Una gioventù illiberale è una minaccia per la libertà

 

 

di Barry Brownstein

Nel suo libro The Road to Serfdom F. A. Hayek definì lo storico culturale e filosofo Moeller van den Bruck “il santo patrono del nazionalsocialismo”. Hayek lo citò descrivendo la feroce opposizione della gioventù tedesca al liberalismo: “Il liberalismo è una filosofia di vita dalla quale la gioventù tedesca ora si allontana nauseata, con ira, con un disprezzo del tutto peculiare, perché non esiste nulla di più estraniante, di più ripugnante, di più contrario alla filosofia del liberalismo. La gioventù tedesca oggi riconosce nei liberali il proprio acerrimo nemico”.

Van den Bruck si riferiva al liberalismo classico e i giovani di oggi sono di nuovo in rivolta contro il liberalismo classico.

Nel City Journal il professor Eric Kaufmann scrive: “Mentre una parte della popolazione americana si appoggia al liberalismo in quanto a cultura, la maggioranza degli americani sotto i 30 anni è incline al socialismo. Ha ispirato pedagogie basate sulla razza e dure punizioni per discorsi controversi” e promuove “risultati paritari e prevenzione dei danni per i gruppi identitari rispetto ai diritti individuali”.

Interpretando i dati di un sondaggio, Kauffman sostiene che “l’illiberalismo progressista” non è solo una fase che i giovani stanno attraversando.

La repressione della libertà di pensiero e di parola non è mai finita bene e lo stesso copione di allora può produrre nuovamente conseguenze tragiche. Sarebbe saggio utilizzare prove storiche per vedere dove può portare la svolta dei giovani contro il liberalismo classico.

Joachim Fest ha scritto Hitler, una biografia e un ritratto storico della Germania. Nel periodo precedente all’ascesa al potere di Hitler in Germania, osserva Fest, il partito nazista “divenne per un certo periodo un nuovo tipo di movimento giovanile”.

Thomas Childers, nel suo resoconto storico della Germania nazista, cita una dichiarazione di Hitler del 1933 in cui vengono stabiliti gli obiettivi del suo programma d’indottrinamento dei giovani: “Il mio programma per educare i giovani è duro. La debolezza deve essere eliminata. Voglio una gioventù davanti alla quale il mondo tremerà […] una gioventù brutale, prepotente, impavida e crudele”.

Nel 1935, osserva Childers, “il partito era riuscito a inserirsi nella famiglia, creando un cuneo tra genitore e figlio, insegnante e studente, prete e giovane parrocchiano”. I “diritti dei genitori e la libertà personale” vennero erosi; quando i bambini denunciavano i loro genitori, questi ultimi perdevano il lavoro.

Childers descrive una retata di ebrei nel 1936: “In testa al corteo c’erano giovani che cantavano ‘Gli ebrei periscano’”. Tali giovani si sentirebbero i benvenuti in alcuni campus universitari di oggi.

Heinrich Mann era il fratello maggiore del premio Nobel per la letteratura Thomas Mann. Heinrich, egli stesso scrittore, era un ardente critico dei nazisti e fuggì dalla Germania nel 1933.

In un articolo del 1934 per Foreign Affairs, “La dittatura della mente”, Heinrich Mann spiegò che i giovani nazisti “sono stati i primi ad applaudire” le dottrine naziste: “La minima resistenza a tutto questo [le politiche naziste] viene dai giovani. Sempre sensibili all’entusiasmo irrazionale e agli appelli all’azione collettiva, i giovani tedeschi sono la base stessa della dittatura”.

Mann esplorò il modo in cui i nazisti si spinsero più in là rispetto le dittature precedenti, ben oltre il controllo dell’economia per controllare in tal modo il pensiero della gente: “La dittatura tedesca è forse unica nel rivendicare niente di meno che il controllo completo sulla vita intellettuale e spirituale della nazione”, non tollerando “né l’opposizione né la neutralità”. Mann non era a conoscenza degli sviluppi nella Russia stalinista, dove i comunisti stavano sviluppando il proprio sistema terroristico per il controllo delle menti.

Mann scrisse che i giovani tedeschi furono i principali sostenitori della dittatura del pensiero: “Se il pensiero in Germania è ora controllato, invece di essere libero, è soprattutto colpa delle giovani generazioni. Cantano ‘Noi siamo i soldati del futuro’”.

Descrisse la portata di questa dittatura del pensiero: “Sono ammesse solo le verità ufficiali e solo il lavoro creativo che serve agli scopi delle autorità”. Per i nazisti “tutto ciò che nelle arti e nelle scienze contraddice o va oltre la dottrina nazionalsocialista è considerato inesistente, a causa del fatto che gli artisti e i pensatori interessati hanno lasciato la Germania”.

