Il quadro generale finora: due anni dopo
Questa serie annuale è iniziata da quando Powell ha iniziato a rialzare i tassi di riferimento della FED dapprima indirettamente, aumentando il tasso di remunerazione nella struttura pronti contro termine di 5bps, e poi direttamente col raggiungimento del 5,5% del Fed Fund Rate. Il 2021, quindi, e il 2022 hanno rappresentato due anni fondamentali in tutta la storia dell’economia moderna, rivoluzionando un sistema che era stato consolidato sin dalla fine di Bretton Woods. Per quanto audace possa sembrare l’affermazione, ritengo che gli Stati Uniti abbiano dichiarato formalmente indipendenza dal Regno Unito solo nel marzo 2022: pensionamento del LIBOR ed entrata in scena del SOFR. Anche l’UE vuole dichiarare indipendenza dagli USA e non avendo più la fonte primaria di finanziamento, il mercato degli eurodollari che è stato contratto dalle azioni della FED, la sua strada adesso passa attraverso l’unione fiscale e un esercito personale. Tale indipendenza, inizialmente, era stata avviata come una scalata ostile nei confronti degli Stati Uniti, ma inutile dire che le cose sono andate male e la strategia s’è ritorta contro. Per continuare a far fluire i finanziamenti e permettere a questo abominio socioeconomico di continuare a operare, oltre ad avere a disposizione la possibilità di sequestrare/confiscare gli asset dei cittadini europei in caso di estrema necessità (euro digitale), è vitale l’implementazione di una tassazione diretta sotto l’egida della Commissione europea. Non solo, anche la creazione di un esercito europeo e il distacco dalla NATO (non è un caso che quest’ultima sia diventata lo zimbello del mondo, ultima prova a supporto di tale tesi è il caos eruttato nel Canale di Suez).
Di conseguenza sono necessarie diverse prove di forza, come il braccio di ferro infinito tra l’UE e l’Ungheria sulle questioni fiscali e militari. Questo sfoggio di potere è funzionale a puntellare la credibilità all’Eurosistema, colata a picco negli ultimi 4 anni. L’UE deve dimostrare al mondo che ha tutti sotto controllo e se non ce li ha tutti sotto controllo, allora si muoverà per cambiare le regole e mettere tutti sotto controllo. Come si fa altrimenti a vendere migliaia di miliardi in obbligazioni agli investitori se non si ha un meccanismo di garanzia a supporto di tale architettura? Lo stesso meccanismo usato da FMI/Banca Mondiale per tenere in riga i Paesi del Terzo mondo. Il risultato è l’integrazione politica da cui nessuno può uscire, per questo sarà investito fino all’ultimo centesimo di capitale politico affinché ciò si avveri. Non esiste alternativa secondo l’ottica degli eurocrati. Al contempo si spinge l’amministrazione Biden a fare pressione sulla FED affinché torni ad abbassare i tassi in modo che gli eurobond possano essere venduti a tassi di rendimento sotto lo zero, dato che a quelli attuali non sono sostenibili. Perché? Perché il livello di tassazione in Europa è già alto e il rischio è quello di scatenare (ulteriore) caos interno. Soprattutto in un continente in cui lo stato di diritto è stato fatto a pezzi.
