Hamas e Bitcoin: Scandalo Wall Street Journal

Hamas e Bitcoin

L’articolo del WSJ che ha recentemente portato il Dipartimento del Tesoro USA a proporre una folle regolamentazione sui coinjoin avrebbe sovrastimato i fondi raccolti da Hamas di oltre il 99%.

Nell’ultimo episodio di informazione pessima dei media mainstream, la scorsa settimana il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo in cui si affermava che oltre 90 milioni di dollari in Bitcoin e criptovalute sarebbero stati utilizzati per finanziare Hamas. L’affermazione ovviamente ha suscitato grande attenzione da parte di diversi media e dei politici.

“I portafogli di valuta digitale che le autorità israeliane hanno collegato alla PIJ hanno ricevuto ben 93 milioni di dollari in criptovalute tra l’agosto 2021 e il giugno di quest’anno, come ha dimostrato l’analisi di Elliptic. I portafogli collegati ad Hamas hanno ricevuto circa 41 milioni di dollari in più in un periodo di tempo simile, secondo la ricerca di un’altra società di analisi e software di criptovaluta, BitOK, con sede a Tel Aviv”, si legge nell’articolo.

La politica si scatena

Ovviamente, i politici anti-Bitcoin hanno citato l’articolo del WSJ in una lettera alla Casa Bianca e al Dipartimento del Tesoro. Nella lettera si chiede di ” affrontare le gravi minacce alla sicurezza nazionale poste dall’uso delle criptovalute per finanziare il terrorismo”.

Hamas e Bitcoin

Uno dei principali e noti politici anti-Bitcoin, la senatrice Elizabeth Warren, insieme ad altri 28 senatori e 76 membri della Camera dei Rappresentanti, ha immediatamente cavalcato l’onda della FUD Hamas e Bitcoin. Nella lettera, la Warren chiede di “agire per limitare in modo significativo l’attività illecita delle criptovalute”.

“Il fatto che l’attacco mortale di Hamas contro i civili israeliani avvenga mentre il gruppo è diventato uno dei più sofisticati utilizzatori di criptovalute nel settore della finanza del terrore chiarisce la minaccia alla sicurezza nazionale che le criptovalute rappresentano per gli Stati Uniti e i nostri alleati”, si legge nella lettera.

In seguito alla notizia, il Dipartimento del Tesoro americano ha annunciato nuove sanzioni per gli operatori di Hamas. Si fa anche riferimento a una singola UTXO di oltre 2.000 dollari come prova dell’utilizzo di Bitcoin da parte dei terroristi.

La realtà dei fatti su Hamas e Bitcoin

Un giorno dopo, il 18 ottobre, la società di sorveglianza Chainalysis ha pubblicato un rapporto che corregge i numeri citati dal Wall Street Journal. Quello che emerge dal report di Chainalysis e’ che gli autori dell’articolo avrebbero erroneamente conteggiato il volume di scambi di un intero exchange (82 milioni di dollari) considerando quest ultimo come l’indirizzo di Hamas. Insomma, una mossa da principianti!

Si legge infatti nel report che:

Dei circa 82 milioni di dollari in criptovaluta ricevuti da questo indirizzo, circa 450.000 dollari di fondi sono stati trasferiti dal noto portafoglio affiliato al terrorismo. Data l’attività di questo indirizzo, è probabile che la persona o il gruppo di persone che lo controlla non sia la stessa che controlla il portafoglio affiliato al terrorismo. Piuttosto, sembrerebbe sia un fornitore di servizi che consapevolmente o inconsapevolmente ha facilitato l’attività di finanziamento del terrorismo

Nonostante le prove contraddittorie, il 19 ottobre la FinCEN ha pubblicato una proposta di portata spropositata che prevede una supervisione senza precedenti dell’intero ecosistema Bitcoin e limitazioni sostanziali alla privacy degli utenti.

Ad oggi, i numeri del WSJ, ampiamente citati ma palesemente ingannevoli, non sono ancora stati rettificati dal giornale. Bisogna notare che questi numeri grossolani citati nell’articolo non si trovano nemmeno nella recente analisi dei finanziamenti di Hamas condotta dalla società di sorveglianza Elliptic.

D’altronde, e’ abbastanza noto che Hamas aveva deciso quest’anno di non accettare più donazioni in Bitcoin, in quanto la privacy dei donatori veniva spesso messa a rischio.

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