Il curioso caso di Roman Sterlingov
Roman Sterlingov è uno sviluppatore russo, noto al grande pubblico per le accuse di aver creato e gestito il sito web Bitcoin Fog, un servizio anonimizzazione Bitcoin che consentiva agli utenti di nascondere le tracce delle loro transazioni.
È stato arrestato dalle autorità americane a maggio del 2021, con l’accusa di riciclaggio di denaro. Sono in molti però a sostenere che Roman sarebbe stato detenuto ingiustamente, poiché non ci sono prove sufficienti a sostegno delle accuse. La sua detenzione si basa su prove poco convincenti raccolte da Chainalysis, un’azienda specializzata nel tracciamento di Bitcoin e criptovalute che lavora a strettissimo contatto con le autorità americane e di molti altri paesi.
Secondo le accuse, Roman Sterlingov avrebbe aiutato i criminali a riciclare denaro attraverso il servizio Bitcoin Fog. Ma Chainalysis ha utilizzato solo un algoritmo di cluster analysis per collegare le transazioni Bitcoin effettuate tramite Bitcoin Fog ad alcuni casi di riciclaggio di denaro. Questo algoritmo non costituisce una prova concreta, in quanto non tiene conto dei motivi legittimi per cui le persone potrebbero voler usare un servizio come Bitcoin Fog. Questi motivi spaziano dalla banale privacy delle transazioni alla protezione dalle frodi online e a considerazioni di incolumità fisica e protezione della propria famiglia.
La parte più assurda di questa vicenda è che l’analisi di Chainalysis non avrebbe rivelato alcuna prova di coinvolgimento diretto di Roman Sterlingov nei casi di riciclaggio di denaro in questione. Ciò significa che non esiste alcuna prova che dimostri che Roman abbia violato le leggi americane sul riciclaggio di denaro.
La detenzione ingiusta di Roman Sterlingov è un esempio di come le autorità americane stiano utilizzando tecniche di analisi dei dati per incriminare le persone senza prove concrete. L’uso di algoritmi di clustering per collegare le transazioni Bitcoin a presunti crimini è una pratica comune, ma non è una prova sufficiente per giustificare un’arresto.
Un dettaglio ancora più inquietante è che l’incriminazione di Roman sarebbe avvenuta poche settimane prima dell’annuncio di un nuovo gigantesco round di finanziamenti per Chainalysis. Secondo l’avvocato di Roman, tra i due eventi vi sarebbe una correlazione e l’arresto sarebbe servito “a dimostrare l’efficacia di Chainalysis nel combattere il crimine”.
La situazione di Roman Sterlingov ha ovviamente attirato l’attenzione di molti esperti di Bitcoin e di privacy online, che hanno espresso preoccupazione per il fatto che le autorità americane possano utilizzare queste tecniche per violare la privacy dei loro cittadini.
L’ingiusta detenzione di Roman ha sollevato il problema della giustizia nel sistema giudiziario americano. Molti esperti legali ritengono che l’arresto senza prove concrete sia una violazione dei diritti umani, come il diritto alla libertà personale e la presunzione di innocenza.
Il processo a Roman Sterlingov è ancora in corso, e le autorità americane devono dimostrare le loro accuse e convincere i magistrati della validità del loro caso. Importante il fatto che un giudice si sarebbe espresso dichiarando pienamente legale l’utilizzo di mixer e strumenti di anonimato (cosa che Roman ammette di aver utilizzato), ma non l’attività di gestione di questi (cosa che Roman ovviamente smentisce di aver fatto).
Questo è un caso che andrà monitorato molto attentamente da tutta la comunità Bitcoin e che ancora una volta ci ricorda dell’importanza della privacy in questo ambiente spesso ostile alle libertà individuali.
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