L’UE è l’Unione delle Repubbliche Socialiste Europee. È tutto l’opposto di una visione liberale: un governo socialista con deriva ineluttabile verso il comunismo. E il suo scopo ultimo è governare ogni più piccolo cavillo e settore della vita umana.https://t.co/smxRp2lwNR
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 8, 2024
Fanno ridere quelli che parlano di “regime” riferendosi SEMPRE agli altri, quando invece ci vivono essi stessi. Ennesimo episodio di stato di diritto calpestato, soprattutto alla luce della recente sentenza della Corte di Amburgo su Usmanov et al.https://t.co/ytyyI7VpF2
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 7, 2024
Ennesima pistola fumante che lo stato di diritto in UE è una barzelletta. I valori occidentali, in particolar modo europei, ormai sono furto, mendacia, oppressione e corruzione. https://t.co/die5o2rwuW
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) January 24, 2024
La corruzione dilagante che ha investito l’Occidente è stata alimentata dalla stampa scriteriata di denaro e dall’abbassamento dei tassi d’interesse di riferimento allo zero. Questi due fattori hanno contribuito a creare un ambiente economico in cui gli incentivi erano allineati per peggiorare la situazione. Tale sistema ha approfondito la sua influenza fino a raggiungere livelli impensabili di capillarità all’interno della società, di conseguenza un singolo colpo inferto contro di esso è facilmente assorbibile tramite la sua estrema ramificazione. È lo stesso motivo per cui l’Impero romano, così come quello greco e altri, fu in grado di resistere a diversi eventi avversi che avrebbero potuto spazzarlo via ben prima la data della sua disfatta ufficiale. Allo stesso modo accade oggi: la sfera d’influenza della cricca di Davos, ad esempio, corre talmente in profondità da necessitare di tempo consistente prima che possa essere smantellata. Ecco perché la FED è la carta migliore che si possa giocare per andare in tale direzione, cercando d’invertire la corruzione che ha infestato il Federal Reserve System da Roosevelt in poi. Sto parlando di una fase di transizione in cui la FED e le sorelle regionali tornano a essere quelle stanze di compensazione in concorrenza che erano al momento della loro nascita. Un forte segnale in tale direzione è la possibilità delle banche commerciali statunitensi di emettere la propria valuta digitale e coordinarsi con le FED regionali per l’organizzazione. Solo successivamente si potrà eventualmente discutere e realizzare uno smantellamento del sistema bancario centrale.
Come scrisse Mises in Omnipotent Government:
Data la natura umana così com’è, lo Stato è un’istituzione necessaria e indispensabile. Lo Stato è, se adeguatamente amministrato, il fondamento della società, della cooperazione umana e della civiltà. È lo strumento più vantaggioso e utile negli sforzi dell’essere umano volti a promuovere la felicità e il benessere. Ma è solo uno strumento e un mezzo, non l’obiettivo finale. Non è Dio. È semplicemente costrizione e coercizione; è il potere della polizia. […] Quando gli esseri umani in carica e i loro metodi non piaceranno più alla maggioranza di una nazione, nelle elezioni successive saranno sostituiti da altri esseri umani e da un altro sistema.
DALLA “RACE TO DEBASE” ALLA “RACE TO THE BOTTOM”
La centralizzazione dei poteri è il vicolo cieco di quella struttura socioeconomica che non riesce più a estrarre valore dalla società nel suo complesso tale da sostenerne la grandezza/diffusione. L’apparato statale, soprattutto in Europa, ha raggiunto dimensioni tali da necessitare di capitali in entrata crescenti. Inutile dire che questa è l’inevitabilità di tutti quei sistemi che scendono lungo la strada della Legge dei rendimenti decrescenti. Come spiegato nel mio precedente pezzo sulle obbligazioni europee SURE, la mobilitazione dei fondi in possesso dei cittadini europei è un escamotage per accelerare la creazione definitiva degli Stati Uniti d’Europa. Ciò che finora è mancato è il potere di tassare direttamente; prima con i bond SURE, poi con i prestiti del PNRR (una cui parte da rimborsare prevede la discrezionalità diretta da parte dell’UE nell’imposizione di tasse sul territorio italiano) e adesso con i bond i guerra si traccia la strada per arrivare a tale risultato.
Ci sono voluti solo 7 giorni affinché la prima notizia avesse il seguito scontato nella seconda. In passato ci voleva di più. Anche questo è un sintomo della Legge dei rendimenti decrescenti.
1) https://t.co/rOyWCWrP3P
2) https://t.co/eVMJ0BfhWj
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 24, 2024
Ma questa traiettoria non è altro che uno dei sintomi della malattia più grande chiamata Unione delle Repubbliche Socialiste Europee. Su queste pagine è stato documentato a sufficienza come l’UE, attraverso la regolamentazione, voglia catturare porzioni di valore aggiunto che non emergono spontaneamente dalle sue industrie bensì da quelle estere (principalmente statunitensi e asiatiche). L’industria europea è in ritardo su tutto, in particolar modo il settore tecnologico/digitale, e per quanto si voglia far alfiere della cosiddetta rivoluzione green attraverso i criteri ESG, essi vengono abbandonati progressivamente data la loro natura totalmente insostenibile. Ciò che rappresentano è un pledging allegiance nei confronti di una visione del mondo. Quale? Quella di un maggiore comando/controllo. Inutile dire che chi li sta abbandonando sono gli Stati Uniti, diametralmente opposti a un tale esito. E parallelamente a questo percorse corre anche la centralizzazione dei poteri all’interno della BCE, sia con l’euro digitale che con la moria (intenzionale) delle piccole/medie banche commerciali. Questo a sua volta significa meno risorse monetarie nei confronti della piccola/media impresa che sopravvive grazie alla capillarità del credito erogato da suddetti istituti bancari, i quali, diversamente dagli Stati Uniti, hanno un potere decisionale inferiore. Per quanto utili allo sviluppo locale, essi sono guardati con avversità dalla cittadinanza locale.
