Le temute previsioni per il 2024: dove si va da qui?
di Tom Luongo
L’anno scorso ho infine ceduto alla pressione e ho scritto un post su 10 previsioni per il 2023. Non sono un grande fan di questo tipo di articoli, ma uscire dalla propria zona di comfort non è mai una brutta cosa. Diamo, quindi, un’occhiata a com’è andata e aggiorniamo le cose.
L’anno scorso è stato un disastro, molti dei temi di cui ho scritto sono avanzati in modo significativo e hanno fatto sì che molte persone perdessero la bussola a causa della narrativa mainstream.
La maggior parte delle mie previsioni, però, non si è avverata. Le previsioni #4, #6 e #8 le ho azzeccate: la guerra in Ucraina è andata avanti (#4), la de-dollarizzazione (#6) ha subito un’accelerazione man mano che il commercio bilaterale si è allontanato dal dollaro in molti settori, mentre l’USDX ha trascorso gran parte dell’anno in rialzo (#8) solo per crollare nel quarto trimestre nella speranza ridicola di otto tagli dei tassi da parte della FED nel 2024; il petrolio, poi, non è mai sceso sotto i $70 al barile.
Mi prenderei il merito della #9, ma il Dow Jones Industrials ha mancato la soglia dei 40.000 per poco più di 2.000 punti. D’altra parte, dato che quasi tutti gli altri si aspettavano che il Dow sarebbe crollato, penso che dovrei ottenere credito extra per aver previsto, almeno, il passaggio dalle obbligazioni alle azioni per la maggior parte dell’anno, solo per veder invertito il trend alla fine del quarto trimestre nella speranza di una FED accomodante.
Considerando quanto sia stato un disastro il 2023, immagino che dovrò prenderlo come una sfida per migliorare. Cominciamo… il problema è, ovviamente, da dove iniziamo? Dove si va da qui?
#1 – I Democratici proveranno a mandare in malora il Paese per vincere le elezioni
Siamo nel mezzo di una Rivoluzione Culturale come non se ne vedevano dai tempi di Mao in Cina. Finché non lo comprenderemo e non inizieremo, metaforicamente, a “tagliare gole” al grido di H. L. Mencken, perderemo quella che, purtroppo, è diventata l’elezione più importante della nostra vita.
Non che le elezioni significhino molto, certamente non dopo che Joe Biden è stato eletto al posto di Donald Trump nel 2020. Dopo le elezioni del 2020 ho scritto che “allora è guerra civile”.
Se solo ci liberassimo di Trump, tutto ciò che non va in America scomparirà […]
[…] Quindi tutto ciò che hanno ora è l’inestinguibile invidia marxista che brucia fino a consumare tutti per punizione, o finché non vengono abbattuti come cani rabbiosi. Questo è ciò che viene mostrato in questi centri di conteggio.
Questo è quello che hanno fatto nel 2020 e oggi tante persone li vedono per quello che sono, grazie soprattutto a un panorama sociale meno controllato grazie a un tizio di nome Musk.
Pertanto l’unica opzione per i democratici e per la cricca di Davos è fare le cose in grande o andare a casa.
Devono vincere questa tornata elettorale, oppure svaniranno quelle architetture sociali costruite da centinaia di anni di oppressione coloniale ed estrazione fiscale… almeno questo è quello che pensano. Per fermare Trump non si fermeranno letteralmente davanti a nulla. Se non mi credete, credete alla descrizione dell’AP riguardo la prima settimana della campagna elettorale di Biden, dove non gli è nemmeno permesso di avere uno sfidante.
È tutto Goebbels nei media, tutto il giorno. “Repubblicani MAGA”, “Nazisti”, “Salvare la democrazia!” Leggete le citazioni dei millennial dietro la campagna di Biden e ditemi che le cose non stanno così.
Sono solo io o qualcun altro sta pensando a “Matt Daaa-mon” in Team America: World Police ogni volta che vedo o sento Joe Biden?
#2 – È un mondo falso falso falso falso falso
They are telling you they are going to go balls to the wall with the Race War card this summer. There will be a ‘racially-motivated’ false flag along with an attack ‘by Iran and/or Russia’ on our electrical grid.
— Tom Luongo (Head Sneetch) (@TFL1728) January 4, 2024
Entrambe le cose che prevedo in questo tweet sono scaturite da eventi della prima settimana del 2024: l’inizio della campagna elettorale di Biden e l’attacco al funerale che commemora il 3° anniversario dell’assassinio del generale Qassem Soleimani.
Ogni idiota neoconservatore ci ricorderà giorno e notte nei prossimi mesi quanto l’Iran ci odi. Useranno come punto di discussione anche il fatto che gli Stati Uniti ritirano il gruppo di portaerei Gerald Ford – ritiro atteso da tempo per manutenzione, per vostra informazione – dal Golfo Persico. Innanzitutto per dimostrare quanto siamo diventati deboli non resistendo all’Iran e ai terroristi sciiti.
