I fattori che stanno indebolendo la fiducia nelle valute scoperte

di Alasdair Macleod

Il Grande Gioco della geopolitica si arricchisce di una nuova faida: il nuovo hotspot è Israele e il Medio Oriente musulmano. Ormai l’Ucraina è bella che finita e gli Stati Uniti probabilmente la abbandoneranno al suo destino, come l’Afghanistan.

Nel frattempo i prezzi dell’energia sono destinati a mantenere alti l’inflazione e i tassi d’interesse, indebolendo gli stati, i sistemi bancari e le imprese dipendenti dal credito a basso costo.

Questo saggio si concentra sulle conseguenze per le valute fiat, ovvero strumenti scoperti valutati in base alla fiducia della popolazione in essi. Mettere insieme questo puzzle rivela una crisi sempre più certa per le valute del G7.

I prezzi dell’energia questo inverno

È sempre più probabile un’escalation della crisi in Medio Oriente, ma i prezzi del petrolio e del gas non la riflettono ancora. I grafici qui sotto riguardano il petrolio e il gas naturale sin dal questa estate.

Se è vero che negli ultimi sei mesi questi prezzi sono aumentati rispettivamente del 14% e del 38%, lo scoppio delle ostilità tra Israele e Hamas ha visto i prezzi del petrolio e del gas naturale diminuire drasticamente. Ma se le tensioni aumentano, questi prezzi sono destinati a salire fortemente rispetto ai livelli attuali.

Inoltre, con le riserve strategiche statunitensi diminuite del 40% da quando sono state imposte le sanzioni alla Russia lo scorso anno, la capacità degli Stati Uniti di compensare ulteriori aumenti dei prezzi del petrolio sta diventando limitata. E mentre entriamo nell’inverno dell’emisfero settentrionale, la domanda globale per entrambe le fonti energetiche aumenterà.

Ciò è importante a causa dell’effetto sul livello generale dei prezzi e dell’accomodamento creditizio che i governi del G7 sono tenuti a fornire a fronte di prezzi più elevati. Questo accomodamento arriverà sotto forma di un aumento dei deficit pubblici e forse di una ripresa del QE, perché il credito delle banche commerciali non è più in espansione. Ma mentre gli stati stanno fornendo accomodamento fiscale, le loro banche centrali non avranno altra scelta se non quella di aumentare i tassi d’interesse dai livelli attuali, a meno che non abbandonino i loro mandati riguardanti l’inflazione.

Tuttavia, oltre alla Germania, gli altri Paesi del G7 sono già nella trappola del debito. Gli interessi sul debito statunitense nell’anno fiscale in corso potrebbero salire a quasi $1.500 miliardi con un rapporto deficit/PIL pari forse al 14%. La condizione del Giappone è ben peggiore, con un rapporto debito/PIL che supera il 260%, il che significa che per ogni aumento dell’1% delle spese di finanziamento si aggiunge il 5,7% alla spesa pubblica totale. Non c’è da stupirsi se le autorità monetarie giapponesi stiano disperatamente sopprimendo i tassi d’interesse.

È tutto piuttosto surreale. Nei prossimi mesi le forniture energetiche saranno inferiori alla domanda, colpendo l’Europa in modo particolarmente duro anche senza un deterioramento della situazione militare in Palestina. Qualsiasi ottimismo sull’inflazione e sui tassi d’interesse sarà quasi certamente sostituito dal pessimismo; un pessimismo destinato a diffondersi alle condizioni dell’intero sistema bancario del G7.

Valutare le valute fiat e il loro potenziale di collasso

È tempo di spiegare perché i macroeconomisti sbagliano nel loro approccio matematico. Sebbene un numero crescente di essi ed esperti finanziari riconoscano i pericoli economici emergenti, la loro comprensione di essi e del motivo per cui sono emersi è a dir poco lacunosa. La dipendenza dai modelli statistici e matematici si è rivelata una trappola e il presupposto che il denaro scoperto sia il sostituto privo di rischi dell’oro ci sta portando verso una crisi che distruggerà l’intero sistema monetario fiat.

Dobbiamo ringraziare l’economista Austriaco Carl Menger per aver compreso il valore attribuito a una valuta fiat. Menger fu uno dei tre economisti che negli anni ’70 dell’Ottocento svilupparono la teoria marginale dei prezzi (gli altri furono Jevons e Walras). Fu l’unico ad abbracciare pienamente gli ordini umani di priorità e soggettività come base per i prezzi, rifiutando completamente la teoria dei prezzi determinati dai costi.

Menger capì anche che la funzione del denaro era quella di fornire un valore oggettivo nelle transazioni, mentre tutta la soggettività era da ricercarsi nei beni e nei servizi oggetto di scambio. Questa linea di ragionamento fu ulteriormente sviluppata dagli economisti che lo seguirono, in particolare Ludwig von Mises, che estese tale analisi nel suo libro Teoria della moneta e del credito pubblicato nel 1912.