La riduzione di liquidità ad appannaggio delle piccole/medie imprese permette di consolidare l’industria in grandi complessi selezionati dall’alto, una monopolizzazione del settore industriale e dei beni prodotti. Inutile dire che il modello di riferimento è quello cinese e la tokenizzazione dei beni (sottoposti a monopolio) attraverso una valuta digitale delle banche centrali crea un’architettura sociale in cui il sequestro e la confisca sono all’ordine del giorno se gli individui non corrono lungo binari predefiniti. Inutile dire che il restringimento delle opzioni, e nel caso particolare il restringimento della platea delle piccole/medie imprese, permette alla pianificazione centrale socialista di dettare meglio il proprio passo. Al contrario la diffusione e la ramificazione sono l’essenza di un mercato fiorente e variegato, in sintonia con una scelta individuale più libera, meno coercitiva e soprattutto più intonata con una crescita organica (bottom up). In sintesi, l’Europa è stata svuotata dalla propria capacità di creare valore aggiunto affinché la classe dirigente (o gli oligarchi, come vengono etichettati altrove) possa continuare a perseguire i propri “sogni di gloria”. O per meglio dire, per sopravvivere a un destino già segnato, ovvero quello di soccombere sotto le contraddizioni di un’economia socialista e di un calcolo economico impossibile da effettuare con precisione e affidabilità.
Sin dalla grande crisi finanziaria è risultato chiaro che il sistema bancario centrale aveva perso il controllo. Infatti il mercato dell’eurodollaro e delle garanzie collaterali che sono eruttate lungo la sua scia d’adozione, hanno generato una serie di distorsioni off-budget impossibili da dirimere da parte dei comitati di gestione all’interno delle banche centrali. I dollari ombra che sono stati creati sulla base di questo sistema hanno mandato in tilt qualsiasi programma di gestione del rischio, cercando di tamponare gli spillover imprevisti e improvvisi che nel tempo sono fuoriusciti. L’era della cosiddetta coordinated central banks monetary policy altro non era che un tentativo di mettere una toppa a una falla gigantesca che è cresciuta di anno in anno, gettando liquidità contro un problema che non era basato su una mancanza della stessa ma di un mismatch sistemico tra i bilanci dei vari player nel mondo finanziario. Gli squilibri, man mano che emergevano, erano di una portata talmente grande da essere impossibili da colmare con l’iniezione di nuovi fondi/riserve all’interno del sistema bancario commerciale. La complessità e la contorsione raggiunta dal mercato degli eurodollari è arrivata a un punto da far ammettere ai diretti interessati nelle stanze dei bottoni che il problema era più grande di loro e il perseguimento di una strategia di quantitative easing infinito non avrebbe fatto altro che scaraventare nell’oblio gli Stati Uniti a vantaggio invece delle altre nazioni, Europa in primis.
