La storia di due documenti: come il white paper di Bitcoin ha surclassato il Dodd-Frank Act
di Jack Solowey
A circa un anno di distanza, sulla scia della crisi finanziaria mondiale, furono pubblicati due documenti che avrebbero cambiato radicalmente il futuro della finanza: nel 2008 il white paper di 9 pagine Bitcoin: A Peer‐to‐Peer Electronic Cash System e nel 2009 una bozza di 1.279 pagine di quello che sarebbe poi diventato il Dodd‐Frank Act.
La storia successiva di questi due documenti è quella dell’innovazione privata che offre ciò che la regolamentazione negli Stati Uniti, almeno finora, non ha offerto: un ecosistema finanziario aperto e decentralizzato in cui i consumatori hanno accesso ai propri dati sulle transazioni finanziarie. Questa storia fornisce lezioni importanti ai policymaker su come i risultati desiderati dalle normative possano non concretizzarsi anni dopo l’entrata in vigore delle leggi e come il mercato stesso possa raggiungere gli obiettivi politici più rapidamente della regolamentazione e senza una direzione dall’alto verso il basso.
Mentre molti hanno familiarità con l’espansione dell’autorità federale di regolamentazione finanziaria a causa proprio del Dodd-Frank Act, una disposizione meno conosciuta di “open banking” (Sezione 1033), che occupa meno di una pagina della legge, impone agli istituti finanziari di fornire ai clienti l’accesso su richiesta alle proprie transazioni in un formato utilizzabile e soggetto alle regole del Consumer Financial Protection Bureau (sebbene alcune definizioni di “open banking” farebbero sì che le leggi pertinenti si riferiscano esplicitamente ai trasferimenti di dati, oltre all’accesso, quest’ultimo rientra certamente nell’universo dell’open banking).
Il direttore del CFPB, Rohit Chopra, ha annunciato che l’agenzia intende riproporre tali regole nel 2023, con la speranza di vederle approvate entro il 2024. Oltre un decennio dopo la proclamazione degli obiettivi sull’open banking e contenuti nel Dodd-Frank Act, non sono stati raggiunti, mentre Bitcoin ha inaugurato un intero settore a sé stante che ha contribuito a raggiungere gli obiettivi di open banking senza che alcun regolatore lo coordinasse.
L’annuncio del direttore Chopra incentrato sui piani normativi del CFPB conteneva alcuni degli obiettivi di alto livello riguardo l’open banking e la capacità dei clienti di trasferire i propri dati finanziari su nuovi servizi, applicazioni e strumenti. Chopra ha detto:
• “Un ecosistema decentralizzato e aperto produrrà maggiori vantaggi sia per i creatori che per i consumatori”.
• L’accesso ampliato ai dati finanziari, in caso di successo, “ridurrà la capacità degli operatori storici di costruire fossati e degli intermediari di fungere da guardiani”.
• “È fondamentale che nessuno ‘possieda’ un’infrastruttura critica”.
• E “un’integrazione più fluida […] darà a tutti noi più scelta”.
In un contesto diverso, le parole di Chopra potrebbero essere lette come un lungo elenco dei vantaggi delle criptovalute e della finanza decentralizzata (DeFi). L’open banking è diventato un obiettivo politico a causa del ruolo di controllo degli intermediari centralizzati; la principale innovazione di Bitcoin è stata quella di eliminare la dipendenza da tali intermediari. Di conseguenza i vantaggi e le opportunità ricercate da Chopra possono essere ritrovati nelle caratteristiche chiave dell’ecosistema Bitcoin:
• Bitcoin è nativamente decentralizzato. La cronologia delle transazioni non sono conservate da un intermediario ma da una rete globale di computer incentivati a convalidare un registro distribuito e crittograficamente sicuro (una blockchain).
• Gli utenti di Bitcoin non hanno bisogno di chiedere il permesso a guardiani per accedere ai dati sulle loro transazioni. Sono liberi di custodire autonomamente i propri fondi controllando direttamente le loro chiavi private. La cronologia completa e pseudoanonima delle transazioni è a loro disposizione sul registro pubblico.
• Laddove i binari finanziari si basano su software open source gestito da computer che partecipano volontariamente a una rete senza autorizzazioni, l’infrastruttura sottostante non è “posseduta”, nel senso classico, da qualcuno che la controlla con il diritto di escludere altri.
• L’ecosistema di Bitcoin è costruito su codice open source che gli consente di essere altamente “componibile”, il che significa che protocolli e applicazioni sono modulari e interoperabili. In altre parole, possono essere scomponibili e rimontabili come i mattoncini dei Lego.
Non esiste una sovrapposizione tra la definizione ortodossa di open banking e le capacità di Bitcoin. Come sostiene Nic Carter, a differenza dell’open banking, le criptovalute e la DeFi “non cercano di collegare più database finanziari attraverso accordi del settore privato od obblighi statali, ma immaginano invece un sistema finanziario completamente nuovo in cui una base di utenti è unita in un unico database: il registro della blockchain”. Tuttavia, come accennato sopra, spingono verso obiettivi simili.
Quando si tratta di realizzarli, vale la pena di capire perché è proprio la regolamentazione a rimanere indietro rispetto all’innovazione privata. Negli Stati Uniti l’accesso dei consumatori ai dati finanziari ha tipicamente più a che fare con questi ultimi che con i primi. Ad esempio, nel 1997 i rivali Microsoft, Intuit e CheckFree crearono un formato file (OFX) per lo streaming di informazioni finanziarie, dalle banche agli strumenti desktop dei consumatori, “prim’ancora che potesse nascere l’open banking”. Le banche negli Stati Uniti seguirono il trend basandosi sulla domanda dei consumatori, ma divennero caute man mano che veniva erosa la loro posizione di guardiani dei dati. Ciononostante la tecnologia continuò a fare da apripista, poiché le aziende fintech sfruttarono i software di screen scraping per raccogliere dati dagli istituti finanziari quando i consumatori condividevano le proprie credenziali di accesso con le stesse aziende fintech.
Con il gancio normativo della Sezione 1033 del Dodd‐Frank Act, un’alleanza sottobanco di banche e associazioni a difesa dei consumatori si è opposta a tali tattiche per motivi di privacy e sicurezza informatica, con alcuni sostenitori che si chiedevano se le divulgazioni da parte delle aziende fintech fossero abbastanza esplicative da permettere ai consumatori di acconsentire consapevolmente al trasferimento dei propri dati finanziari. Mentre il coordinamento privato può aiutare a risolvere tali attriti, un approccio dall’alto verso il basso è inefficiente e porta a una concorrenza a somma zero tra le parti interessate che, a sua volta, crea inerzia o porta allo stallo normativo. Lo stesso direttore Chopra ha sottolineato chiaramente il problema: “La regolamentazione del settore dei servizi finanziari ha una cattiva reputazione ed è giusto che sia così. I regolatori finanziari hanno ampiamente rispettato ciò che desiderano gli operatori storici e dominanti scrivendo regole complicate per adattarsi ai modelli di business esistenti”.
Quando si tratta di compiere progressi verso un “ecosistema aperto e decentralizzato” nella finanza come descritto da Chopra, il white paper di Bitcoin ha surclassato la Sezione 1033 del Dodd-Frank Act. Mentre i politici cercano di regolamentare ulteriormente l’ecosistema di Bitcoin, dovrebbero tenere a mente la capacità dell’innovazione privata non solo nel raggiungere obiettivi politici generali, ma anche di arrivarci prima che lo facciano le normative.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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