Nella seconda parte del Capitolo 1, Mises scrisse quanto segue:

L’elemento centrale nel problema economico del denaro è il valore di scambio oggettivo dello stesso, popolarmente chiamato potere d’acquisto. Questo è il punto di partenza necessario di ogni discussione; poiché solo in relazione al suo valore di scambio oggettivo si evidenziano quelle proprietà peculiari del denaro che lo differenziano dalle merci.

Ciò non deve essere inteso nel senso che il valore soggettivo sia di minore importanza nella teoria della moneta che altrove. Le stime soggettive degli individui sono alla base della valutazione economica del denaro così come di quella degli altri beni.

Dal titolo stesso del suo libro, possiamo dedurre che per Mises il denaro era l’oro e tutto il resto era credito. Allora com’è possibile che l’oro possa avere un valore soggettivo, oltre a quello oggettivo nelle transazioni?

Il valore soggettivo dell’oro modifica il suo valore oggettivo mediante le variazioni del livello di denaro trattenuto e non speso rispetto a beni e servizi. Anche con il gold standard le abitudini di risparmio e di spesa dei consumatori differiscono.

Quando le persone decidono di aumentare il proprio tasso di risparmio, il potere d’acquisto dell’oro tende ad aumentare, mentre se le persone riducono i propri risparmi, il suo potere d’acquisto tenderà a diminuire. Ma poiché l’oro come denaro è accettato a livello internazionale e non presuppone barriere all’arbitraggio commerciale, ci sarà la tendenza a correggere il livello generale dei prezzi di una nazione secondo una norma internazionale. A causa di questa attività di arbitraggio, l’oro tenderà a fluire da dove i beni sono più cari a dove sono più economici. L’attuale differenza nelle parità di potere d’acquisto rappreseta principalmente valute fiat e barriere commerciali, dove questo arbitraggio non avviene.

Quando una moneta è saldamente legata all’oro, anche se rimane pur sempre credito adotta il massimo grado di oggettività possibile, perché il valore dell’oro come denaro è universalmente riconosciuto, facilitando i flussi commerciali. Le differenze nei tassi d’interesse tra le valute con standard aurei credibili portano anche a riserve che fluiscono dall’una all’altra, con i valori dell’oro in quelle nazioni con il tasso d’interesse più alto che agiscono come valore oggettivo nell’arbitraggio e quelle col tasso d’interesse più basso che fungono da valore soggettivo.

Questo è ciò che intendeva Mises quando diceva che “le stime soggettive degli individui sono alla base della valutazione economica del denaro così come di quella degli altri beni”.

I valori oggettivi e soggettivi del denaro coincidono rispetto alla sua funzione d’intermediazione tra venditori e acquirenti di beni e servizi. È il suo valore oggettivo che conta, confinando la soggettività del valore ai beni scambiati. È questa caratteristica che definisce il denaro e anche i suoi sostituti coperti. Dato che il mondo di oggi non utilizza il denaro, ovvero l’oro o suoi sostituti, ciò è un ulteriore fattore da annoverare nella dimensione delle valute fiat.

Il valore oggettivo di una valuta fiat ai fini delle transazioni viene modificato dalla fiducia in essa di chi la utilizza, ma la vera relazione tra l’oro e una valuta fiat è che il valore soggettivo risiede in quest’ultima e il valore oggettivo nell’oro. Questo è il contrario di quanto comunemente si pensa, abitudine nata dal quotare un gold standard in termini di unità monetarie rispetto all’oncia, quando il rapporto corretto dovrebbe essere espresso in peso d’oro rispetto a un’unità monetaria. Secondo la definizione giuridica in America espressa nel Gold Standard Act del 1900:

Sia decretato dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America riuniti al Congresso, che il dollaro costituito da venticinque e otto decimi di grani d’oro e nove decimi di raffinatezza, come stabilito dalla sezione 3500 undici degli Statuti riveduti degli Stati Uniti, sarà l’unità di valore standard, e tutte le forme di moneta emesse o coniate dagli Stati Uniti saranno mantenute alla parità di valore con questo standard, e sarà dovere del segretario del Tesoro degli Stati Uniti mantenere tale parità.

Ovviamente quando si utilizzava il dollaro come sostituto dell’oro, era complicato descriverlo come costituito da 25,8 grani di una moneta che era al 90% d’oro: $20,67 per un’oncia era più semplice in pratica, così come lo era $35 in seguito alla svalutazione del dollaro dal 1934 fino alla fine di Bretton Woods nel 1971. Da allora in poi descrivere il prezzo dell’oro come soggettivo è un errore grossolano. È un dato di fatto che il potere d’acquisto del dollaro sia diminuito, perché l’oro ha un valore oggettivo mentre il dollaro è sempre soggettivo.

Se fosse necessaria un’ulteriore prova di tale relazione, i documenti storici mostrano che i prezzi in oro di molti beni sono rimasti notevolmente stabili nel corso dei secoli, mentre nessuna valuta fiat è sopravvissuta per periodi prolungati. L’unica eccezione finora è l’attuale sistema monetario fiat, tuttavia la sua perdita di potere d’acquisto da quando è diventato totalmente scoperto è illustrata nel grafico qui sotto.

Da quando le valute mondiali hanno sospeso qualsiasi forma di convertibilità in oro nel 1971, il dollaro statunitense ha perso il 98,2% del suo valore in oro, la sterlina il 99,1%, l’euro (compresi i suoi componenti precedenti) il 98,8% e lo yen il 95,8%. Inoltre il potere d’acquisto di queste valute ha mostrato una grande volatilità, come illustra il grafico del prezzo del petrolio in oro negli ultimi settantatré anni.

Parte della bassissima volatilità del prezzo del petrolio in oro riflette la volatilità del potere d’acquisto del dollaro, senza il quale sarebbe stato senza dubbio ancora più stabile. È l’instabilità del dollaro il problema ed è chiaro che è l’oro fisico a rappresentare il valore oggettivo, mentre la valuta fiat quello soggettivo.

Per ora l’abitudine e la propaganda anti-oro nascondono questo rapporto, ma la storia ci informa che l’errore prima o poi verrà pagato. In quel momento la farsa secondo cui le valute fiat sono denaro reale e l’oro sarà solo una curiosità storica sarà completamente smascherata. E il destino delle valute fiat di oggi seguirà quello dei loro predecessori: un crollo nel loro potere d’acquisto.

I fattori che indeboliscono la fiducia nelle valute scoperte

La rapidità con cui avverrà questo crollo e le conseguenze per i beni materiali e immateriali sono di grande interesse per coloro che desiderano preservare la propria ricchezza. Negli ultimi mesi ho scritto una serie di articoli che dettagliano i singoli aspetti di una crisi delle valute fiat, quindi quello che segue è solo un breve riassunto.

• Tassi d’interesse. Con o senza tensioni in Medio Oriente, l’aumento dei prezzi dell’energia si tradurrà senza dubbio in un aumento dei prezzi di tutto. È il potere d’acquisto delle valute fiat a indebolirsi e le autorità non avranno altra alternativa se non quella di consentire ai tassi d’interesse di continuare a salire per evitare un suo crollo anticipato.

• Credito bancario commerciale. Il credito delle banche commerciali si sta contraendo a causa della preoccupazione di queste ultime per la prospettiva di prestiti in sofferenza, per il calo dei valori degli asset finanziari e per la mancanza di acquirenti di garanzie come gli immobili commerciali. Il loro indebitamento operativo è aumentato notevolmente quando i tassi d’interesse erano a zero e negativi, e ora che sono aumentati, i banchieri cercano disperatamente di ridurre i loro profili di rischio. La carenza di credito disponibile per le attività economiche sta facendo salire i tassi d’interesse indipendentemente dalle politiche monetarie delle banche centrali.

• Trappole del debito. I governi del G7 sono tutti intrappolati nel debito. Queste trappole vengono innescate dal forte aumento dei tassi d’interesse. Particolarmente a rischio nel contesto globale è il Giappone, il cui rapporto debito/PIL supera il 260%. Questi rapporti sono destinati a salire a causa di una combinazione di deficit crescenti e costi degli interessi sul debito.

• Recessione o crisi mondiale. Come confermato da numerosi sondaggi aziendali, le nazioni del G7 si trovano ad affrontare una crisi economica sempre più grave, poiché le imprese sovraindebitate, che erano redditizie quando i tassi d’interesse erano molto più bassi, vengono messe al muro a causa dei tassi d’interesse più elevati. La proprietà commerciale e il debito private equity sono esempi di settori e modelli di business che vengono distrutti dal nuovo contesto economico.

• Valori degli asset finanziari. Dato che i rendimenti obbligazionari sono aumentati provocando sostanziali cali dei prezzi dei bond, il cambiamento nella base di valutazione deve ancora riflettersi sui mercati azionari. Di conseguenza le azioni rischiano di crollare al prossimo aumento dei rendimenti obbligazionari, se non prima. Ciò non solo impoverisce gli investitori, ma la riduzione del loro valore come garanzia collaterale ha conseguenze distruttive per l’intero sistema bancario, che si trova a dover liquidare gli asset finanziari detenuti a fronte di prestiti che si deteriorano.

