I cypherpunk, John Galt e Bitcoin

 

 

di Emile Phaneuf III

Negli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000 i cypherpunk, un gruppo di crittografi, matematici, informatici e attivisti, molti dei quali avevano influenze libertarie, lavorarono per realizzare un mondo migliore con mezzi pacifici attraverso la matematica e il codice informatico. Sebbene l’identità del fondatore di Bitcoin rimanga sconosciuta al grande pubblico, è ampiamente riconosciuto che questa valuta digitale apolide è il risultato diretto del loro lavoro.

Nel 1992 Timothy C. May, un sedicente cripto-anarchico e membro fondatore dei cypherpunk, pubblicò un saggio intitolato “Libertaria in Cyberspace”. May scrisse che “sarà più facile formare certi tipi di società libertarie nel cyberspazio che nel mondo reale delle nazioni e dei luoghi fisici” e che “queste idee di ‘cripto-anarchia’ eroderanno ulteriormente il potere degli stati di tassare e costringere i contribuenti”.

May citò una serie di influenze chiave sui cypherpunk, tra cui gli economisti F. A. Hayek e David D. Friedman, nonché Ayn Rand. Ma la cripto-anarchia come ideologia politica era un tema ricorrente e Ayn Rand ne era, secondo May, “una delle principali promotrici”. Scrisse che “ciò che [Rand] voleva fare con la tecnologia dei materiali (tramite la soria di John Galt) è molto più facilmente realizzabile con la matematica”. Ma il cambiamento sociale che cercavano di realizzare non era solo un interesse passivo: “I cypherpunk scrivono codice informatico” disse Eric Hughes, un altro membro del gruppo, nel suo “Cypherpunk’s Manifesto”.

L’idea di costruire un mondo cripto-anarchico nel cyberspazio era un’idea intrigante. Nel 1998 il cypherpunk e ingegnere informatico Wei Dai scrisse un saggio in cui spiegava come potesse funzionare una moneta crittografica che chiamò “b-money”. Nella primissima frase del saggio scrisse di essere “affascinato dalla cripto-anarchia di Tim May” e che in questa cyber-utopia crittografica lo stato era “permanentemente proibito e permanentemente non necessario” perché “i suoi partecipanti non possono essere collegati ai loro interessi, nomi o luoghi fisici”.

Nick Szabo, un altro cypherpunk e scienziato informatico, descrisse l’anarchia digitale come un luogo dove “si può formare la propria comunità indipendente e dichiarare indipendenza dalle istituzioni corrotte”, un luogo con il proprio denaro privato, dove la proprietà privata non è protetta attraverso mezzi violenti e dove viene applicata la legge dei contratti.

Dato che lo sviluppo di una valuta digitale emessa privatamente era uno degli obiettivi principali dei cypherpunk, e poiché furono ispirati in gran parte da Ayn Rand e quest’ultima aveva molto da dire sul denaro, vale la pena rivedere alcuni dei suoi scritti per saperne di più su cosa avrebbe potuto pensare di Bitcoin.

Anarchia

Come accennato in precedenza, la visione di Timothy May riguardo l’impresa di Galt nel cyberspazio era quella che descriveva come “cripto-anarchia”, ma la Rand liquidò del tutto l’anarchia come sistema politico definendola “un’ingenua astrazione”.

Mentre sia la Rand che alcuni dei cypherpunk più influenti immaginavano come poteva essere una società più libera – apprezzando entrambi il libero scambio e l’interazione volontaria – non sarebbero stati d’accordo sulla necessità di un livello minimo di coercizione per finanziare, ad esempio, i tribunali e le istituzioni militari. Pertanto se consideriamo una valuta digitale privata come una parte essenziale della visione cripto-anarchica, è difficile immaginare che la Rand avesse potuto sostenerla. Ma uno sguardo più attento alle sue opinioni sui diritti di proprietà e sul denaro stesso può fornirci una prospettiva più approfondita.

Diritti di proprietà

La Rand scrisse che solo attraverso i diritti di proprietà un qualsiasi altro diritto può esistere, e che senza diritti di proprietà “non c’è modo di risolvere o evitare un caos di opinioni, interessi, richieste, desideri e capricci contrastanti”.

