Quella senatrice che credeva di sapere tutto (e invece non sapeva niente)
di Joakim Book
I legislatori hanno uno strano rapporto con la magia: per ottenere ciò che fisicamente non può essere fatto, a loro piace agitare bacchette magiche e fingere che sia possibile. La realtà pone un limite al potere politico, una consapevolezza che mal si adatta a coloro che sono responsabili del nostro apparato burocratico da migliaia di miliardi di dollari.
La senatrice Elizabeth Warren è un esempio lampante e da tempo punta il dito contro il mondo (apparentemente magico) degli asset digitali come Bitcoin. Ha co-sponsorizzato il Digital Asset Anti-Money Laundering Act del 2022 con Roger Marshall, il quale tentava di sottoporre suddetti asset a regole che fanno eco a quel sistema normativo da cui le criptovalute sono nate per sfuggire.
Lo scopo del disegno di legge era quello di “colmare le lacune e portare l’ecosistema degli asset digitali a una maggiore conformità con i quadri antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo (AML/CFT) che governano il sistema finanziario nel suo insieme”.
Ciò trasforma decine di migliaia di nodi, wallet, o possessori di bitcoin in società di servizi monetari autorizzate per l’esecuzione di software sui loro computer. Il testo del disegno di legge si scagliava in particolare contro i wallet “unhosted”, i quali sono semplicemente asset che non sono sotto la custodia di una borsa regolamentata o di un’entità simile a una banca, ma posseduti a titolo definitivo invece di essere controparte di un contratto bancario censurabile. Non può esserci privacy finanziaria nel mondo della senatrice.
Alle entità che trasferiscono denaro sarebbe stato richiesto di eseguire il tipo di controlli d’identificazione e di controparte a cui si sottopongono le banche, ma il disegno di legge faceva un ulteriore passo avanti:
Vietare agli istituti finanziari di utilizzare o effettuare transazioni con asset digitali mixati e altre tecnologie che migliorano l’anonimato e di gestire, utilizzare o effettuare transazioni con asset digitali resi anonimi utilizzando tali tecnologie.
Un’analogia per capire l’assurdità di tutto ciò è il contante fisico: utilizzare un bancomat e poi effettuare un deposito bancario è la forma più rudimentale di “tecnologie che migliorano l’anonimato”. Se i senatori riuscissero a ottenere ciò che vogliono, il tipo di privacy consentito dal denaro contante sarebbe escluso nel nuovo mondo di Bitcoin: dobbiamo vedere cosa state facendo e assicurarci che non state spendendo fondi a favore di ciò che disapproviamo.
Affrontare la realtà
Mai prima d’ora una proposta legislativa è stata così risolutamente sconfitta dalla realtà. Essa non scompare semplicemente perché la si etichetta come “riciclaggio di denaro”, o la si collega tangenzialmente al comportamento criminale degli stati canaglia che motivano un tale disegno di legge.
La Warren non poteva veder realizzato il suo piano per tre ragioni: Bitcoin non funziona come crede lei; al Congresso è costituzionalmente vietato di farlo; al protocollo Bitcoin non interessa il movimento della sua bacchetta magica.
Anche se Bitcoin tenta di essere denaro, non è conforme alle proprietà fisiche dei pezzi di carta (o degli istituti bancari regolamentati) che la Warren finge di comprendere. I dollari cartacei circolano e i bonifici bancari vengono effettuati tra banche o nel bilancio della Federal Reserve; qualcosa che ha valore monetario si muove e quindi otteniamo leggi sui trasferimenti di denaro per tenere sotto controllo chi sposta i fondi.
In superficie sembra che Bitcoin funzioni allo stesso modo: ho i miei satoshi in un’app mobile, o in un wallet hardware, premo invio e poi li mando a qualcun altro. Qualcosa di simile al denaro si è spostato, giusto?
Sbagliato. Ciò che cambia sono le parole segrete che permettono a una transazione di essere accettata dalle decine di migliaia di nodi che gestiscono il protocollo Bitcoin. È come passare biglietti segreti al mondo intero, cifrati da un codice segreto.
