Golfo Persico: paure e strategie delle monarchie arabe

Golfo Persico: paure e strategie delle monarchie arabe

I paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), tra cui Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi Uniti, sono preoccupati per le minacce di Israele di attaccare i siti petroliferi e del gas naturale dell’Iran. Stanno facendo pressioni sugli Stati Uniti e su Israele per evitare un simile attacco, temendo che possa portare a rappresaglie sui propri impianti petroliferi. Questa preoccupazione è basata su esperienze passate, poiché le tensioni tra l’Iran e l’alleanza occidentale del Golfo hanno portato ad attacchi contro impianti petroliferi nella regione.

Arabi Sauditi e altri stati del Golfo stanno cercando di mantenere neutralità nella situazione e hanno avuto incontri ad alto livello con funzionari iraniani per trasmettere questo messaggio. Tuttavia, l’Iran ha avvertito l’Arabia Saudita che non può garantire la sicurezza dei suoi impianti petroliferi se sostiene Israele in un eventuale attacco all’Iran. Questo ha posto i sauditi in una posizione difficile, in quanto hanno stretti legami sia con gli Stati Uniti che con Israele, ma hanno anche un crescente rapporto con l’Iran.

Gli Stati Uniti hanno promesso di aiutare Israele a difendersi da eventuali controffensive iraniane, il che potrebbe mettere gli stati del Golfo in una delicata situazione poiché ospitano basi militari e truppe americane. L’Iran ha anche minacciato la guerra se gli stati del Golfo dovessero sostenere Israele in qualsiasi modo.

Per evitare di rimanere coinvolti nel fuoco incrociato, gli stati del Golfo hanno rifiutato di permettere a Israele di utilizzare il loro spazio aereo per eventuali attacchi all’Iran. Lo hanno anche comunicato agli Stati Uniti, sperando di evitare eventuali attacchi ai propri impianti petroliferi.

Sauditi e iraniani stanno facendo sforzi per migliorare le loro relazioni negli ultimi anni, ma la recente guerra a Gaza ha messo a dura prova il loro rapporto. L’attacco del 2019 al giacimento petrolifero di Saudi Aramco, che ha interrotto oltre il 5% dell’offerta globale di petrolio, serve da monito sull’impatto potenziale degli attacchi ai siti petroliferi nella regione. Sebbene l’OPEC abbia sufficiente capacità di petrolio di riserva per compensare eventuali perdite di approvvigionamento dall’Iran, potrebbe non essere sufficiente se gli impianti sauditi e degli Emirati Arabi Uniti fossero anch’essi presi di mira.

In sintesi, gli stati del Golfo stanno esortando gli Stati Uniti e Israele a evitare di attaccare i siti petroliferi dell’Iran, poiché potrebbe portare a contrattacchi sui propri impianti. Stanno anche cercando di mantenere la neutralità nella situazione e lo hanno comunicato agli Stati Uniti. La possibilità di una guerra totale tra Iran e Israele è una grande preoccupazione per la regione, e gli stati del Golfo stanno cercando di navigare questa delicata situazione per proteggere i propri interessi.