Non bisogna soprassedere il fatto che stiamo parlando di dollari ombra e che quindi la loro creazione andava a scapito degli Stati Uniti stessi. Si trattava a tutti gli effetti di una scalata ostile a questi ultimi. Non è un caso che il settore bancario ombra è stato gonfiato di conseguenza. E a sua volta questa esplosione ha permesso sia alla Cina che all’Europa di usare gli USA come garanzia collaterale alle loro espansioni. Per quanto diventato incontrollabile, questo schema ha avuto un’origine: la City di Londra. Non si può dire con esattezza il momento in cui esso è venuto in essere, sta di fatto che la sua evoluzione ha avuto un’accelerazione con il piano Marshall di prestiti all’Europa post-bellica e le guerre di Corea prima e Vietnam poi. Il problema è che all’epoca c’era ancora una certa parvenza di stabilità conferita dal gold-exchange standard adottato a Bretton Woods. Il fallimento del Gold Pool di Londra si può ridurre a questo: dollari ombra incassati in lingotti d’oro. Visto che la FED era allora il punto di riferimento per quanto riguardava il rimborso in oro dei titoli che davano accesso a esso, Nixon si trovò obbligato a rompere definitivamente qualsiasi rapporto tra il dollaro e l’oro. Una soluzione dettata dal panico, dato che non si capiva bene cosa stesse accadendo. La chiusura della finestra dell’oro era una soluzione temporanea che aveva lo scopo di guadagnare tempo per trovare il bandolo della matassa. Inutile dire che le cose sono andate diversamente, perché tale scelta diede ancora più potere a Londra e la finanziarizzazione risultante ha complicato ulteriormente le cose. Soprattutto per gli Stati Uniti, i quali hanno inesorabilmente perso il controllo sulla loro politica monetaria.
Infatti non è un caso che fino al 2022 il tasso di riferimento nel mondo per l’indicizzazione di crediti/debiti era il LIBOR. La sua impostazione avveniva tramite 29 banche europee e solo una americana. Inutile sottolineare chi era avvantaggiato da questo tipo di situazione. Non è un caso, quindi, che nel 2017 sono iniziati i lavori in casa dello zio Sam per introdurre un’indicizzazione dei crediti/debiti basata esclusivamente sul suolo americano: il SOFR, entrato pienamente in vigore nel 2022. A marzo dello stesso anno Powell ha iniziato a rialzare i tassi di riferimento della FED, forte del fatto che i guai finanziari erano sostanzialmente in casa di chi sfruttava il mercato dell’eurodollaro per intascare i profitti e socializzare le perdite negli Stati Uniti. Detto in parole povere, il controllo del dollaro e della politica monetaria statunitense sono tornati a New York/Washington e sono stati allontanati da Londra. È necessario rimarcare un fatto importante: il LIBOR non era usato solo per i prestiti interbancari, ma per qualsiasi cosa nel mondo finanziario; esistono, ad esempio, contratti molto lunghi che sono stati siglati usando questo strumento all’interno di essi. Da parte loro le banche statunitensi sono state schermate da eventuali perdite dal passaggio LIBOR-SOFR attraverso una legge approvata ad hoc nel 2020.
Non solo ma a ciò si aggiunge la fuga di capitali che lasciano l’Europa e volano negli Stati Uniti, contribuendo a puntellare gli istituti bancari. Infatti chi ha più da perdere da questa situazione sono il Regno Unito, la Cina e l’UE, soprattutto perché la mole di derivati che sono eruttati dall’iperestensione del mercato dell’eurodollaro ammonta a oggi a circa $600.000 miliardi. Vi basti sapere che il PIL mondiale è circa $100.000 miliardi. Non bisogna aggiungere che al minimo traballamento, il castello di carte su cui è stato costruito questo gigantesco schema Ponzi non potrà fare altro che crollare. E come ogni schema Ponzi che si rispetti, il furto progressivo ne garantisce la continuità; non appena cambia un tassello fondamentale dello schema, ecco che il tutto rischia di capitolare a terra fragorosamente. Da qui la corsa mondiale ad accaparrarsi risorse reali per proteggersi. E qual è quel Paese nel mondo che ha più risorse di tal tipo? La Russia. E qual è quel continente nel mondo che ha più risorse di tal tipo? L’Africa. E chi, oltre alla Cina, ha espanso la propria sfera d’influenza in Africa soffiando territori all’Europa e alla Francia in particolar modo? La Russia. Non c’è da sorprendersi che Macron abbia il dente avvelenato nei confronti di Putin.
