ETF Bitcoin: La Storia di una Battaglia Decennale
Sono passati piu’ di dieci anni da quando venne presentata la prima domanda per un ETF bitcoin alla SEC americana, il Winklevoss Bitcoin Trust. E ora che l’approvazione di un ETF Bitcoin sembrerebbe ormai imminente, analizziamo quella che rappresenta uno dei capitoli più tumultuosi della storia degli ETF in generale.
Che cos’è un ETF?
Un Exchange Traded Fund (ETF) è un tipo di titolo di investimento condiviso che funziona in modo molto simile a un fondo comune. In genere, gli ETF replicano un particolare indice, settore, materia prima o altri asset. Esistono ETF che hanno beni fisici come sottostante (ETF Gold). Altri invece replicano titoli come le azioni di un determinato settore (tecnologia o automotive).
2013: Le prime proposte di un ETF Bitcoin
Sebbene fossero notevolmente in anticipo con la presentazione del loro ETF (Bitcoin valeva circa 90 dollari), i gemelli Winklevoss non furono mai in grado di incassare il loro cosiddetto first-mover advantage.
La loro proposta di fondo è stata respinta due volte dalla Securities and Exchange Commission a causa delle preoccupazioni sulla natura rischiosa del nascente mercato delle criptovalute.
L’ETF sarebbe stato scambiato con il ticker “COIN” (peraltro ora rivendicato da Coinbase). Da allora, la SEC ha rifiutato più di una dozzina di proposte di ETF bitcoin, citando sempre un’inadeguata protezione degli investitori.
Gli ETF rifiutati erano di varia natura, dai fondi bitcoin spot (ovvero legati direttamente all’asset) fino ai prodotti futures. Questi ultimi, erano legati a contratti derivati sul Chicago Mercantile Exchange e ai fondi long-only. Inizialmente, tutto questo non faceva alcuna differenza per la SEC, che semplicemente rifiutava ogni proposta avanzata.
2017: La presidenza Clayton
Non c’è stato momento peggiore nella storia degli ETF bitcoin dell’estate del 2018. Quell’anno, in un solo giorno di agosto, la commissione rifiutò ben nove ETF bitcoin proposti!
“Mancano le regole e sorveglianza per prevenire le tecniche di manipolazione in tutte le sedi in cui vengono scambiate le valute digitali”, ha spiegato nel 2018 l’ex presidente della SEC Jay Clayton, che ha guidato l’agenzia tra il 2017 e il 2020.
La questione della custodia è stata un punto importante per il Clayton. Egli afferma che il rischio in un ETF dovrebbe riguardare il valore dell’asset e non il rischio di furto o perdita
Clayton contesto’ poi lo stato dell’allora nascente dei mercati dei futures bitcoin:
“Sebbene CME e CBOE siano mercati regolamentati per i derivati bitcoin, non vi è alcuna base documentata che permetta alla Commissione di concludere che questi mercati siano di dimensioni significative. Inoltre, poiché i futures sui bitcoin vengono negoziati su CME e CBOE solo da dicembre 2017, la Commissione non ha basi su cui prevedere come questi mercati potrebbero crescere o svilupparsi nel tempo, o se e quando potrebbero raggiungere dimensioni significative.”
E’ interessante qui osservare come Clayton abbia recentemente espresso una posizione di favore verso un ETF Bitcoin, implicitamente criticando Gensler.
2018: Il mercato matura e arriva Gensler
Le richieste di nuovi ETF bitcoin sono state poche e rare a seguito del deciso rifiuto da parte della SEC di altri ETF bitcoin nel 2018. Ma il sogno di un ETF bitcoin quotato negli Stati Uniti non è mai morto. Dopo due anni tranquilli, le richieste di ETF bitcoin ritornano ad arrivare alla SEC nel 2021 quando Gary Gensler sostituisce Clayton come presidente dell’agenzia.
Bisogna sottolineare che Gensler viene fino a quel momento visto come favorevole al mondo delle criptovalute. Egli aveva tenuto diversi corsi universitari all’MIT su temi legati alla blockchain. Insomma, sia nel bene che nel male, Gensler ha sempre compreso il settore molto bene. Nell’agosto 2021, Gensler espresse la sua apertura a considerare gli ETF bitcoin in un discorso tenuto all’Aspen Security Forum.
La reazione alle aperture di Gensler è stata immediata. Nelle due settimane successive ad un suo discorso sul tema, vengono proposte sei nuove richieste di ETF futures Bitcoin. Insomma, rincomincia la corsa agli ETF.
2019: Cresce il fermento nei mercati
Se il 2018 ha segnato il punto più basso per le aspettative sugli ETF bitcoin quotati negli Stati Uniti, forse il discorso di Gensler ha invece segnato il punto più alto.
A sostenere l’idea che la SEC avrebbe finalmente dato il via libera a un ETF bitcoin è l’approvazione di una manciata di fondi comuni di investimento bitcoin quell’estate. Ciascuno di questi fondi ha investito in futures bitcoin. Il che rafforza l’idea che un ETF futures sarebbe probabilmente il primo tipo di fondo bitcoin da lanciare.
Non tutti ne erano contenti pero’. Infatti, la gestione dei futures introduce una serie di rischi poiché il fondo deve gestire dei complessi contratti derivati. Alcuni partecipanti al mercato affermano si tratti di un costo inutile per gli investitori. Infatti, la SEC avrebbe potuto semplicemente approvare un ETF spot bitcoin che avrebbe posseduto direttamente il bitcoin.
A quel punto non importava. Dopo anni di attesa, gli investitori erano contenti che anche un prodotto basato sui derivati fosse all’orizzonte.
2021: Arriva il primo ETF Bitcoin
Il 19 ottobre 2021 arriva il momento che tutti aspettavano: il lancio del primo ETF bitcoin quotato negli Stati Uniti. E come previsto, è stato un successo.
L’ETF ProShares Bitcoin Strategy (BITO) accumula asset per 1 miliardo di dollari in soli due giorni. Più velocemente di qualsiasi altro ETF mai lanciato in precedenza.
Ma poi succede qualcosa di inaspettato: l’ETF si deve scontrare con la dura realtà: i tempi del lancio di BITO non avrebbero potuto essere peggiori.
Solo tre settimane dopo l’arrivo sul mercato di BITO, bitcoin ha ormai raggiunto il picco e ha iniziato una lunga scivolata che lo portera’ a un gigantesco calo del 76% dal suo massimo al suo minimo un anno dopo.
Da un massimo di 1,4 miliardi di dollari, il patrimonio di BITO scende a soli 500 milioni di dollari. Per gli investitori che avevano atteso anni, è una triste beffa del destino.
Bisogna osservare che il prodotto BITO ha funzionato perfettamente tutto questo tempo. Il suo declino infatti è stato interamente in linea con il calo dei prezzi sottostanti del bitcoin.
2022: Aumenta la richiesta di un ETF bitcoin spot
Nonostante il (relativo) successo di BITO, gli investitori e i fondi ETF continuano ad aspettare un ETF spot su bitcoin.
Come menzionato sopra, un ETF di questo tipo deterrebbe direttamente bitcoin. Attraverso un custode, l’ETF controllerà le chiavi private associate ai bitcoin effettivi, non un contratto derivato di acquisto o vendita. Non essendoci un contratto, i bitcoin possono quindi essere detenuti a tempo indeterminato e non ci sarebbe bisogno di gestire le posizioni.
Per alcuni investitori, un ETF spot bitcoin rappresenterebbe un’esposizione più diretta al bitcoin rispetto a un ETF che detiene futures. Basta pensare banalmente ai fondi pensione o agli investitori che sono limitati in quello che possono fare.
2023: Aspettando il via libera sull’ ETF Bitcoin
Per quanto BITO abbia avuto successo (soprattutto nella sua prima fase) i mercati non possono fare a meno di pensare che fosse tutto un po’ deludente.
All’epoca, si pensava che il primo ETF bitcoin fosse in grado di raccogliere facilmente 10 miliardi di dollari o più. Eppure oggi BITO ha meno di 1 miliardo di dollari in asset, e nessuno degli altri pochi ETF sui futures bitcoin che seguirono raccolsero più di 30 milioni di dollari in asset.
La conclusione risulta abbastanza ovvia: gli investitori preferiscono l’ETF spot.
Oggi sembrerebbe che l’ETF spot bitcoin che i Winklevoss avevano immaginato dieci anni fa diventerà realtà molto presto.
Grayscale ha finalmente vinto la sua battaglia legale con la SEC per il rifiuto dell’agenzia di consentire al Grayscale Bitcoin Trust (GBTC) di essere convertito in un ETF. Il fatto che la SEC ha deciso di non fare ricorso alla recente decisione e’ un chiarissimo segnale che l’ETF spot dovrebbe essere dietro l’angolo.