In secondo luogo lo useranno per inventare la fantasia di un Iran super potente che invia agenti negli USA per sabotare la rete elettrica in Texas o Florida.
La cosa migliore è che i repubblicani come Nimrata Haley guadagneranno punti politici, grazie anche a Fox News, perché Biden ha spalancato i confini del Paese. E questo poi ci porta al punto 3: aspettatevi operazioni false flag per tutta l’estate. Queste persone hanno bisogno di un casus belli per risvegliare gli Stati Uniti dal loro sonno pacifista e che metterà fine all’esperimento americano una volta per tutte.
L’obiettivo è sempre quello di salvare sé stessi, e gli Stati Uniti che combattono una guerra su tutti i fronti sono, per loro, la strada migliore per farlo.
#3 – Né Trump né Biden saranno presidenti nel 2025
La proverbiale scritta è già sul muro. Nessuna delle mosse di Biden per salvarsi politicamente funzionerà e l’unica cosa che farà uscire dal sottosuolo il suo indice di approvazione, e quello dei democratici, è una guerra, e solo una guerra giusta grazie al #2.
Ma, proprio come ho spiegato, Biden e i democratici verranno accusati di qualsiasi attacco contro i civili statunitensi da parte di “terroristi” entrati nel Paese.
Quindi, in questo scenario, sbarazzarsi di Donald Trump è la priorità. Trump è chiaramente pronto a tornare alla Casa Bianca, questa volta armato di una percezione molto migliore del potere che effettivamente può esercitare come presidente.
Non sono un suo sostenitore, tutt’altro, ma solo il desiderio di vendetta di Trump e il suo senso di patriottismo dovrebbero bastare a fargli fare un bel po’ di casino nei suoi eventuali primi 100 giorni.
Ed è per questo che devono impedirgli di vincere o, se vince, di entrare in carica.
Non sto facendo previsioni sull’esito delle elezioni, ma è ovvio che molti malintenzionati stanno facendo il provino per diventare il vicepresidente di Trump. Wall Street ha reso ovvio che dovrebbe essere Nimrata. Speriamo che non accada! Ma è lo scenario più probabile se riesce a uscire dai primi stati anche con un falso slancio.
Vivek Ramaswamay è autentico quanto i biscotti con gocce di cioccolato di Hillary Clinton, ma dice tutte le cose giuste e potrebbe anche volerne dire un paio di più.
Ron DeSantis non è pronto per la prima serata e ha comunque troppo lavoro da fare in Florida per prepararsi alla Guerra Civile.
Meno si dice del resto, meglio è. Se in qualche modo Trump s’insedierà tra un anno, sarà gravato da una miriade di bocconi avvelenati.
Dal lato democratico della navata, Gavin Newsom è chiaramente sulla rampa di lancio. Michelle Obama odia così tanto gli Stati Uniti che le piacerebbe finire il lavoro iniziato da suo “marito”, ma solo se le fosse possibile affidare il lavoro com’è stato con Biden.
Big Mike non bacia i bambini bianchi.
E l’attuale Kamala Harris potrebbe avere ancora qualcosa da dire su tutta questa storia; il problema è se qualcuno riuscirà a capirlo.
Nessuna di queste persone può battere Trump anche se alcune delle mie previsioni fallite per il 2023 si avverassero nel 2024, vale a dire la #5: “Gli Stati Uniti lasceranno la Siria”, per cercare di allontanarsi da posizioni profondamente impopolari.
Far uscire le nostre truppe dalla Siria rientrerebbe nel complotto “l’Iran attacca i civili statunitensi” che ho delineato sopra. Ciò alimenterebbe la strategia neocon/Nimrata di dare potere all’Iran fuggendo dagli Houthi. Ricorderà a tutti il vergognoso ritiro di Biden dall’Afghanistan e le darà credito in politica estera per essere la vicepresidente scelta da Trump.
#4 – Inflazione interrotta
La maggior parte delle mie previsioni per il 2023 prevedevano un ritorno dell’inflazione nella seconda metà dell’anno. Invece non è tornata a causa dello sforzo concertato di mantenere i prezzi del petrolio al di sotto degli $80 al barile. Ciò ha mantenuto i prezzi all’ingrosso della benzina più bassi affinché Biden” ottennese punti agli occhi degli elettori.
Inoltre i crediti RIN sono scesi a causa di un raccolto record di mais negli Stati Uniti. Anche i prezzi bassi del gas naturale utilizzato per l’essiccazione hanno contribuito ad abbassare i prezzi del gas durante tutto l’anno. Questa dinamica non cambierà nella prima metà del 2024.
A partire dal COVID abbiamo a che fare con un’inflazione spinta dai costi e soprattutto con quella “indotta dalla benzina”.