Non c’è nessuna banca su cui la Warren poteva appoggiarsi per scopi normativi. Ciò che cambia è il riconoscimento a livello di protocollo che qualcun altro ora ha accesso ai fondi, mentre questi ultimi non si spostano mai. L0la L33tz ha scritto su Bitcoin Magazine che “i wallet unhosted trasferiscono la valuta bitcoin tanto quanto la chiave della propria porta sposti la casa”.
La nozione controintuitiva di un sistema monetario che opera senza movimento di denaro deve ancora raggiungere gli uffici dei legislatori americani. Le leggi sul trasferimento di denaro sono tanto inadeguate a regolamentare Bitcoin quanto lo sono per gli inservienti del Campidoglio.
Bitcoin non si muove, quindi come può il software che gestisce il proprio saldo essere soggetto alle leggi sui trasferimenti di denaro? Ma i problemi per la Warren non finiscono qui.
Non puoi. Bitcoin è stato creato per attacchi come questi, tentativi di regolamentarlo o controllarlo. È resistente; il suo registro e le conferme dei blocchi sono completamente insensibili ai gesti di qualsiasi mago. Tre anni fa la Cina ha cercato di vietare il mining di bitcoin – un processo fisico più ovvio del semplice possesso, transazione, o convalida – uno stato molto più autoritario degli Stati Uniti, e non c’è riuscita. Oggi in Cina esistono numerose operazioni di mining in segreto, per non parlare dell’esodo di macchinari negli Stati Uniti, in Canada, in Kazakistan e in Russia. Un’enorme repressione autoritaria con impatto zero su Bitcoin.
Buona fortuna nel sottomettere le semplici transazioni e i metodi di miglioramento della privacy che le persone eseguono sui loro telefoni e computer.
Non ti è permesso. Il Primo Emendamento afferma che il governo federale non può limitare la libertà di parola e, a partire dal caso Bernstein contro Stati Uniti negli anni ’90, la Corte Suprema ha affermato che il codice informatico è parola. Ogni aspetto di Bitcoin è codice informatico: i validatori che eseguono il protocollo sono codice; i wallet “unhosted” e i mixer sono codice; le app che consentono la spesa sono codice. In nessun momento nulla relativo a Bitcoin cessa di essere codice informatico. Fine della discussione.
Non dovresti. Il denaro è un’entità neutrale, un sistema che esiste solamente per facilitare il commercio tra gli esseri umani. Se svolge bene il suo ruolo, anche i malviventi lo useranno. Quando ci si intromette, svolge meno bene la sua funzione e si danneggia il resto della società. I senatori di una galassia lontana, lontana non hanno alcun diritto d’interferire.
Non è possibile rendere illegali le parole, soprattutto perché esistono nella mente umana, a disposizione di chiunque. Quando i nemici di Harry Potter nel fantastico mondo di J. K. Rowling impongono il “Taboo”, un incantesimo che permette ai Mangiamorte di punire chiunque pronunci il nome di Voldemort, lo fanno attraverso l’uso della magia, un regno che fortunatamente il Congresso non ha ancora scoperto.
Non che non c’abbia provato a scoprirlo, però, come abbiamo appreso quando la senatrice Warren ha cercato di regolamentare il codice informatico che le persone eseguono quando usano Bitcoin. I pianificatori centrali cercano sempre di pianificare ciò che va oltre la loro comprensione – e spesso oltre le loro capacità.
La buona notizia è che non è stato approvato e mai lo sarà; è il tipo di marketing grazie al quale la Warren è diventata piuttosto nota. La cattiva notizia è che riflette la visione sbagliata di molti legislatori e di molte altre persone comuni.
Si può essere a favore di Bitcoin, opporsi a esso, o essere disinteressati nei suoi confronti. Ciò che non si può fare è manipolarne il funzionamento e poi provare a usare il potere dello stato per farlo comportare come si vorrebbe che si comportasse. L’ignoranza non è una buona ragione per oltrepassare la propria autorità.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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