Con Bitcoin conoscere qualcosa (la vostra chiave privata) significa essenzialmente possederla. Ovviamente è possibile affidare le proprie chiavi private a terzi (un exchange, ad esempio), ma questo è del tutto inutile e altamente scoraggiato tra i bitcoiner, come dichiara il motto “Not your keys, not your coins”. Mentre è possibile sequestrare Bitcoin costringendo qualcuno a rivelare le proprie chiavi private, la natura della sue funzionalità forza l’agente malevolo a fare di tutto (violenza) per espropriare. In quanto tale Bitcoin sposta radicalmente l’equilibrio di potere tra l’individuo e lo stato, poiché quest’ultimo non può andare di porta in porta usando violenza per estorcere le informazioni dalla testa delle persone senza falsificare l’immagine pubblica che promuove di se stesso come “fornitore benevolo di benessere sociale”.

Per fare un ulteriore passo in avanti, la portabilità di Bitcoin consente alla ricchezza di spostarsi da un angolo all’altro della Terra senza autorizzazioni. Consente inoltre ai proprietari di tale asset di attraversare fisicamente i confini e portare con sé la propria ricchezza, poiché i bitcoin non occupano spazio fisico e le chiavi private possono essere archiviate in testa.

In sintesi, Bitcoin rappresenta una forma radicale di diritto di proprietà e, come tale, è difficile immaginare che la Rand non ne avrebbe apprezzato questo aspetto.

Denaro

Quando la Rand scriveva del denaro, di solito si riferiva al valore di guadagnarlo creando valore per gli altri; distingueva tra denaro guadagnato con mezzi giusti e denaro guadagnato con mezzi ingiusti (ad esempio attraverso legami politici). Ci ha anche dato un’indicazione su quale tipo di denaro considerasse sano:

Il denaro è lo strumento degli esseri umani che hanno raggiunto un alto livello di produttività e un controllo a lungo termine sulla propria vita. La moneta non è semplicemente uno strumento di scambio: è, cosa ancora più importante, uno strumento di risparmio, il quale consente un consumo ritardato e fa guadagnare tempo per la produzione futura. Per soddisfare questo requisito, il denaro dev’essere un bene materiale che sia imperituro, raro, omogeneo, facilmente immagazzinabile, non soggetto ad ampie fluttuazioni di valore e sempre richiesto tra coloro con cui si commerca (enfasi mia).

Da ciò possiamo concludere che avrebbe apprezzato la scarsità di Bitcoin (con un limite massimo fisso a 21 milioni), il quale facilita la sua proposta di riserva di valore, ma probabilmente si sarebbe sentita a disagio per la sua volatilità nel potere d’acquisto.

In Atlas Shrugged il personaggio immaginario Francisco d’Anconia tiene un discorso appassionato sul denaro, sostenendo che “il denaro è guadagnato – prima che possa essere saccheggiato o scroccato – grazie allo sforzo di ogni essere umano onesto, ciascuno nella misura delle sue capacità. Un essere umano onesto è colui che sa che non può consumare più di quanto ha prodotto”. Anche in questo caso riflettiamo sulla reale scarsità di Bitcoin, dato che nessuno è in grado di produrne dal nulla per pagare favori politici (una pratica standard per la valuta fiat).

L’oro è un tema ricorrente nel lavoro della Rand sul denaro. Nel suo libro, Capitalism: The Unknown Ideal, Alan Greenspan fu autore di un capitolo intitolato “Oro e libertà economica”, dove scrisse: “L’oro e la libertà economica sono inseparabili […]” e “la spesa in deficit è uno schema per la confisca ‘nascosta’ della ricchezza. L’oro ostacola questo processo insidioso. Si pone come protettore dei diritti di proprietà”.

Conclusione

Alla Rand sarebbe piaciuto Bitcoin? È difficile saperlo con esattezza. Morì nel 1982, molto prima che la maggior parte di noi avesse mai sentito parlare di Internet. Qualunque sia la vostra opinione sulla Rand, non si può negare la sua forte influenza sui primi cypherpunk che “scrivevano codice informatico” in un tentativo decennale di realizzare una versione cyberspaziale del capitalismo laissez-faire che lei coraggiosamente sosteneva nello spazio reale.

La Rand aveva cose importanti da dire sul denaro e, in primo luogo, sul modo moralmente giustificabile di guadagnarlo. Infatti le sue opinioni sul denaro erano così salde che indossava un orgoglio con il simbolo del dollaro ($) come dichiarazione d’intenti. Forse se fosse viva oggi e sapesse fino a che punto Bitcoin funge da soluzione tecnica al problema politico di una classe privilegiata di persone che vive sulle spalle di coloro che producono, avrebbe invece indossato un orologio con il simbolo ₿ di Bitcoin. Le sue idee hanno ispirato proprio le persone che hanno deciso di trasformare qualcosa come Bitcoin in realtà, mi piace quindi pensare che ne sarebbe stata orgogliosa.

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/

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