I futures sul gas sono entrati nel 2024 con tutto lo slancio possibile sulla scia delle vendite di veicoli elettrici.
Per favore, applaudite.
E questo significa un IPC basso per tutta la prima metà del 2024. Nonostante abbiano dichiarato la fine dei combustibili fossili entro il 2030, o il 2035, gli sciocchi della cricca di Davos hanno difficoltà a spiegare perché l’AIE ha appena rivisto al rialzo la sua proiezione per la domanda mondiale di benzina dopo un 2023 record.
I prezzi bassi della benzina sono un fenomeno americano: imbrogli sulla vendita della miscelazione di etanolo (RIN), la re-indicizzazione del Brent per includere l’eccesso di offerta del West Texas Intermediate (ponderazione del 25%) e il dumping di più della metà della Strategic Petroleum Reserve degli Stati Uniti nel mercato per punire Russia e Arabia Saudita.
L’ampliamento dello spread Brent/WTI, ora superiore a $5 al barile, indica che la domanda mondiale è forte nonostante i numeri record della produzione statunitense.
Infine l’amministrazione Biden sta ricostituendo la SPR, a prezzi molto più alti di quelli rifiutati nel febbraio dello scorso anno. Anche se l’inflazione è ferma, è ancora incastonata in questa torta economica e il presidente del FOMC, Jerome Powell, lo sa.
Quindi mi aspetto che l’IPC rimanga esattamente dove nessuno lo vuole per la prima metà del 2024; abbastanza alto da impedire alla FED di tagliare i tassi, ma abbastanza basso da fare pressione su Powell affinché allenti le condizioni del credito in tutto il mondo.
#5 – È davvero un “Pivot” dopo più di due anni?
Le maggiori domande per il 2024 riguardano la FED. Quando inizierà a tagliare i tassi e per quante volte? Queste sono domande che hanno maggiori implicazioni per il dollaro a livello mondiale piuttosto che a livello nazionale.
Ora possiamo esaminare la salute finanziaria del Paese in modo più accurato grazie alla presenza di un mercato reale per la domanda interna di dollari: SOFR (The Secured Overnight Financing Rate). Chiunque utilizzi i dollari ora deve pensare a ciò che vuole direttamente la FED piuttosto che a ciò che vuole la City di Londra che muoveva come un ventriloquo la FED.
È una distinzione importante in questo ciclo.
Nei cicli passati la FED non ha mai avuto realmente il controllo della propria politica monetaria, ma si è sempre presa la colpa di ciò che accadeva. Gli Austro-libertari come me e altri hanno applicato la critica generale (corretta) al sistema bancario centrale come l’ennesima iterazione del motivo per cui tutta la pianificazione centrale è fallimentare.
Ma, senza il contesto più ampio del sistema così com’è stato costruito, vale a dire il sistema dell’eurodollaro, suddetta critica è superficiale. Questo non perché l’obiettivo finale della decentralizzazione bancaria e monetaria sia sbagliato, ma perché ci sono alcune dozzine di mosse da fare prima di poterlo effettivamente implementare.
Il mondo intero non si riunirà attorno al fuoco, prenderà una chitarra acustica mal accordata e uno spinello e dirà: “Sì… amico”, prima di lanciarsi a suonare la canzone di Ron Paul (per quanto buona!).
Persino Ron sosteneva che dovevamo fare il minor danno possibile, ciò significa cambiare la direzione del Paese mentre manteniamo le nostre promesse, paghiamo le bollette e puliamo le nostre stanze.
Ron ha sostenuto l’abbattimento del 95% del governo federale in un anno? No, ha detto di riportare il bilancio a quello di qualche anno fa, limitare la spesa, normalizzare i tassi d’interesse, porre fine all’Impero all’estero.
Ma non lo si poteva fare se il LIBOR era ancora la coda che agita il cane del sistema bancario statunitense.
Riportare la FED ad essere la banca centrale degli Stati Uniti piuttosto che del mondo non è una mossa simile a quelle elencate sopra? Per porre fine al sistema dell’eurodollaro ci vorranno più di un paio d’anni, ci vorranno decenni per drenarlo se non vogliamo massimizzare il danno collaterale per tutti derivante dal cambiamento di questo sistema.
Quindi, per quest’anno, la politica monetaria è assolutamente politica: qualunque cosa Powell faccia, o non faccia, sarà politicizzata. Tutti affileranno la propria ascia ideologica perché ottiene clic, compra voti e paga le bollette.
Quelli che muoiono sulla vite dell’eurodollaro urleranno: “PIVOT!” Quelli che finalmente ottengono un rendimento reale positivo dai loro risparmi diranno: “Non penso proprio!”
Si potrebbe sostenere che i primi due anni di lotta contro il Grande Reset e i comunisti europei siano stati quelli facili. Ora è il momento cruciale, ora scopriremo non solo che Powell è forte internamente, ma quanto siano effettivamente forti coloro che sostengono il suo gioco.