Oggi se non siete d’accordo con l’ortodossia progressista sul cambiamento climatico o sulle questioni trans, i giovani vi considereranno “inesistenti”.

In un sondaggio è stato chiesto agli intervistati in che misura fossero d’accordo o in disaccordo con questa affermazione: “La mia paura di perdere il lavoro o la reputazione a causa di qualcosa che ho detto o pubblicato online è un prezzo giusto da pagare per proteggere i gruppi storicamente svantaggiati”. Kaufmann riferisce che solo il 27% degli intervistati di età inferiore ai 30 anni è in disaccordo.

“Le fasce di età più giovani sono più timorose della cancel culture e più favorevoli a essa rispetto alle fasce di età più anziane”. In breve, come per i giovani nazionalsocialisti, i diritti individuali non significano nulla per i giovani di oggi.

La perdita di persone di talento con opinioni diverse fu un vantaggio per i nazisti. Mann scrisse: “Dopo aver eliminato ogni opposizione, lo stato è lungi dal rammaricarsi della perdita di personalità eminenti che hanno contribuito alla gloria del Paese. È una gioia avere a che fare solo con menti timide, con talenti talmente mediocri da poter essere facilmente indirizzati”.

Vi ricordate quando Hillary Clinton considerava alcuni elettori “deplorevoli” e altri “irrecuperabili”? Nella Germania nazista esistevano invece gli “inconciliabili”. Mann scrisse: “Gli inconciliabili sono stati eliminati in anticipo; restano da affrontare solo i deboli e i mediocri, per non parlare degli astuti che, dopo essersi fatti strada in un sistema liberale, sono ben disposti a trarre profitto dai metodi di una dittatura”.

Eliminate tutte le opinioni dissenzienti, ciò che restava era la propaganda “subordinata alla volontà di un unico capo di nome Goebbels”. Nel 2021 l’amministratore delegato di NPR, Katherine Maher, si è lamentata del fatto che “la nostra riverenza per la verità potrebbe essere una distrazione che ci impedisce di trovare un terreno comune e di portare a termine le cose”.

Nella Germania nazista la capacità di leggere, pensare e riflettere era scomparsa:

La Germania ha subito perso l’abitudine alla lettura. In parte ciò è dovuto al fatto che le persone hanno poco tempo per farlo, essendo costantemente occupate in manifestazioni a favore del governo, marce militari notturne e lavori forzati per conto di poche persone benestanti. Ogni tedesco è arruolato a vita. Non essendo mai solo per un minuto, come può pensare?

Mann osservò: “Il pensiero controllato […] ha distorto le menti di intere generazioni di giovani, e non lascia loro tempo per imparare”.

Il sistema nazista, osservò ulteriormente Mann, “non funzionerebbe senza una pressione violenta sui riluttanti”. E proprio come nei campus universitari di oggi, la gioventù nazista puniva coloro che non godevano del favore dell’ortodossia nazista:

Né il senso critico né il buon senso ha impedito agli studenti di cacciare professori che fossero ebrei, democratici o semplicemente onesti. Né ha impedito loro d’intraprendere ritorsioni sanguinose contro i loro compagni di classe che avevano idee diverse dalle loro. Fin dall’inizio il movimento ha sfruttato i giovani con meno di vent’anni.

Gli avvertimenti preveggenti di Mann del 1934 sono applicabili oggi. Le valvole di sicurezza della critica vengono meno quando il pensiero è controllato: “Le catastrofi possono avvicinarsi senza preavviso. La storia ha registrato innumerevoli volte i pericoli e il degrado causati dalla soppressione della libertà di coscienza”.

Ai tempi di Mann, e ai nostri, “è triste vedere una generazione di uomini tornare indietro rispetto alle conquiste morali fatte dai propri predecessori”. Mann scrisse che la “verità” era diventata “una mera questione di convenzione”.

Ciononostante aveva un messaggio ottimistico per i paladini della libertà in difficoltà. Coloro che dirottano la verità e sopprimono la libertà “sono fortemente radicati e la loro capacità di nuocere è lungi dall’esaurirsi. Dureranno e sfrutteranno al meglio le loro opportunità prima di scomparire, ma scompariranno e il libero pensiero sopravviverà anche a loro. E su questo punto la storia non lascia dubbi”.

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/

Supporta Francesco Simoncelli’s Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

 

Articolo originale: Read More

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *