Parlare liberamente
Tradotto dall’originale di DerGigi – pubblicato il 25 mar 2024
Di recente, parlando con un amico, è emerso il problema della libertà di parola. Non dovrei chiamarlo problema, in realtà, perché è la soluzione a un problema. Il problema è perenne, che è un altro modo per dire un problema davvero molto difficile, che affronteremo continuamente, finché saremo umani.
Il problema è questo: qual è il problema giusto da risolvere? È un problema sui problemi, che ovviamente è un metaproblema. Come homo sapiens, siamo un organismo pensante. Sia collettivamente che individualmente. Il pensiero è ciò che ci definisce, ma non si tratta solo di pensare per il gusto di pensare; si tratta di pensare per capire le cose senza dover essere sempre uccisi nel processo. Una forma di evoluzione meno violenta, se vogliamo.
Gli antichi davano molta importanza all’attenzione. Anche l’attenzione è afflitta da un metaproblema: a cosa prestare attenzione? Per rispondere a questa domanda è necessario prestare attenzione a ciò a cui si presta attenzione, il che è ciò che separa una persona intelligente da una saggia.
Il che mi porta a una delle cose che attualmente mi preoccupano. Dal punto di vista della civiltà, siamo molto intelligenti ma non molto saggi. Siamo pessimi nel prestare attenzione a ciò a cui stiamo prestando attenzione, almeno in questo momento. E temo che la colpa sia degli incentivi errati che affliggono Internet, oltre che del nostro denaro che non è tale. Almeno in parte.
Ipotesi [n=0]
∀i≤c1
P!=NP2
La vita è degna di essere vissuta3
Non esistono pasti gratis4
La libertà di parola è auspicabile5
Il Logos [n=1]
C’è un motivo per cui il Logos è sacro. È lo stesso motivo per cui il Primo Emendamento è il primo, cioè primario.
La libertà di parola non è facoltativa; non è facoltativa perché dobbiamo poter parlare liberamente per avere la possibilità di pensare liberamente. Non c’è un pensiero corretto senza un discorso corretto, così come non c’è un discorso corretto senza un pensiero corretto. Ci deve essere permesso di dire cose sciocche, così come ci deve essere permesso di pensare cose sciocche.
L’uomo ragionevole si adegua al mondo: quello irragionevole si ostina a cercare di adattare il mondo a se stesso. Perciò tutto il progresso dipende dall’uomo irragionevole.
— George Bernard Shaw, L’uomo e il superuomo
La linea che separa il genio dal folle è sottile per una ragione. Ciò che è folle e ciò che è geniale è spesso molto difficile da distinguere. Ecco perché tutto il progresso dipende dall’uomo irragionevole.
Come possiamo avere qualche possibilità di trovare e ascoltare l’uomo irragionevole se lo mettiamo a tacere? Ancora peggio, come possiamo ascoltare le parti irragionevoli/geniali di noi stessi, se abbiamo paura di parlarne in pubblico o in privato?
DiaLogos [n=2]
Anche il dialogo libero e gratuito non è facoltativo. Dobbiamo essere in grado di discutere le cose in modo che gli altri possano dirci dove sbagliamo. E sbagliamo tutti. Possiamo sbagliare nei nostri modi particolari, ma comunque sbagliamo tutti. Non esiste un’opinione imparziale, così come non esiste un punto di vista senza un punto cieco. Il meglio che possiamo fare è essere consapevoli e cercare di contrastare i nostri pregiudizi e punti ciechi. Ma non possiamo farlo individualmente; dobbiamo farlo collettivamente e, cosa più importante, in modo distribuito6.
Costruire una Torre di Babele è una cattiva idea.
Cognizione distribuita [n=m]
Anche il discorso pubblico non è facoltativo. Al giorno d’oggi, soprattutto online, il discorso pubblico è problematico, per usare un eufemismo. Uno dei problemi è che non abbiamo spazi pubblici, quindi siamo costretti a usare gli spazi privati come spazi quasi pubblici.
Il metodo preferito per dire qualcosa pubblicamente online è andare su una piattaforma e dire quello che si ha da dire. Il problema, ovviamente, è che non è la vostra piattaforma. È la piattaforma di qualcun altro. Ecco perché si può essere de-platformed.
La differenza tra tutte queste piattaforme è di grado e non di tipo. Su alcune piattaforme, potreste finire nella proverbiale prigione per contenuti sessuali. Su altre piattaforme, potreste finire in prigione per un discorso politico. Nemmeno proverbialmente.7
Datemi sei righe scritte dalla mano dell’uomo più onesto, vi troverò qualcosa per farlo impiccare.
