Le Nazioni Unite Contro i Crimini Informatici… E la Privacy

La scorsa settimana, con un voto unanime, le Nazioni Unite hanno approvato il loro primo trattato sulla criminalità informatica, un massiccio patto di sorveglianza che impone misure di sorveglianza interna intrusive e la cooperazione degli stati nella sorveglianza e nella condivisione dei dati.

flags of countries in front of the united nations office at geneva

Le Nazioni Unite hanno lavorato per tre anni alla stesura di una Convenzione sui crimini informatici, la cui versione iniziale proposta da Russia e Cina è stata recentemente finalizzata nonostante le forti opposizioni rigurardanti la tendenza sempre piu’ invasiva dei governi, che tendono a raccogliere dati dei loro cittadini.

La Convenzione, che dovrà essere votata dall’Assemblea Generale in autunno e successivamente ratificata da almeno 40 nazioni, mira a combattere il cybercrimine attraverso l’adozione di misure legislative contro l’accesso non autorizzato ai sistemi informatici, la produzione e la vendita di contenuti sessuali espliciti di minori, l’adescamento online, i cosiddetti deepfake e altri reati informatici.

Tuttavia, ci sono state molte critiche riguardo alle disposizioni della Convenzione, tra cui la possibilità per gli stati di raccogliere dati per scopi di condanna e la richiesta ai fornitori di servizi internet di fornire informazioni incriminanti. Come spiegato su The Rage:

La Convenzione delle Nazioni Unite sulla criminalità informatica espande drasticamente i poteri di sorveglianza del governo e consente un’ampia condivisione dei dati personali tra gli Stati membri delle Nazioni Unite. Impone agli Stati membri di formalizzare i reati di riciclaggio di denaro e i crimini informatici in una misura tale da criminalizzare l’hacking, la denuncia di irregolarità e le indagini sulla sicurezza

Inoltre, la Convenzione richiede agli stati di identificare e confiscare beni legati a reati informatici e di raccogliere dati in tempo reale per gli stati richiedenti. Ciò suscita preoccupazioni riguardo alla privacy e alla possibilità di abusi da parte delle autorità.

Le opposizioni alla Convenzione includono organizzazioni per i diritti umani e aziende tecnologiche come il Chaos Computer Club, che temono che alcune disposizioni possano criminalizzare attività come l’hacking, il whistleblowing e la ricerca sulla sicurezza informatica. Sono oltre 100 le ONG che hanno espresso grandi preoccupazioni nei confronti di questa convenzione.

Nonostante le critiche, la Convenzione ha ricevuto il sostegno degli Stati Uniti, che la considerano un ulteriore passo nella lotta globale contro il cybercrimine. Tuttavia, il capo della delegazione del Tech Accord, Nick Ashton-Hart, ha dichiarato che il testo attuale non è supportato e dovrebbe essere abbandonato.

Inoltre, la Convenzione solleva preoccupazioni riguardo alla privacy dei dati, in particolare per quanto riguarda la richiesta di informazioni agli ISP da parte delle autorità di altri stati. Secondo l’Electronic Frontier Foundation, questa disposizione potrebbe mettere a rischio la sicurezza dei dati personali e la libertà di espressione online.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *