxismo è scientificamente valido, richiede solo un periodo di maturazione affinché le persone imparino i giusti valori, poi tutto si trasformerà in paradiso”.
Queste banalità sono frustranti? Ebbene chiunque sostenga che “non funziona” ha tacitamente accettato le stesse identiche premesse di fondo.
Questa tesi fa appello al pragmatismo, all’utilitarismo, all’empirismo e al consequenzialismo; i quattro cavalieri della sofistica. Vi dice di non criticare il socialismo finché non lo si prova: valutarne gli impatti pratici (pragmatismo) basandosi esclusivamente sull’esperienza (empirismo) per vedere se conferisce il massimo bene al maggior numero di persone (utilitarismo) garantendo l’uguaglianza economica e la prosperità promesse (consequenzialismo).
Ciò fa parte della disperata campagna di lunga data volta a rendere l’economia una scienza naturale, con una risposta definitiva, scopribile attraverso una rigorosa verifica delle ipotesi. Se accettate questi termini, allora “non funziona” non è affatto una controargomentazione. La possibilità di un esperimento fallito è incorporata proprio in questo schema: non ha ancora funzionato, quindi modifichiamo la teoria e riproviamo.
Abbiamo ottenuto… ricchezza e felicità per tutti? Grande! Ha funzionato! Oppure… una campagna di sterminio di proporzioni bibliche? Oops, torniamo al laboratorio di progettazione; non c’era modo di prevederlo.
È qui che il “non funziona” supera l’infruttuosità e diventa controproducente. Se postulate un risultato sfavorevole (o sfavorevoli) come motivo per respingere in blocco la teoria, l’altra parte può definirvi incoerenti e non scientifici, e avrebbe ragione! Vedete come il loro ragionamento fraudolento può far sembrare sbagliata una conclusione corretta?
Pertanto il socialismo continua ad essere giustificato, razionalizzato, promosso e di conseguenza implementato in tutto il mondo; con più rimonte degli Aerosmith (perdonatemi Aerosmith).
(Questi punti sono trattati brillantemente in A Theory of Socialism and Capitalism di Hoppe.)
Tutto ciò gioca con due delle grandi truffe storiche di Marx. In primo luogo, il commercio e ogni azione umana possono essere progettati scientificamente da un’autorità centrale per produrre i fini desiderati; in secondo luogo, la nobiltà di questi fini in un futuro indeterminato giustifica tutti i mezzi, compresa la sofferenza potenzialmente illimitata, nel presente.
Altro che etica, moralità e agire umano; la questione se “funziona” non potrà mai essere determinata ma solo dibattuta all’infinito, rendendolo il foraggio ideale per i media generalisti. Sotto ogni esame legittimo il socialismo crolla sotto il suo stesso altezzoso peso intellettuale, perché manca qualcosa alle sue fondamenta: principi fondamentali che possono essere accertati come veri o meno.
Per perseguire il socialismo è necessario mirare ai suoi principi fondamentali. E quali sono alcuni di questi?
• Radicato nel collettivismo: nessun individuo ha importanza materiale, solo la società nel suo insieme. Qualsiasi bisogno, preferenza e vita può e deve essere sacrificato per il bene della collettività.
• Assenza di mercato: la produzione e il commercio operano per volontà dei pianificatori centrali, non degli attori di mercato. Ciò che viene prodotto, in quale quantità e per quale utilizzo non è determinato dalla domanda dei consumatori o dalla motivazione del profitto, ma da calcoli top-down. In base a cosa? Tali domande non sono tollerate. Adesso mettetevi in fila per il pane! Il che ci porta a…
• Necessità di uno stato totalitario: questa centralizzazione dell’economia richiede una microgestione così approfondita dell’azione umana che il monitoraggio, lo spionaggio, le molestie e le sanzioni per i trasgressori (tanto per cominciare) devono diventare la norma. Alcuni aderenti sostengono che il controllo statale, e lo stato stesso, un giorno diventeranno inutili grazie al socialismo, una volta che le persone si saranno allineate (leggasi sottomesse con la forza). Ma, come l’arrivo dell’abbondanza universale, quel giorno non arriva mai. Maggiori informazioni su questo punto tra poco…
Questa critica potrebbe non essere perfetta, ma notate le differenze tra essa e il punto da cui abbiamo iniziato. Queste premesse sono assiomaticamente parte integrante del socialismo. Non è necessaria alcuna esperienza, sperimentazione, o ricerca per confermarle; nessun dato statistico arriverà a cambiarle. Non sono fini, che non possono essere conosciuti in modo definitivo all’inizio di una qualsiasi iniziativa (semmai possano esserlo davvero anche dopo); si tratta di mezzi che si conoscono istantaneamente e con certezza, poiché diventano le condizioni materiali della vita in una data società. L’economia è un viaggio, non una destinazione, quindi le promesse di ricchezza e apolidia in cambio della vostra attuale sofferenza non significano nulla per l’essere umano che vi spinge in avanti con il fucile.
Ora può iniziare un VERO dibattito.
Il socialista deve essere pronto a difendere come minimo tutti i punti di cui sopra. Qualsiasi affermazione che non sposa la necessità di questi fattori può essere accolta con gioia: “Allora non è vero socialismo!” Se poi si preferiscono le proprie ideologie à la carte, cogliendo i “punti buoni” del socialismo ed eliminando i gulag e le fosse comuni, allora si sta sostenendo qualcosa di completamente diverso, un’economia mista, ovvero l’inquinamento del mercato con un certo grado dei principi di cui sopra.
I grafici e i dati hanno qualche validità? Certo, come supporto persuasivo. Ma non possono ESSERE il vostro argomento di base. Quest’ultimo deve provenire dai Principi Primi: libertà, proprietà e sovranità individuale. Questo è tutto ciò che conta. Subordinarli ai numeri e alle statistiche significa scartarli completamente.
Quando si tratta di socialismo smettetela di dire che non funziona, smettetela di definirla un’idea perfetta sulla carta ma che vacilla nella realizzazione, e smettetela di giustificare i suoi sostenitori con la scusa delle“nobili intenzioni”. Dategli quanto gli è dovuto dal punto di vista intellettuale e solo dopo potrete definirlo per quello che è davvero: un concetto malvagio che non deve trovare posto nella specie umana.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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