JUST IN – Macron: “We are certainly approaching a moment in our Europe where it will be appropriate not to be cowardly… war has returned to our soil.” — BFMTV
— Disclose.tv (@disclosetv) March 5, 2024
L’UE si sta rendendo conto che il suo progetto è stato un fallimento, che il suo progetto politico è stato un disastro, che gli sforzi per essere un concorrente degli Stati Uniti hanno ottenuto il contrario e la data di scadenza potrebbe arrivare il prossimo 30 settembre. Il tempo stringe… Anche perché questo tipo d’impianto socioeconomico, ovverosia quello dell’Unione Europea e della BCE, è maledettamente identico a quello che caratterizzò l’URSS; è possibile affermare che la BCE è la Gosbank 2.0 ed essendo questa la sua natura non è possibile non concludere che il suo fato è segnato. Non tanto per meriti altrui, quanto per i propri demeriti; un suicidio al rallentatore come accaduto nel 1991. Ecco perché l’intera UE si sta spostando verso un’economia di guerra, che ovviamente favorisce l’uso di misure draconiane (tra cui sequestri e confische). Accade l’esatto opposto invece negli Stati Uniti, con Powell e Trump il cui messaggio è “mettiamo a posto prima gli USA piuttosto che ficcare il naso altrove”.
Ed ecco la “prova provata” di quello che dico spesso: la FED, dopo aver messo ordine sul lato monetario dell’equazione, sta cercando d’influenzare la messa in ordine anche di quello fiscale. Attualmente il Congresso e l’amministrazione Biden sono un coacervo d’infiltrati/vandali. https://t.co/iF5RAzlaOH
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 6, 2024
Anche Wall Street ha capito l’antifona e si sta adeguando di conseguenza. Come sempre gli americani sono ottimi giocatori e hanno capito prima degli altri le potenzialità di Bitcoin, ad esempio, fornendo terreno fertile ai miner su cui basare le loro operazioni. Questo significa tasse pagate sul suolo americano ed economia di scala che si formano. Non solo, ma ci si fa alfieri di un movimento crescente e di un’industria agli albori che possono migliorare, e non poco, la prosperità americana e di conseguenza fornire un’ulteriore carta da giocare agli USA nella guerra finanziaria di oggi. Che fa invece l’Europa? Batte i piedi a terra e sbraita al cielo. Non solo ha perso la corsa nell’industria tecnologica/digitale e nelle transazioni finanziarie mondiali, ma anche nel campo del criptovalute. L’approvazione dell’ETF su Bitcoin negli USA è una monumentale legittimazione di tale asset agli occhi degli investitori istituzionali. L’approvazione stessa smentisce le parole della BCE. Al che la de-dollarizzazione è solo una favoletta, dato che affrontiamo una de-euroizzazione. Infatti l’entrata in scena del SOFR ha centrato ancora di più l’attenzione del mondo sui titoli di stato statunitensi, il collaterale globale per eccellenza che prima era accessibile facilmente attraverso la creazione ex novo ed ex nihilo dei dollari fantasma, mentre adesso bisogna acquistarli alla vecchia maniera: rafforzando effettivamente il dollaro. Per quanto la Yellen sia disposta a far correre l’inchiostro rosso nel Ministero del Tesoro USA per facilitare la vita agli altri player mondiali, la strategia higher for longer di Powell è quella che sta massacrando a tutti gli effetti i concorrenti degli USA. In questo modo il biglietto verde rimane forte, sfruttando non solo la fuga di capitali finanziari dall’estero, ma anche la paura di coloro che sono pesantemente esposti al mercato dell’eurodollaro e temono un effetto domino dirompente. A ciò bisogna aggiungere anche l’indipendenza energetica degli Stati Uniti.
9/ L’UE sta sacrificando tutto in questa battaglia, soprattutto la propria popolazione, in modo da comprare tempo; invece, come vediamo dal grafico qui sotto, gli USA hanno dato nuovamente scacco ai comunisti europei puntellando un altro settore della loro economia. pic.twitter.com/uVfWcOPE2h
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) January 22, 2024
ZOOM OUT
Il costo del servizio del debito è raddoppiato negli ultimi anni. I tassi d’interesse sono in aumento ovunque e lo è anche l’ammontare del debito totale. Insieme, come una nave intrappolata nel ghiaccio polare, schiacciano lo scafo. Ma l’aumento dei livelli di debito e l’impennata dei pagamenti degli interessi sono destinati a far scattare l’allarme da qualche parte? Debito subprime? Azioni? Immobiliare? Il che ci riporta alla prossima domanda: da dove verrà la prossima Grande Perdita? La cosiddetta “Grande Perdita” è il più grande pericolo finanziario che tutti gli investitori devono affrontare, dato che può spazzare via un’intera carriera fatta di guadagni, risparmi e investimenti. E se avete più di 55 anni, probabilmente non avrete il tempo di riprendervi. Quindi cosa minaccia una grande perdita adesso? Ricordate, dev’essere una grande sorpresa. Allora dov’è?
