Il Bitcoin ban del governo cinese ha fallito
Il recente divieto cinese su Bitcoin è stato uno dei più importanti e dibattuti nel mondo e nella comunità, ma sembra non aver impedito ai cittadini cinesi di investire in bitcoin. È quanto emerge in un recente articolo pubblicato da Bloomberg.
E a pronunciarsi al riguardo non è uno dei tanti Bitcoiner che ne hanno parlato per anni ormai, bensí Caroline Malcolm, la responsabile globale delle politiche pubbliche della società di sorveglianza Chainalysis. Ed effettivamente chi meglio di un’azienda che, per quanto abbia chiaramente dimostrato i propri limiti, si occupa di osservare ogni singola transazione che avviene su Bitcoin.
“La natura decentralizzata delle criptovalute e il fatto che possano essere trasferite peer-to-peer e scambiate globalmente rendono difficile per qualsiasi governo eliminarle completamente”, ha dichiarato Malcolm. “Il divieto è stato inefficace o poco applicato. Il valore medio mensile delle criptovalute che affluiscono in Cina si è all’incirca dimezzato nel 2022 rispetto all’anno precedente, ma è rimasto comunque considerevole, pari a 17 miliardi di dollari”.
Il primo dei tanti ban su Bitcoin è stato annunciato per la prima volta nel 2013, quando la Banca Popolare Cinese ha imposto alle istituzioni finanziarie cinesi di non scambiare bitcoin. Nel 2017, le autorità cinesi hanno ampliato il divieto, proibendo le ICO di criptovalute e chiedendo alle borse di criptovalute di chiudere. Tuttavia, nonostante questi sforzi, i cittadini cinesi hanno continuato ad investire in Bitcoin.
Perchè i cittadini cinesi vogliono comprare Bitcoin?
Ci sono molte ragioni per cui i cittadini cinesi sono attratti da questo tipo di investimenti. In primis, Bitcoin offre un modo per aggirare i controlli sui capitali del governo cinese, che limitano la quantità di valuta che i cittadini possono trasferire all’estero. Ci sono poi tutti quei cittadini la cui vita viene limitata dal noto meccanismo di punteggio sociale che spesso non gli permette di fare semplici acquisti. E ovviamente ci sono tutti quei cittadini cinesi che vogliono semplicemente utilizzare Bitcoin per finalità speculative. Molti di queste persone infatti considerano Bitcoin come una valida alternativa allo yuan per risparmiare. Sebbene il governo di Pechino abbia fatto di tutto per nascondere i dati economici del paese, sono in molti a pensare che la valuta cinese sia stata soggetta a un’elevata inflazione negli ultimi anni. Il che avrebbe portato molti cittadini a cercare metodi alternativi per risparmiare, quali appunto Bitcoin.
Chi vuole comprare, compra
“In teoria, il trading di Bitcoin è fuorilegge per i cinesi sia in patria che all’estero, ma è una restrizione difficile da far rispettare in termini pratici”, ha dichiarato Jack Ding, Partner dello studio legale Duan & Duan. “I sistemi di verifica delle identità degli exchange spesso non sono in grado di filtrare i titolari di passaporto cinese in maniera efficace”, ha aggiunto. Infatti, a seguito del divieto, le autorità di regolamentazione cinesi non hanno annunciato sanzioni a nessun exchange per l’iscrizione di utenti cinesi. Il noto Huobi Global, per esempio, avrebbero offerto ai cittadini cinesi la possibilità di richiedere una cittadinanza digitale nello stato di Dominica per poter utilizzare l’exchange.
Moltissimi cittadini cinesi sono stati in grado di acquistare Bitcoin utilizzando exchanges stranieri e utilizzando semplici VPN per accedervi e bypassare il grande firewall cinese. Secondo Malcolm, una legalizzazione di Bitcoin in Cina porterebbe a una gigantesca domanda di acquisto dall’est che travolgerebbe Bitcoin—facendone ovviamente aumentare il prezzo.