Questa è la vera domanda a cui tutti abbiamo faticato a rispondere da quando ho sollevato l’argomento per la prima volta due anni fa.
Se ho avuto ragione su tutta questa faccenda SOFR & LIBOR, allora Powell manterrà la sua posizione “più in alto, più a lungo” il più a lungo possibile. Poi possiamo discutere sulla definizione di “lungo”.
Ciò significa che finché avrà la copertura di un’inflazione bassa ma fastidiosamente alta (#4), non dovrà fare nulla nel primo trimestre, anche se i mercati gridano il contrario.
Dall’inizio di questa settimana il mercato dei futures SOFR ha già scontato un taglio dei tassi per il 2024.
Ne verranno valutati altri 1 o 2 entro la prossima riunione del FOMC? Guardate quanto lontano si muovono queste curve da un incontro all’altro e ditemi se il mercato ha qualche indizio su cosa c’è all’orizzonte.
L’anno scorso, poiché mi aspettavo un ritorno dell’inflazione, mi aspettavo che la FED avrebbe fatto una pausa per poi riprendere i rialzi dei tassi, spingendo verso un tasso più vicino al 7% che al 5%. Chiaramente non è andata così, ma se ho ragione riguardo al ritorno dell’inflazione nella seconda metà di quest’anno, allora questa tesi è ancora valida.
Detto questo, ecco le risposte alle domande che riguardano la FED nel 2024.
Lo scenario Goldilock è questo (ed è quello in cui tutti dovremmo sperare):
Se la FED riuscirà a superare il periodo di bassa inflazione grazie ai prezzi bassi della benzina nel primo semestre del 2024, allora potrà liberare il terreno affinché Powell continui a non fare nulla finché le elezioni non saranno più alla portata della cricca di Davos. A quel punto sarà libero di abbassare i tassi nella seconda metà dell’anno, alla riunione di luglio o dopo Jackson Hole, per dare al presidente entrante, si spera Trump, il via libera verso una casa pulita con un contesto creditizio positivo in modo da continuare la riorganizzazione dell’economia con un Congresso meno corrotto.
Ora ecco il mio scenario realistico:
Powell si rifiuta di tagliare i tassi entro marzo per aiutare Biden a vincere le elezioni. La FED diventa uno dei principali punti di critica nella campagna democratica e si spinge affinché venga fusa al Ministero del Tesoro americano; la si incolpa della recessione. Non funzionerà. Powell taglia i tassi a maggio o giugno, una volta. La dichiarazione del FOMC alla riunione di ottobre sarà un presagio di dove staranno andando gli imbrogli elettorali. I soliti sospetti strepiteranno con uguale ferocia.
#6 – Sconvolgimenti politici nel cuore del globalismo
Per anni ho coltivato l’idea che l’Unione Europea sia il modello per l’unione tecnocratica più perfetta della cricca di Davos. Si basa su molte delle idee messe in pratica nel XX secolo in Unione Sovietica e in Cina.
Il globalismo non è solo un’idea, è una religione e un processo da attuare metodicamente nel tempo; una cosa multigenerazionale. Ciò non significa che qualcuno sia realmente in carica di qualcosa, significa che ci sono persone che tirano le leve come se fossero loro a comandare tutto.
Ciò che si sta costruendo da anni in Europa è stato del tutto prevedibile in quanto vi sono culture estremamente diverse, storie di guerre intertribali, barriere linguistiche e costrutti giuridici diversi, tutti profondamente radicati nel DNA delle persone che vivono lì.
L’Ungheria esce dalle riserve e assume il controllo della presidenza del Consiglio europeo a luglio; nei Paesi Bassi ci sono state massicce proteste degli agricoltori che si sono concluse con elezioni anticipate e la vittoria del Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders. Il cuore dell’UE si sta stringendo nel momento esatto in cui l’UE sta spingendo per consolidare il potere politico ed economico.
Le elezioni del Parlamento europeo probabilmente non cambieranno nulla, poiché il Partito popolare europeo (PPE), attualmente il partito più grande in tale organismo, vincerà ancora. Non ci sarà alcun cambiamento, tuttavia la chiave per vedere cosa accadrà dopo è scavare nei dettagli di ciò che sta accadendo in Germania.
L’UE si basa sull’idea di una Germania disposta non solo a guidarla, in una sorta di Quarto Reich politico, ma anche a spendere ciò che resta della sua anima come Germania per far sì che ciò accada.
Volevo scrivere sulle difficoltà politiche della Germania in questo post, poi ho sentito della rivolta degli agricoltori ancora in corso. L’attuale governo di coalizione è fragile; a questo punto i numeri dei sondaggi sono in realtà peggiori di quelli dei democratici statunitensi.
