Il mio regno per un ETF

ETF qui, ETF lì. Non si parla d’altro. Qualcuno si è già, comprensibilmente, stufato e altri non hanno capito cosa succederà a Bitcoin se e quando ci saranno degli ETF SPOT negli USA.

L’ETF su Bitcoin sarà un prodotto per tranquilli investitori di mezza età, fondi pensione e chi da un exchange non ci passerebbe neanche sotto minaccia

Nulla sarà come prima.

1. È un prodotto per l’esposizione finanziaria verso Bitcoin

Detta più semplice: è un prodotto per chi vuole investire sull’andamento del prezzo di Bitcoin.

A un enorme numero di persone non interessa assolutamente nulla della rivoluzione monetaria di Bitcoin. Interessa piuttosto cavalcare possibili aumenti di prezzo.

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Sono ludopatici? Non tutti. Rimarranno sempre e soltanto degli investitori?

Non è detto.

Qualcuno investendo nell’ETF si interesserà del sottostante, indagherà e chissà, si innamorerà.

C’è gente che ha ritrovato la fede nel Cristo in punto di morte. Altri troveranno la fede in Bitcoin dopo ricchi ritorni.

2. Accesso per certi “istituzionali”

Investitori istituzionali è l’orribile locuzione che indica fondi pensione, family office strutturati, fondi hedge e assicurazioni. Tutti quelli che contano e che hanno tanti soldi da mettere sul tavolo.

Qualcuno di questi oggi non ha accesso all’esposizione su Bitcoin perché comprare Bitcoin è un’ordalia degna di un capitolo di Monkey Island.

E ammesso che abbiano voglia di investire, devono preoccuparsi della custodia, della liquidità del broker che hanno scelto, etc. etc.

L’ETF lima questi problemi, è un prodotto presentabile (ricordi il buon padre di famiglia della vignetta) e rispettabile e… costa anche poco.

3. Gli exchange hanno un problema

O meglio, dovranno rinunciare a una lauta fetta di compensi. Perché? Per due motivi.

Ad acquistare i Bitcoin per gli ETF saranno Partecipanti Autorizzati

Questi comprano in blocco, scelgono un intermediario tramite accordo e pretendono commissioni più basse del piccolo investitore.

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Il trading dell’ETF non coinvolgerà gli exchange

A muoversi saranno le quote dell’ETF, mentre i Bitcoin rimarranno nel deposito scelto dai vari gestori. A incassare commissioni, che saranno più basse di quelle degli exchange, saranno i diversi gestori e piattaforme per lo scambio di titoli in borsa.

C’è in realtà anche un terzo punto: le orribili interfacce degli exchange – tutte – gli assurdi procedimenti per comprarli da quelli un po’ più punk, non interesseranno mai chi deciderà di esporsi verso Bitcoin con l’ETF.

Una parte della nuova clientela del mercato sarà incamerata da BlackRock e soci, da chi vende servizi di accesso ai mercati finanziari, etc.

4. È un bene? È un male?

Dipende da che parte si è della nuova catena alimentare. Per il prezzo potrebbe essere un bene: i Bitcoin emessi sono gli stessi in presenza o meno di un ETF.

La presenza però di un prodotto del genere cambia enormemente la platea di potenziali acquirenti.

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C’è chi se ne fotte del prezzo – e magari fa anche bene – e che però sarà comunque interessato da quanto accadrà. Almeno una parte degli holder – in questo caso indiretti – di Bitcoin sarà geneticamente diversa da quella di oggi.

Saranno tanti padri di famiglia, piccoli investitori con qualche esperienza nella gestione del risparmio, gente che magari sta anche a sentire il suo promotore finanziario.

E Bitcoin, in ultimo, avrà anche un ufficio marketing indiretto. È un ETF Spot, BlackRock e gli altri avranno interesse a venderlo alla clientela e un intero esercito di intermediari, di promotori, di gestori di piccolo risparmio avranno il loro interesse nel proporlo.

Per tutte le altre fesserie che si sono dette sul conto di questo prodotto, c’è un articolo di Criptovaluta.it che le debunka (si dice così, no?)