Le azioni sono ancora costose, sotto certi aspetti sono più costose che mai (soprattutto i principali titoli tecnologici). Ci sorprenderebbe se crollassero? O addirittura se si schiantassero? Non più di tanto. E che dire delle case? Anche loro sono al top della loro gamma; non dovrebbero scendere? Sembra quasi inevitabile che accada, soprattutto perché la famiglia media non può più permettersi la casa media. Nessuna sorpresa nemmeno qui, quindi. E che dire dell’intelligenza artificiale? È l’ultima moda che dovrebbe renderci tutti ricchi. Proprio come Internet ha portato la conoscenza di tutto il mondo a portata di mano, ora l’intelligenza artificiale aiuterà ad aggiustare ciò che era rimasto da aggiustare. Gli “esperti” dicono che aumenterà la produttività così tanto che saremo in grado di pagare i nostri debiti, finanziare la nostra tentacolare industria della potenza di fuoco e far rieleggere ogni politico. E la cosa migliore è che si tratta di una tecnologia perfetta per un impero in declino e mentalmente indebolito: non dobbiamo più pensare a come risollevare le nostre sorti socioeconomiche, l’intelligenza artificiale lo scoprirà per noi.
La mia ipotesi è che l’intelligenza artificiale si rivelerà un grande flop. Le persone la useranno regolarmente. Migliorerà la produttività? Sì e la ridurrà anche in alcuni settori. Gli utenti perderanno il loro tempo giocando e parlando con i robot sessuali, alcuni compiti saranno più facili, altri saranno resi più complicati da ladri, incompetenti e propagandisti potenziati dall’intelligenza artificiale. Nel complesso, farà poca differenza. Renderà ricchi alcuni investitori? Certamente, ma la maggior parte delle affermazioni e delle promesse fatte a favore dell’intelligenza artificiale si riveleranno false e molte persone subiranno delle perdite. Tuttavia la Grande Perdita probabilmente verrà da altrove.
E il mercato obbligazionario? Ha subito il declino più lungo e ripido della sua storia e questo potrebbe suggerire che il peggio è passato. Gli investitori si aspettano un rimbalzo, o addirittura un’inversione, ed è qui che le cose si fanno interessanti. Tutti sanno che “non si combatte la FED”.
Powell, in modo elegante e cortese, ribadisce alla Lagarde e alla cricca di Davos che possono andare al diavolo. Già lo scorso dicembre, quando è iniziata a circolare l’assurda tesi di un taglio dei tassi, scrivevo che era solo un wishful thinking della stampa finanziaria europea https://t.co/WdoTtnzuea
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 6, 2024
C’è un tempo per essere un prestatore e un tempo per essere un mutuatario. Il prestito è stato un modo di vivere per gran parte di questo secolo, soprattutto nel profondo della crisi sanitaria. Se aveste bloccato un tasso ipotecario al 3%, avreste potuto fare la migliore mossa finanziaria di tutta la vostra vita. Le rate del mutuo sarebbero state fissate a un tasso d’interesse estremamente basso, mentre sia il pagamento del capitale che quello degli interessi sarebbero stati ridotti, anno dopo anno, dall’inflazione. Anche con un tasso d’inflazione del 4% uno avrebbe ottenuto un profitto sul denaro preso in prestito dell’1% all’anno. Ma mentre i giorni gloriosi dell’accendere prestiti sono finiti, sono invece iniziati i giorni felici del concedere prestiti? È giunto il momento di riacquistare obbligazioni? Oppure no?