— Cardinale Richelieu
Se qualcuno ha il potere di de-platformare qualcun altro, questo potere sarà inevitabilmente usato e abusato. Si troverà o si creerà uno scandalo o una controversia abbastanza grande e *poof*, l’utente “problematico” sarà sparito. Senza personalità, con la semplice pressione di un pulsante. Non importa quanto siate potenti.8
Ecco perché non possono esistere piattaforme di libertà di parola. Possono esistere solo protocolli di libertà di parola.
La differenza è tanto sottile quanto importante: quando si usa un protocollo, non si è un utente nel senso tradizionale del termine. Siete uno che parla. Parlate la stessa lingua di altre persone e se qualcun altro può sentirvi e capirvi, c’è una connessione. Non c’è nessun facilitatore in mezzo. La lingua stessa è il facilitatore. Le lingue sono protocolli e i protocolli sono lingue. Non ci sono utenti, ci sono persone che parlano.
Il linguaggio è intrinsecamente privo di permessi. Non è necessario un account Italiano per leggere queste frasi. Allo stesso modo, il vostro computer non ha bisogno di un account HTTP per dare un senso agli zeri e agli uni che compongono i byte che a loro volta costituiscono i caratteri di questa frase. Entrambi parlate la lingua, quindi potete capirne il senso.
Le lingue e i protocolli sono fenomeni di rete. Niente rete, niente lingua. Niente pari, niente protocolli.
Ecco perché il linguaggio, come il denaro, non è facoltativo in una società complessa. Se si mette in crisi l’uno o l’altro, la società si sgretola.
Dipende da noi [n=i]
Siamo in un momento cruciale della storia. Mai prima d’ora la nostra civiltà è stata così connessa, così globale e così inconsapevole dei propri limiti e della propria ignoranza.
La mia speranza è che la moneta sonante e la libertà di parola facciano rivivere ciò che ha reso grande la nostra società. La cooperazione e la cognizione distribuita sono ciò che ci ha permesso di lasciarci alle spalle il caos della giungla. È ciò che ci ha permesso di passare dall’occhio per occhio alla visione chiara, almeno in parte. È ciò che ci ha permesso di passare dalla scarsità all’abbondanza. È ciò che ci permette di muoverci verso il Vero, il Buono e il Bello. Ci permette di aspirare. Verso l’alto e verso il basso.
Il Kairos (momento giusto o opportuno, n.d.t.) del nostro tempo è personale, forse lo sono tutti i momenti kairotici.
Dovete decidere come andare avanti. Dovete decidere a che gioco volete giocare, quanta responsabilità siete disposti ad assumervi. Volete rimanere bloccati nella macchina? Una macchina che vi usa e abusa di voi? Una macchina che si alimenta estraendo e divorando il vostro tempo, la vostra attenzione e il vostro valore? Oppure avete il coraggio di prendere il controllo della vostra ricchezza, della vostra salute, dei vostri pensieri e della vostra parola?
Nessuno può prendere questa decisione al posto vostro. Inizia e finisce con voi.
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Nessuna informazione può viaggiare più velocemente della velocità della luce. Di conseguenza, tutti i sistemi informativi si scontrano con vincoli fisici per quanto riguarda la sincronizzazione e la propagazione delle informazioni.
La crittografia funziona e continuerà a funzionare. “[…] in qualche modo l’universo sorride alla crittografia“.
L’esistenza è Reale e Buona. Né il Nichilismo né il Solipsismo sono desiderabili. “[…] ed era buono“.
Non possiamo avere qualcosa per niente. La libertà richiede responsabilità; il denaro elettronico richiede tempo; il tempo richiede calore.
La libertà di parola è auspicabile perché la libertà è preferibile alla tirannia, e il primo passo di ogni tiranno è limitare la parola, mettere a tacere i dissidenti e bruciare i libri. Il secondo passo è il genocidio.
È bello vedere una proliferazione di dialoghi di lunga durata sotto forma di podcast. Tuttavia, il beneficio di queste conversazioni si perde se sono ospitate da un soggetto centrale, ed è per questo che un ecosistema aperto di podcast è così importante.
Si vedano i casi del Regno Unito, dell’Arabia Saudita, ecc.
Nemmeno i presidenti degli Stati Uniti in carica sono al sicuro dal de-platforming.
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