Germany, INSA poll:
CDU/CSU-EPP: 31% (-1)
AfD-ID: 23% (+0.5)
SPD-S&D: 16% (+1)
GRÜNE-G/EFA: 12% (-1)
FDP-RE: 5%
LINKE-LEFT: 4%
FW-RE: 3%
+/- vs. 29 December 2023-2 January 2024
Fieldwork: 2-5 January 2024
Sample size: 1,204
➤ https://t.co/obOCVirbpF #btw25 #Bundestag… pic.twitter.com/C4qNcIdiBS
— Europe Elects (@EuropeElects) January 7, 2024
E in circostanze prossime alla normalità, il governo tedesco sarebbe già crollato. Ma non siamo in tempi normali dato che non ha ancora ricevuto l’ordine di cadere. Il compito della Coalizione “Semaforo” ora è quello di fare tutto quello che può prima delle elezioni statali di fine anno.
Brandeburgo, Sassonia e Turingia si recheranno tutti alle urne per eleggere i nuovi governi locali nel 2024. Si prevede che i consensi per Alternative for Germany (AfD) saranno travolgenti. Prevedere una vittoria dell’AfD non è difficile, né lo è prevedere gli ostacoli che si troveranno di fronte alla loro entrata in un governo di coalizione.
Ciò che è difficile prevedere è se questi blocchi riusciranno a fermare la costruzione del colosso populista nell’ex-Germania dell’Est. Se l’AfD dovesse ottenere una vittoria abbastanza grande in suddette regioni, ciò precluderebbe il tipo di pugnalata alle spalle in cui Angela Merkel si è impegnata dopo il voto della Turingia nel 2020. Gli effetti sulla CDU furono profondi, provocando profonde divisioni all’interno del partito. Si può vedere che i semi per sfidare il merkelismo (che è proprio il desiderio di Davos ) dovrebbero germogliare questa primavera in una vera e propria rivolta politica.
Questo è il motivo per cui c’è un nuovo gruppo scissionista nella CDU che cerca di contrastare l’AfD al momento del passaggio elettorale, nella speranza di prosciugare parte del suo sostegno. Nel frattempo l’AfD sta preparando migliaia di pasti per gli agricoltori che protestano pacificamente per un futuro più sano. Conquistare i cuori e le menti, esattamente come li ho esortati a fare quando hanno attraversato per la prima volta la soglia del 16%.
Die @AfD in Sachsen waren auch fleissig und bereiten über 1000 warme Mahlzeiten vor, damit alle Trucker und Bauern versorgt werden. Starke Aktion 👍🚜🚩🇩🇪 pic.twitter.com/P1JNVOso05
— Maik Schmiddie 🇩🇪 (@SchmiddieMaik) January 7, 2024
Se l’AfD entrasse nei governi locali delle regioni sopraccitate, darebbe loro il potere di veto su 12 dei 69 voti della Camera alta tedesca, il Bundesrat; i Verdi avranno ancora una cospicua maggioranza di veto. La domanda quindi è se tutto ciò si tradurrà nel crollo della coalizione guidata da Scholz e in elezioni anticipate entro la fine dell’anno.
Con il voto della scorsa settimana dell’FDP per rimanere nella coalizione, nonostante i dubbi sulla legittimità di tal voto (dove l’abbiamo già sentito prima?), la risposta in questo momento è No. Ma Mark Rutte è stato costretto a lasciare l’incarico nei Paesi Bassi… mai dire mai.
#7 — Il Giappone rafforzerà lo yen, il Nikkei salirà
Il Giappone è uno dei fulcri più interessanti su cui poggia il sistema finanziario mondiale. Quando l’ex-capo della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda, ha scioccato i mercati nel dicembre 2022 ampliando la fascia del controllo della curva dei rendimenti (YCC) allo 0,5%, è stato un presagio di grandi cambiamenti in arrivo.
Il nuovo arrivato, Kazuo Ueda, ha lentamente invertito quei cambiamenti, deludendo i mercati che, come sempre, hanno fatto il passo più lungo della gamba. Per gran parte del 2023 ho detto che la BoJ sarebbe rientrata nel tavolo da poker della politica monetaria, dopo essere stata il pollo per tre decenni.
L’analisi standard sul Giappone è che sono fregati a causa del loro folle rapporto debito/PIL. Ma, in un mondo in cui tutte le prime economie mondiali hanno enormi deficit, devo chiedermi perché proprio il Giappone dovrebbe andare a gambe all’aria?
Il Giappone è nella stessa posizione dell’UE: un importatore di energia che deve uscire dal QE perché lo ha fatto la FED e deve contenere l’inflazione. L’inflazione è cresciuta più lentamente rispetto agli Stati Uniti e all’Europa e questo è il motivo per cui Ueda è stato in grado di rallentare le sue modifiche alla politica monetaria, con il limite YCC sul decennale ora all’1% rispetto allo 0,5% di Kuroda.
