Osservazioni critiche sul libro Denationalization Of Money di Hayek
Denationalization Of Money è un libro scritto dall’economista e filosofo sociale Friedrich August von Hayek.
Nato nel 1899 a Vienna, in Austria, è stato uno dei rappresentanti più importanti della cosiddetta Scuola Austriaca di economia. Hayek ricevette nel 1974 il “Premio della Sveriges Riksbank per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel” (insieme all’economista svedese Gunnar Myrdal) per il suo lavoro sulla “teoria della moneta e delle fluttuazioni economiche” e le sue “analisi approfondite sull’interdipendenza delle economie e i fenomeni sociali e istituzionali”.
In poche parole, Hayek, nel suo libro Denationalization Of Money chiede di porre fine al monopolio statale sulla produzione monetaria, sostituendolo con un libero mercato.
A prima vista questa potrebbe sembrare una proposta piuttosto radicale. A una seconda occhiata, invece, ci rendiamo conto che in realtà esiste un forte sostegno economico ed etico per l’idea di Hayek.
E lui in realtà non è solo. Molti economisti hanno messo in discussione e addirittura si sono opposti allo status quo, vale a dire la produzione monetaria monopolizzata dallo stato/dagli stati.
In questa slide trovate un po’ di letteratura sulla questione di cui discuteremo stasera. Troverete, ovviamente, Denationalization Of Money del 1976, ma potreste essere interessati anche alla versione precedente dello studio, vale a dire Scelta della moneta, un modo per fermare l’inflazione del 1975.
Vi rimando anche al lavoro di Ludwig von Mises e Murray N. Rothbard sulla moneta e sul free banking. Potrebbe anche essere interessante la mia critica alle considerazioni più tecniche di Hayek del 2016. Anche Free Banking: Theory, History, and a Laissez-Faire Model di L. J. Sechrest del 1993 potrebbe essere una lettura interessante per voi.
Nel suo Denationalization Of Money Hayek propone di dare alle persone la libertà di scelta negli affari monetari: voi e io, tutti noi, dovremmo essere liberi di scegliere il tipo di moneta che riteniamo migliore per i nostri scopi; e, allo stesso tempo, le persone dovrebbero essere libere di fornire ai propri simili “cose” che desiderano utilizzare come forma di denaro.
Detto questo, Hayek rifiuta lo status quo monetario. Giusto per ricordarvi: oggi in tutto il mondo troviamo sistemi monetari controllati dallo stato. Le banche centrali, istituzioni pubbliche, detengono il monopolio sulla produzione di moneta.
Le banche commerciali private hanno ricevuto una licenza statale, per così dire, che consente loro di produrre la propria moneta oltre a quella delle banche centrali.
Poniamoci quindi la domanda: perché Hayek avanza la sua proposta di porre fine ai monopoli statali sulla produzione di moneta, sostituendola con un libero mercato?
Ebbene, quando Hayek pubblicò il suo libro negli anni ’70, l’inflazione dei prezzi era molto alta, inaccettabilmente alta.
L’amministrazione statunitense aveva posto fine alla rimborsabilità del dollaro in oro il 14 agosto 1971.
Questa decisione unilaterale da parte dell’amministrazione statunitense istituì di fatto un sistema monetario fiat mondiale – un sistema in cui ogni valuta non era più convertibile in nulla.
Di conseguenza la quantità di denaro poteva essere aumentata di qualsiasi ammontare ritenuto politicamente opportuno in qualsiasi momento. Molti stati hanno fatto uso di questa capacità: hanno accumulato enormi deficit finanziati dalla moneta fiat.
Il forte aumento della quantità di denaro fece salire l’inflazione dei prezzi. Gli Stati Uniti, ad esempio, vissero quella che venne poi chiamata la “Grande Inflazione”, con un’inflazione annuale dei prezzi a due cifre. Sviluppi simili si verificarono in molti Paesi europei, più evidenti nel Regno Unito.
Essendo un economista nella tradizione della Scuola Austriaca, Hayek aveva un interesse speciale per la teoria monetaria e, naturalmente, per la teoria del ciclo economico, vale a dire le cause del ripetersi di boom e bust.
Inoltre Hayek era profondamente consapevole delle forze distruttive messe in moto dall’inflazione, quindi non c’è da meravigliarsi se avesse reagito in modo più sensato alle tendenze inflazionistiche di quel periodo.
Gli Austriaci considerano l’inflazione – ovvero l’aumento cronico dei prezzi dei beni come conseguenza di un aumento incessante della quantità di denaro – come un male economico e sociale.
L’inflazione distrugge il potere d’acquisto del denaro. Se i prezzi dei beni aumentano, ne potete acquistare sempre meno con la vostra unità monetaria.
Inoltre l’inflazione è socialmente ingiusta: arricchisce alcuni (vale a dire i primi destinatari del denaro appena creato) a scapito di molti (gli ultimi destinatari del denaro appena creato). In questo senso possiamo addirittura dire che l’inflazione è socialmente ingiusta.
Inoltre l’inflazione mina l’efficacia dell’uso del denaro nel calcolo economico: induce consumatori e imprenditori a prendere decisioni sbagliate, interrompendo il processo di creazione di ricchezza.
Ancora più importante, l’inflazione – causata da un’espansione della quantità di denaro fiat – porta a cicli di espansione e contrazione, crisi economiche e finanziarie, che, a loro volta, si traducono in difficoltà socioeconomiche per molte persone.
Infine l’emissione di moneta fiat aiuta lo stato a espandersi – a scapito della libertà delle persone e delle imprese.
Infatti Hayek – nella sua critica al monopolio statale sulla produzione monetaria – sottolinea che l’inflazione è tipicamente il risultato della spesa pubblica eccedente le entrate fiscali e dell’aumento dell’emissione di denaro fiat per finanziare il deficit pubblico.
Hayek lo spiega in modo succinto quando scrive: “Con l’eccezione solo del periodo del gold standard, praticamente tutti i governi della storia hanno usato il loro potere esclusivo di emettere moneta per frodare e saccheggiare la gente”.
Quindi ora sappiamo perché Hayek chiede una “denazionalizzazione del denaro”: avanza una proposta per dare alla gente una forma di denaro migliore, buona o valida – rispetto a quella prodotta sotto il monopolio statale.
A proposito: sapete cos’è il denaro? La maggior parte di voi lo sa, immagino: sapete che il denaro è il mezzo di pagamento universalmente accettato, ma c’è altro da sapere.
Ludwig von Mises sottolineò che (e questo forse potrebbe sorprendere molti) la moneta ha una sola funzione e cioè quella di mezzo di scambio.
La funzione dell’unità di conto e la funzione della riserva di valore sono solo derivati della funzione del mezzo di scambio.
Il denaro è la merce più commerciata di tutte, ha la più alta liquidità per così dire. Ma è davvero “speciale”?
Gli Austriaci risponderebbero di no. Oltre a essere la merce più commerciata, il denaro è una merce come tutte le altre. E, cosa più importante in questo contesto, il valore del denaro è determinato dalla legge dell’utilità marginale decrescente – come lo sono tutti i beni.
A livello individuale questa legge dice che
uno stock di moneta più elevato è preferibile a uno stock più piccolo, poiché il primo consente di raggiungere più obiettivi rispetto al secondo;l’utilità marginale dell’unità monetaria diminuisce quanto più unità monetarie sono a disposizione dell’attore di mercato.
Detto questo, un cambiamento nella quantità di denaro nelle mie mani porta a (a parità di tutte le altre condizioni) cambiamenti nell’utilità marginale delle unità monetarie e di tutti gli altri elementi non monetari vendibili.
Se siete d’accordo, allora la conclusione è: un aumento della quantità di denaro riduce il potere d’acquisto dell’unità monetaria (rispetto a una situazione in cui non vi è alcun aumento dello stock di moneta).
Arriviamo anche alla seguente conclusione: non importa quale sia la grandezza della moneta nell’economia, qualsiasi stock monetario prevalente è per così dire “ottimale”.
Una grande quantità di denaro è altrettanto positiva o negativa nel fornire servizi monetari quanto una piccola quantità. Un’offerta di moneta, ad esempio, di €15 miliardi è tanto buona o cattiva quanto un’offerta di moneta, ad esempio, di €5 miliardi. Se la quantità di moneta è elevata, i prezzi dei beni saranno relativamente alti; se è piccola, i prezzi dei beni saranno relativamente bassi. Ancora una volta, qualsiasi quantità di denaro è tanto utile o dannosa per finanziare una determinata transazione di beni e servizi quanto qualsiasi altra.
In sintesi, possiamo dire che un aumento della quantità di moneta non conferisce – a differenza dell’aumento di tutti gli altri beni – un beneficio sociale; e che un’economia in crescita non ha necessariamente bisogno di una quantità di denaro in espansione – un’intuizione della Scuola Austriaca, la quale è diametralmente opposta al pensiero economico tradizionale di oggi.
Torniamo alla proposta di Hayek e poniamoci la domanda: come funzionerebbe un “libero mercato” nel campo monetario?
Immagino che alla maggior parte di voi piaccia la libera scelta – quando acquistate, ad esempio, cibo, scarpe, libri, computer, mobili, automobili, case, ecc. E immagino che non ci voglia molto per convincervi che un libero mercato si adatta meglio alle esigenze dei consumatori, fornendo loro beni della massima qualità ai prezzi più bassi possibili.
Ma quando si tratta di denaro, forse vi potreste chiedere: come potrebbe funzionare un libero mercato? Beh, presumibilmente funzionerebbe così…
Le persone, facendo scambi, utilizzerebbero preferibilmente quel tipo di mezzo che è più ampiamente accettato, che ha la più alta commerciabilità.
Io, ad esempio, cercherei di procurarmi un mezzo che, dal punto di vista del mio partner commerciale (ad esempio un fornaio), è molto apprezzato. E il mio fornaio, a sua volta, cercherebbe di conservare un mezzo che possa essere scambiato più facilmente dal calzolaio. E così via.
In altre parole, in un libero mercato sarebbe la domanda di moneta a determinare cosa sia denaro; sarebbero le persone a operare questa scelta.
E per quanto riguarda l’offerta di denaro? Quando cercano una moneta buona o sana, le persone si renderanno conto che una “cosa” che dovrebbe fungere da moneta sana/onesta deve soddisfare determinate caratteristiche.
Ad esempio, dev’essere scarsa, omogenea, durevole, divisibile, coniabile, trasportabile, deve rappresentare un valore di scambio unitario relativamente elevato, ecc.
Se esaminiamo la storia del denaro, vediamo che la maggior parte delle persone, se aveva la libertà di farlo, optava per i metalli preziosi come forma di denaro preferita, in particolare oro e argento, e in una certa misura anche il rame – perché i metalli preziosi erano considerati, dal punto di vista di chi li usava, l’opzione migliore.
Naturalmente non sapremmo che tipo di denaro emergerebbe se aprissimo a un libero mercato. Esso è un processo di scoperta, come diceva Hayek, e il suo esito non può essere previsto con certezza.
Tuttavia, alla luce di quanto abbiamo appena detto, è molto probabile che, se aprissimo a un libero mercato, le persone opterebbero per l’oro e l’argento, forse anche a Bitcoin.
Ma prima di esplorare ulteriormente questa idea, lasciatemi porre la seguente domanda: la proposta di Hayek per la denazionalizzazione della moneta, per l’apertura a un libero mercato, è convincente?
È giusto dire che lo studio di Hayek abbia suscitato molte critiche. Molti sostenevano che il suo concetto era irrealistico e indesiderabile. Tra gli economisti l’idea di Hayek è infatti rimasta un fenomeno secondario per molti anni.
Ciò potrebbe essere stato dovuto ad alcune incoerenze che permeano la sua linea argomentativa. Lasciate che vi faccia alcuni esempi.
Esempio 1: Hayek confonde la moneta vera e propria con i sostituti del denaro. Ritiene che in un libero mercato ci sarebbe concorrenza tra gli emittenti privati, ciascuno dei quali farebbe circolare la propria valuta – e questo potrebbe portare a un caos monetario.
In questo contesto è importante distinguere tra moneta vera e propria e sostituti della stessa. In un libero mercato le persone con una libera scelta deciderebbero quali merci diventerebbero denaro vero e proprio (come, ad esempio, oro o argento o Bitcoin). Poi, con il free banking, sorgerebbero depositi di denaro, i quali offrirebbero servizi in termini di deposito, saldo e salvaguardia del denaro vero e proprio.
Se, ad esempio, Mr. Smith decide di depositare 10 once d’oro in un istituto di deposito, riceverà in cambio una ricevuta (un sostituto del denaro vero e proprio). Detto questo, i depositi competeranno in termini di sostituti del denaro, non di denaro vero e proprio. In un mercato monetario veramente libero, le persone scelgono il tipo di moneta che desiderano utilizzare e, una volta deciso, la concorrenza è tra sostituti della moneta emessi da istituti di deposito concorrenti.
Esempio 2: Hayek non tiene conto di una lezione cruciale della teoria Austriaca del ciclo economico. Pensa che in un libero mercato la nuova moneta possa essere prodotta
stampando letteralmente nuove unità;prestandola tramite riserva frazionaria.