• Le banche centrali del G7 sono tecnicamente insolventi. Le perdite di bilancio derivanti dall’allentamento quantitativo in tutte le banche centrali del G7 sono di multipli superiori al loro patrimonio netto. È possibile ricapitalizzarle, con la probabile eccezione della BCE. Quest’ultima richiederà ai suoi “investitori chiave”, ovvero la rete delle banche centrali nazionali nell’Eurosistema, di sottoscrivere nuove azioni in un momento in cui anch’esse sono profondamente in deficit. Sarà necessaria l’approvazione legislativa in diverse giurisdizioni per ricapitalizzare le banche centrali nazionali e la BCE, il che potrebbe aggravare la crisi nell’Eurosistema e probabilmente minacciare l’esistenza dell’euro stesso.

• Le banche commerciali rischiano di fallire. Avendo mantenuto i profitti utilizzando elevati livelli di leva finanziaria quando i margini di credito erano compressi da tassi d’interesse negativi, le principali banche sia dell’Eurozona che del Giappone hanno rapporti attivi/patrimonio netto pari a venti volte o più. Questo livello elevato d’indebitamento non s’è mai visto prima. L’aumento dei tassi d’interesse sta rapidamente trasformando il ciclo dei prestiti bancari da una ricerca di prestiti redditizi a una paura di perdite. Nel tentativo di sopravvivere individualmente, stanno imponendo una stretta creditizia sui mutuatari che dipendono dai prestiti bancari. Questa contrazione del credito porta sempre ad una crisi sistemica per l’intero settore bancario e ad un crollo dell’attività economica.

• Geopolitica. L’alleanza occidentale che abbandona l’Ucraina sembra sempre più certa, con l’attenzione pubblica adesso rivolta alla situazione palestinese. Se ciò dovesse degenerare in uno scontro tra America e Iran, allora ci si può aspettare che i prezzi dell’energia aumentino fortemente.

• Detenzione estera di dollari. Secondo il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti, gli stranieri possiedono circa $33.000 miliardi in asset finanziari e depositi bancari. A ciò va aggiunta una stima dei saldi in dollari di proprietà estera nelle banche non statunitensi e nelle banche ombra. Sulla base delle posizioni in valuta estera in cui una gamba è in dollari, la Banca dei Regolamenti Internazionali stima che questi saldi offshore in eurodollari ammontino a ulteriori $85.000 miliardi, a cui si aggiungono altri $10.000 miliardi in obbligazioni in eurodollari.

La riabilitazione dell’oro

Il rifugio per eccellenza da ciò che equivarrà a un ridimensionamento delle valute fiat sarà l’oro fisico; l’oro sintetico, invece, è credito e non offre protezione in una crisi monetaria. Grazie alla tecnologia moderna, la velocità degli eventi potrebbe diventare estremamente rapida.

Come si evolverà effettivamente e la velocità con cui lo farà può solo essere ipotizzato, ma non c’è dubbio che sia la Cina che la Russia abbiano adottato misure per proteggersi. La Cina ha potenziato le sue attività di estrazione del metallo giallo tanto da diventare ora la nazione più grande per produzione. Inoltre è chiaro che prima il governo cinese, e poi i suoi cittadini, hanno accumulato grandi quantità di oro fisico; dal 1983 il primo e i secondi dal 2002, quando è stato aperto lo Shanghai Gold Exchange. E solo lo scorso giugno le banche controllate dallo stato hanno iniziato a offrire conti in oro ai depositanti, consentendo anche a chi aveva scarsi risparmi di possedere denaro vero.

Data questa linea di politica cinese sull’oro che dura ormai da quarant’anni, possiamo essere certi che siano in atto piani per puntellare il valore dello yuan. La Russia è arrivata alla stessa conclusione un po’ più tardi, ma con le sue riserve ufficiali pari a 2.360 tonnellate, è già il quinto detentore più grande. Inoltre la Russia ha due fondi sovrani che si dice contengano ulteriori 10.000-12.000 tonnellate.

Non è nell’interesse di nessuna delle due nazioni destabilizzare il sistema monetario fiat basato sul dollaro, ma la Cina è più paziente a questo riguardo rispetto alla Russia. Quest’ultima stava promuovendo attivamente il primo passo verso il ritorno a un gold standard, proponendo una valuta di saldo commerciale legata all’oro per i BRICS. Non è riuscito a entrare nell’ordine del giorno della riunione di Johannesburg dello scorso agosto a causa dell’opposizione di Cina e India. Invece, nei loro tentativi di de-dollarizzazione, hanno concordato di accettare le reciproche valute, ma questo può essere solo un ripiego.

Anche se una mossa per proteggere le proprie valute ritornando a un gold standard può essere eseguita con breve preavviso, sarebbe sicuramente il chiodo definitivo nella bara delle valute fiat.

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/

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