Si può sostenere, giustamente, che un’inflazione del 3% in Giappone è una questione politica molto più importante di un 4% o 5% qui da noi, ma il punto resta valido: loro hanno un problema molto diverso dal nostro.
Con l’ingresso nel 2024, il rally “Buy All the Things” del quarto trimestre si attenuerà in tutte le classi di asset. Uno yen più forte dominerà l’inflazione, soprattutto in presenza di prezzi energetici moderati, consentendo allo stesso tempo alla BoJ d’iniziare a ridurre il proprio bilancio. Il Giappone adotterà la politica monetaria di Powell.
Una volta che i tassi saliranno sopra l’1% sul decennale giapponese, il breakout e il consolidamento che abbiamo visto nel Nikkei 225 finiranno e inizierà un nuovo rally. Il mio obiettivo è che lo yen raggiunga i 125 quest’anno, con il Nikkei che lo segue verso i 45.000 punti.
#8 – Secessione morbida negli Stati Uniti e in Canada
In Canada i due temi del cambiamento climatico e del sovranismo si sono riuniti magnificamente sotto l’egida di una rivolta fiscale vecchio stile. Negli Stati Uniti gli stati sfidano apertamente il governo federale sull’immigrazione (Texas) e sulla politica sanitaria (la Florida dichiara pericolosi i vaccini).
Lo scorso autunno, in Alberta, la premier Danielle Smith ha invocato il Sovereignty Act per rimandare al mittente le nuove normative di Ottawa sulla rete energetica; subito dopo, nel Saskatchewan, il premier Scott Moe ha annunciato che la provincia smetterà di riscuotere la carbon tax sia sul gas naturale che sull’elettricità.
Breaking…
After declaring that he will stop collecting the Carbon Tax on Natural Gas on January 1st, Saskatchewan Premier Scott Moe said, “our government has decided that SaskPower will also stop collecting the Carbon Tax on electric heat effective January the 1st.”
Nice. 👍 pic.twitter.com/BUDSkIugDr
— Paul Mitchell (@PaulMitchell_AB) November 30, 2023
Tutto ciò sarà accolto con indifferenza da Justin Trudeau e dalla sua vice, Chrystia Freeland, che mandano avanti lo spettacolo da quelle parti, ma non avrà importanza.
Questo è il modo in cui si esprime la propria sovranità, è così che si dice No: non raccoglieremo le tasse e non le invieremo a Ottawa. E, dato che queste due province forniscono gran parte delle entrate fiscali, hanno molta influenza.
Potete aspettarvi di vederne molte di più in futuro; in sostanza, un’aperta sfida al governo centrale. Il punto #6 riguarda l’Europa, ma saranno le espressioni di sovranità statale e il ritorno dei principi federalisti a fare la differenza.
Ora, detto questo, anche se è un’ottima cosa per il Canada, potrebbe non esserlo per gli Stati Uniti.
A nessuno frega niente dei rendimenti obbligazionari canadesi, tranne che al governo canadese. Non sono loro la spina dorsale del sistema finanziario mondiale.
Uno stato che si oppone a un governo centrale corrotto su qualcosa di così importante rappresenta un attacco diretto alla validità dello stesso e, per estensione, alla sua valuta e ai suoi titoli di stato. Danielle Smith lo capisce, ecco perché è andata dritta alla giugulare di Ottawa.
Ciò eserciterà una pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari mentre Alberta fa un passo dopo l’altro verso l’indipendenza finanziaria e normativa. Dato il modo in cui si è comportata la Banca del Canada, Smith e Moe hanno più amici di quanto si possa pensare.
Aspettatevi che Ottawa e la cricca di Davos reagiscano, ma, ancora una volta, come in Germania, se l’attacco fallisce e Smith vince questo round, ciò segnerà l’inizio della fine del governo centrale a Ottawa.
La secessione da Ottawa sarebbe devastante per la Corona britannica, per la cricca di Davos e per tutti questi dannati demoni globalisti.
Come lo è stata la Siria nei confronti del Medio Oriente – dicendo alle nazioni dell’OPEC che qualcuno avrebbe potuto opporsi agli Stati Uniti – Alberta che si oppone a Ottawa rende il Saskatchewan più forte; rende, per estensione, anche stati come l’Idaho negli Stati Uniti più forti.
Venti stati negli Stati Uniti stanno organizzando e introducendo le loro versioni del Sound Money Act, creando valute transazionali in oro e argento; il New Hampshire è il primo questa settimana a presentarlo al parlamento.
Ma dall’altra parte c’è una California che tenterà la stessa cosa durante un secondo mandato Trump, all’esatto opposto. Ciò raggiungerebbe l’obiettivo del WEF di rompere il mercato obbligazionario statunitense, creando dubbi su quegli stessi mercati che gli impediscono di gestire il tavolo da gioco e consolidare il potere in Occidente sotto il controllo dell’Europa.
