Fermata #144 – Tutto quello che non sai su Nostr
Tornano per il periodo delle feste le fermate dedicate a estratti di libri importanti per comprendere le implicazioni economiche e politiche di Bitcoin.
Le fermate saranno tre, da sabato 30 dicembre a sabato 6 gennaio. Gli approfondimenti tradizionali riprenderanno sabato 13 gennaio.
“Possiamo ricostruire Internet”.
E’ questo che ha pensato Jeff Gardner, sviluppatore statunitense che vive in Italia da 14 anni, quando ha compreso le potenzialità di Nostr, il protocollo di comunicazione creato nel 2020 fiatjaf e descritto nella fermata #72.
Dopo aver lavorato per 15 anni nel mondo delle startup ha scoperto prima Bitcoin e poi, alla fine del 2022, Nostr.
Da gennaio ha iniziato a sviluppare client e applicazioni per il protocollo, attività che oggi costituisce il suo principale impegno professionale. Come racconta lui stesso, non è il solo: “Direi che almeno 100 persone lavorano su Nostr, non esattamente a tempo pieno ma impegnati in progetti abbastanza conosciuti o utilizzati”.
L’intera intervista a Jeff Gardner è disponibile su YouTube, quanto segue è un riassunto delle parti più significative.
Come funziona Nostr?
Nostr è un protocollo che trasmette pezzi di dati JSON tra i client o le applicazioni e i relay. I relay sono più o meno come dei database. Non sono come dei nodi, sono molto più semplici. Non c’è un meccanismo di consenso come in Bitcoin. A differenza dei servizi tradizionali su Internet, che hanno un database proprietario e un’applicazione proprietaria, entrambi chiusi, in Nostr le due cose sono divise: anziché un solo database ce ne sono tantissimi e in gran parte sono pubblici. Le applicazioni si collegano a più di un relay. I dati non esistono solo all’interno di un’applicazione, quindi se l’applicazione non ti piace puoi prendere tutti i tuoi dati e usare un’altra applicazione, in pochi secondi.
Quindi un utente può creare un profilo su un client, per esempio Primal, generando le proprie chiavi, e poi può decidere a quali relay affidarsi. Se uno di questi si spegne o viene attaccato, i dati non vengono persi: corretto?
Esatto. Ne abbiamo avuto prova poche settimane fa, quando il relay di Damus (un altro client, nda), uno dei più grandi in circolazione, è andato temporaneamente offline. Il suo sviluppatore, Will, ha dovuto cancellare completamente il database. Nonostante ciò, chi usava più di un relay non ha notato quasi nulla.
Su Nostr non esistono “login e password” ma chiave pubblica e chiave privata.
Sì. L’uso di chiavi pubbliche e private consente di portare la propria identità ovunque e di autogestire i propri contenuti.
Se da Twitter voglio passare a Instagram devo utilizzare due account diversi. Con Nostr posso utilizzare relay diversi, client diversi e quindi anche ricevere contenuti diversi, ma con un’unica identità digitale fornita dalle mie chiavi. Oggi Nostr vede come caso d’uso più diffuso quello del social media. Ma la sua struttura può far sì che venga utilizzato anche per altri casi?
Certo, già ora c’è un gioco di scacchi basato su Nostr. Ci sono delle app per la musica, molto belle: una si chiama Stemstr. Nostr è un protocollo di comunicazione di dati, su cui si possono costruire tante cose. Io sto lavorando, per esempio, a una piattaforma su cui i produttori di videogiochi possono pubblicare il loro gioco. Adesso quasi tutti i videogiochi sono controllati da due o tre piattaforme. Oppure c’è Steam, che è una specie di App Store per i videogiochi, che prende una percentuale piuttosto alta. Noi vogliamo fare una cosa simile su Nostr, rendendolo un sistema aperto e consentendo anche il pagamento tramite Lightning Network.
Pensi che nel lungo periodo Nostr resterà un’alternativa per chi non ha la possibilità di esprimersi sulle piattaforme centralizzate oppure potrà avere qualche possibilità di diventare veramente globale e diffuso tra le grandi masse?
Gli ultimi trent’anni di Internet hanno dimostrato che i business che godono del maggior effetto network lo sfruttano per creare un monopolio. Il fatto di essere una rete aperta in cui ogni applicazione ha il proprio effetto network che, insieme a quello di tutte le altre, contribuisce all’effetto network della rete stessa, farà in modo che quest’ultima si diffonda largamente.
Ipotizzando un futuro in cui molte persone useranno Nostr un po’ come utilizzano Internet oggi, si pone un tema di scalabilità? Per la struttura stessa del protocollo i dati condivisi e ricevuti dagli utenti saranno ridondati su più relay – anche se non su tutti come succede tra i nodi Bitcoin. Non diventerà più costoso gestire un relay?
Di sicuro. Come verranno sostenute le spese di chi gestirà un relay? Questa è ancora una domanda aperta per la community di Nostr. I gestori dei relay oggi stanno facendo una sorta di “servizio pubblico”. C’è l’alternativa del relay a pagamento, in cui un utente paga per utilizzarlo.
Non sono convinto che ci sia un vero e proprio modo di creare un business autosufficiente. Una cosa positiva, in questo senso, è che non è necessario tenere tutti i dati per sempre in un relay. Secondo me arriveremo al punto in cui ci saranno tanti relay specifici per social e servizi diversi, mentre per l’utilizzo di quelli più completi sarà previsto un pagamento.
Non è come Facebook in cui i server dell’azienda devono sempre tenere tutti i dati. Nel caso di Nostr può essere verosimile pensare a un relay che decida, per esempio, di tenere solamente i dati degli ultimi 90 giorni e che quindi abbia un costo di gestione molto basso anche se ospita i dati di milioni di utenti.
Un potenziale competitor potrebbe essere Holepunch, tecnologia che sta venendo sviluppata principalmente da Tether e Bitfinex. Credi che potrà essere un’alternativa concreta a Nostr?
Holepunch è peer-to-peer, a differenza di Nostr che è più un sistema federato. Sono molto interessato a quello che fanno e voglio vedere tutto, ma finora è closed-source ed è difficile svilupparci sopra applicazioni.
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Articolo originale: Fermata #144 – Tutto quello che non sai su Nostr (bitcointrain.it)