La nuova moneta non può essere creata ex machina. Questo lo sappiamo dal Teorema della regressione di Ludwig von Mises. Pensate a uno scenario in cui prendo piccoli biglietti di carta, ci scrivo sopra il nome “Polleit” e il numero 100. Nessuno che sia sano di mente accetterà il mio biglietto di carta come denaro. Nessuno saprebbe quale sarebbe il valore di scambio di quei pezzi di carta, quindi nessuno li accetterebbe. È il Teorema della regressione a dirci che la moneta (cartacea) scoperta non può emergere volontariamente e spontaneamente.
Se il nuovo denaro venisse creato tramite prestiti, le valute concorrenti di Hayek equivarrebbero fondamentalmente a denaro creato “dal nulla”. Soffrirebbero delle stesse carenze economiche ed etiche delle valute fiat controllate dallo stato. Questi fondi sarebbero inflazionistici e metterebbero in moto un ciclo di boom/bust.
È vero, tuttavia, che la moneta prodotta attraverso l’espansione del credito in condizioni di libero mercato potrebbe essere meno dannosa rispetto alla moneta fiat monopolizzata dallo stato: le persone avrebbero una scelta in termini di denaro e in un libero mercato l’incentivo per chi lo emette sarebbe ridurre al minimo l’uso della riserva frazionaria in quanto non esisterebbe una banca centrale che agisce da “prestatore di ultima istanza”.
Comunque sia, le idee di Hayek di creare nuova moneta stampandola o prestandola o non funzionano, oppure causano danni economici e sociali – e devono quindi essere rigettate perché non aprirebbero la strada verso forme di denaro migliori, o sane.
Alla luce delle critiche che ho mosso contro il libro di Hayek, Denationalization Of Money, mi affretto a chiarire che le mie critiche si riferiscono ad aspetti tecnici e non implicano in alcun modo un totale rifiuto dell’idea di denazionalizzare la moneta.
Tuttavia le numerose incongruenze tecniche e teoriche che troviamo nello studio di Hayek sembrano essersi ritorte contro di lui: non si può non sospettare che abbiano fatto più male che bene per rendere popolare l’idea di sostituire il monopolio monetario coercitivo dello stato con un libero mercato.
Comunque sia, ci sono ancora lezioni importanti che possiamo apprendere oggi da Denationalization Of Money.
Hayek ci ricorda che non esiste alcuna ragione economica o etica convincente per cui lo stato dovrebbe detenere il monopolio monetario; infatti fornirgli (e fornire ai gruppi con interesse speciali che usano il potere coercitivo dello stato per i loro scopi) l’autorità sul denaro porterà all’inflazione e ai mali economici e sociali che l’accompagnano.
Hayek sottolinea giustamente che un libero mercato è possibile – e che è, senza dubbio, economicamente ed eticamente superiore ai regimi di monopolio monetario controllato degli stati.
Il libero mercato può essere messo in moto
abrogando lo “status di corso legale” delle valute fiat;
abrogando le tasse sulle plusvalenze e l’IVA su potenziali candidati monetari come oro, argento e Bitcoin;abrogando tutte le restanti normative che impediscono l’utilizzo di mezzi di pagamento diversi dalle valute fiat.
Hayek porta alla nostra attenzione ciò che Carl Menger (il ‘padre fondatore’ degli Austriaci) aveva già sottolineato nel suo libro Principi di economia del 1871: la moneta è un fenomeno di libero mercato, emerso spontaneamente dal libero mercato e da una merce (come, ad esempio, oro e argento).
Secondo Carl Menger la moneta non è emersa, e Ludwig von Mises lo spiegò nel 1912 con il suo Teorema della regressione, attraverso l’azione dello stato. Non era necessario e non è necessario nemmeno adesso uno stato affinché il denaro potesse nascere. E questa intuizione, a sua volta, dovrebbe farci comprendere meglio gli sviluppi nei mercati delle criptovalute: le persone sono disilluse di fronte alle valute fiat, le quali sono inflazionistiche e provocano boom e bust, oltre a incoraggiare politiche che rendono gli stati sempre più grandi e quindi distruggono sempre più le libertà individuali e la ricchezza delle nazioni.
Spero che le mie osservazioni critiche siano state incoraggianti e stimolanti per il lettore, aumentando il suo interesse per l’idea di Hayek di “denazionalizzazione la moneta”.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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