So di aver già sottolineato questi punti in passato, ma è importante continuare a collegare gli eventi attuali alla tesi generale riguardo a chi è l’agenda, quale evento serve e perché. Alberta non è la California per molte ragioni, ma quella più importante è chi viene colpito dai loro atti di ribellione.
#9 – Rimuovere Putin?
Ad aprile la Russia andrà alle urne. Il 2023 si è concluso con molti colpi, escalation contro i civili russi con armi fornite dall’Occidente; il 2024 continuerà con questa tendenza. La guerra in Ucraina non è finita, anche se la maggior parte delle persone vuole che finisca, soprattutto ucraini, russi e coloro che pagano i conti per questo massacro di slavi.
Putin vincerà la rielezione, su questo non ci sono dubbi; non c’è dubbio anche sul fatto che i pazzi neoconservatori continueranno ad attaccare la sua posizione. Putin non è immune alla stanchezza politica, nonostante ciò che alcuni potrebbero credere. Sì, ha sostenuto con forza di fronte al popolo russo che questa è una guerra contro l’Occidente, ma tutti infine si stancano di vedere i propri figli tornare a casa in sacchi per cadaveri.
Sta combattendo una guerra contro persone a cui non importa di nessuno tranne che di sé stesse. Ci sacrificheranno tutti per i loro fini; come con Trump, faranno di tutto per impedirgli di fermarli. Pertanto non possiamo escludere la possibilità che uno di questi tentativi di omicidio contro Putin abbia successo.
Lo scopo dei bombardamenti civili è quello di dare potere allo zoccolo duro dei reazionari del Cremlino che ritengono che Putin sia troppo debole. Martin Armstrong ha scritto molto su questo argomento e mi riesce difficile non essere d’accordo con lui su questa parte della storia.
La moderazione di Putin di fronte alla follia neoconservatrice ha cambiato molti cuori e menti negli ultimi due anni. Incontro spesso gente che non mi aspetterei d’incotnrare e mi dicono che siamo dannatamente fortunati che sia lui a governare la Russia.
Ogni folle attacco alle infrastrutture – Nord Stream, ponte Kerch, nave rifornimenti in porto, bombardamento di civili – radicalizza qualche russo in più, ma rompe anche l’incantesimo sul malvagio Putin in Occidente.
Armstrong ha indicato il 7 maggio come punto di svolta nel suo modello di fiducia economica, il giorno del prossimo insediamento di Putin. Sarà questa la volta in cui il GCHQ lo farà finalmente fuori?
Anche se Putin sopravvivesse e entrasse in carica, è probabile che accada qualcosa intorno all’Ucraina quest’estate che garantirà che la guerra continui fino al 2025 e oltre.
Il Ministro della Giustizia Antony Blinken ha incontrato il leader saudita Mohammed bin Salman per evitare che la situazione israelo-palestinese si metastatizzi ulteriormente. Blinken sta improvvisamente diventando anti-guerra dopo aver innescato tre diversi conflitti importanti in altrettanti anni?
Diavolo no! È un neoconservatore in tutto e per tutto. Qualsiasi “pausa” in qualsiasi conflitto è semplicemente un’ammissione che oggi non siamo preparati per l’escalation, quindi diamo un “cessate il fuoco” in modo che si possano riorganizzare. Oppure c’è ancora confusione su cosa prevedessero per davvero gli Accordi di Minsk?
Putin capisce che quando l’Occidente, in particolare gli attori statunitensi allineati alla Gran Bretagna, offrono un cessate il fuoco significa che è tempo d’intensificare le operazioni, non di ridurle. Questo è il motivo per cui la Russia esercita pressioni sull’Ucraina su tutto il fronte, sondandone i punti deboli e degradandone le capacità.
Nel 2024 l’Ucraina finirà nel dimenticatoio, ma sarà il più grande boccone avvelenato per chiunque sarà presidente nel 2025. Lascerà Putin con poche opzioni se non quella di continuare a concentrare la sua produzione economica su di essa.
#10 – Nessuna recessione nel 2024
La parte più difficile nel fare previsioni in un mondo caotico non è solo che i dati sono errati, ma che il passato non è una linea guida al di là di ciò che ci si può aspettare dagli attori principali. Comprendiamo come la FED vede l’economia; sappiamo come si presenta la struttura degli obiettivi dei globalisti; possiamo anche sapere come molte di queste cose s’incontrano e interagiscono.
Ciò che non sappiamo è come reagiranno le persone e quale sarà il loro comportamento generale. E questo, in definitiva, è ciò che determina se ci sarà o meno una contrazione economica. Le recessioni sono cose molto definite dal punto di vista tecnico: due trimestri consecutivi di contrazione della spesa, contrazione del PIL.
Nel mondo reale è molto più complesso e difficile. L’anno scorso mi sono attenuto alla definizione tecnica di recessione e avevo ragione: la crescita del PIL non è mai stata negativa. I deficit sono elevati, dato che, mentre la FED sta facendo QT, il Congresso sta spendendo più dei miglioramenti di bilancio. Una di queste due cose non potrà più andare avanti nel 2024.
Escludendo un evento sei-sigma, che finora abbiamo evitato sui mercati dei capitali, non ci sarà recessione negli Stati Uniti nel 2024. Ne avevamo bisogno nel 2023 per preparare il terreno per quest’anno, ma non c’è stata. Potremmo averne una quest’anno, ma ciò preparerebbe il grande evento per il 2025.
Pensate agli eventi nel mercato dei pronti contro termine nel 2007 che hanno mandato a gambe all’aria prima Bear Stearns e poi Lehman Bros; a quelli sempre in tal mercato nel settembre 2019 che hanno dato origine alla crisi COVID, all’attacco ai prezzi del petrolio, al CARES Act e al ritorno ai tassi a zero nel 2020.
È necessario che ci sia un incidente del genere per ottenere l’evento principale più tardi, con un effetto ritardato di almeno sei mesi. Mancano ancora almeno tre mesi all’esaurimento del denaro nel Reverse Repo Facility e poi ci saranno ancora mesi di aggiustamento prima che le banche si ritrovino per le mani una crisi di riserve.
Quindi, detto questo, e anche se la “salute fiscale” cominciasse a mettere radici a Washington mentre ci avviciniamo alle elezioni di novembre, c’è ancora troppo denaro in giro per vedere la spesa diventare negativa. Mi dispiace, gente, ma nel gioco del PIL le cose stanno così: è necessario fermare la spesa per ottenere una recessione.
Con essa la gente compra prostitute e rivoluzionari sudamericani… aspettate un momento, non siamo più negli anni ’80…
Comprano iscrizioni a Pornhub, Cheetos e nazisti ucraini; è pur sempre spesa e sta pur sempre andando avanti.
Se la FED taglia leggermente i tassi (50-75 pb nel 2024), inizia a parlare di rallentamento del QT anche a partire dal terzo trimestre, allora vedremo le cose diventare più difficili, ma non così tanto da rallentare la spesa nel complesso. La sua qualità scenderà lungo la catena del valore, verso beni di ordine inferiore (cibo, affitto, ecc.), ma ci sarà ancora.
Sono d’accordo con Joseph Wang su questo punto, stando alla sua ultima intervista su Blockworks. Tassi più bassi, come abbiamo visto nei mercati ipotecari, miglioreranno i bilanci di Main Street al punto in cui potremo cavarcela e riusciremo a cavarcela. L’inflazione dei prezzi sarà ancora più alta di quanto si voglia. Potrebbe far schifo, ma dal punto di vista della spesa delle famiglie, chi se ne frega?
How @FedGuy12 is seeing things:
– The recession doomers need to stop taking their “crazy pills”
– Stocks will “crush” bonds as record fiscal deficits reignite inflation
– Nominal GDP growth will continue to be strong as long as the U.S. government continues to print 2… pic.twitter.com/Jn1UjqkiVW
— Jack Farley (@JackFarley96) January 8, 2024
Ciò non richiederà qualcosa di radicale da parte della FED, ma una crisi del debito sovrano causata dal collasso di un grande governo. Infatti continuo a sostenere che ciò sia molto più probabile in un luogo diverso dagli Stati Uniti (nonostante il gaslighting di Obama). Quando la Reuters pubblica articoli come questo:
Far-right rise could make Europe ungovernable – EU liberals https://t.co/88VPvoYSqN pic.twitter.com/OGomF44SAa
— Reuters (@Reuters) January 9, 2024
È lì che dovreste guardare. Se volete il vostro “cigno nero”, pensate a cosa farà l’Europa per impedire a Viktor Orban di dirigere il Consiglio europeo per un periodo superiore al normale mandato di sei mesi.
Tutte le tendenze evidenziate l’anno scorso sono ancora in corso quest’anno. Il dollaro è ancora più forte di quanto ci si aspettasse; la de-dollarizzazione è ancora in corso, solo che la de-euroizzazione nel commercio globale è avvenuta per prima (nel 2023); l’Iraq è ora apertamente ostile alla presenza militare statunitense nel Paese; le truppe statunitensi in Siria sono sotto un fuoco sempre più pesante come rappresaglia per l’attacco dei civili a Belgorod da parte del Regno Unito e dell’Ucraina.
E i vampiri globalisti succhiatori di anime affilano le loro zanne e dichiarano quanto sangue ancora dobbiamo loro. Ma a questo punto meno si parla di Ursula Von der Leyen, meglio è.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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