Il modello di allocazione del capitale “più stupido” che esista diceva di vendere le azioni quasi 30 anni fa. È “stupido” nel senso che non dice nulla sullo stato del mondo, sul futuro dei tassi d’interesse, o su qualsiasi altra cosa, è semplicemente progettato per contribuire a evitare la “grande perdita” segnalando quando le azioni sono costose in termini di oro. Detto in modo semplice: un investitore evita grandi perdite acquistando azioni quando può comprare le 30 azioni nel Dow Jones per meno di 5 once d’oro; le vende quando superano le 15 once. Nel 1996, ad esempio, questo modello ci diceva di favorire l’oro (rispetto alle azioni). Il massimo storico per le azioni statunitensi arrivò nell’agosto del 1999, con le azioni Dow scambiate a 42 once d’oro. A quanto pare quello non è stato solo un picco per le azioni statunitensi, ma l’apice del potere, della ricchezza e del prestigio della civiltà occidentale. Il bilancio americano era più o meno in pareggio, il debito pubblico era ancora gestibile e, fatta eccezione per il disastroso coinvolgimento in Kosovo, gli Stati Uniti erano in pace. Da allora le cose sono andate in malora.
Innanzitutto l’inflazione non è finita. Non è mai stata “transitoria” e non è stata solo il risultato della frenesia della stampa monetaria 2020-21. I prezzi sono determinati bilanciando la produzione con la quantità di denaro disposta ad acquistarla. Sebbene non sia prevedibile con precisione, è comunque una buona scommessa che quando la produzione diminuisce e la spesa aumenta, i prezzi aumenteranno.
3/ Chi è? I contribuenti. Il metro di misura? Quanto dolore economico sono disposti a sopportare in termini di tempo, denaro ed energia prima che l’avversario cada.https://t.co/RDbHbPocJj
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 6, 2024
La de-globalizzazione, le sanzioni, le regole nel mondo del lavoro, i regolamenti capricciosi, le tasse e la burocrazia dilagante – e il peso morto del debito stesso – sono tutti fattori che limitano la produzione. Infatti la produzione reale – misurata dal numero di ore effettivamente lavorate – sta aumentando a meno della metà del tasso del XX secolo.
NEW – Germany’s economy is paralyzed and falls noticeably behind compared to other larger European countries — ifo Institute pic.twitter.com/OVFqTin7gf
— Disclose.tv (@disclosetv) March 6, 2024
E sebbene i pianificatori centrali possano aver dichiarato una tregua temporanea sull’inflazione monetaria, hanno aumentato le pressioni inflazionistiche sul fronte fiscale. Mentre la quantità di denaro prestabile è contenuta, i più grandi mutuatari del mondo – gli stati – spendono più denaro che mai. L’ultima sciocchezza dell’amministrazione Biden è che l’invio di armi all’Ucraina e a Israele è “un bene per l’economia”, ma a meno che non si siate alla ricerca di un aereo da caccia Lockheed Martin F-35, i soldi extra per l’industria bellica non fanno altro che ridurre gli investimenti e la produzione nell’economia di consumo. I prezzi salgono, in altre parole. E lo stesso vale per i tassi d’interesse: il denaro sprecato in bombe non è disponibile per acquistare il debito pubblico. Oltre ai nuovi deficit da duemila miliardi di dollari che devono essere finanziati con i risparmi, c’è anche il vecchio debito da rifinanziare. Ci sono circa $8000 miliardi in debito obbligazionario sovrano che matureranno nei prossimi 12 mesi e ciò porterà il fabbisogno di finanziamento totale a quasi $10.000 miliardi. Qualunque cosa accada di conseguenza, i tassi d’interesse molto probabilmente saliranno. I finanziatori potrebbero andare incontro ad un’altra grande perdita sulle loro obbligazioni? Forse. Il mio consiglio è di focalizzarsi sul finanziamento a breve termine.
L’oro, dal canto suo, non gode di “piena fiducia” da parte di nessun governo del mondo, non ha bisogno di essere coperto, nessun grande impero lo emette né garantisce di pagare interessi su di esso. Non rilascia comunicati stampa, non paga dividendi, non ha un direttore per i criteri inclusivi e non gliene frega niente di quello che pensate. Eppure questo “nulla” nel mondo degli investimenti si è rivelato più prezioso del credito più forte che “l’Occidente” aveva da offrire. Le azioni sono all’incirca triplicate in questo secolo: l’indice più ampio, il Wilshire 5.000, è passato da 13.800 nel 1999 a circa 45.191 di recente; l’oro invece è passato da una media di circa $270 l’oncia ai $2.000+ l’oncia – un aumento di quasi 8 volte.
Gli investitori prudenti, nel frattempo, hanno cercato di proteggere la propria ricchezza con bond sovrani che fingevano di essere “sicuri”; hanno perso un terzo del loro valore negli ultimi 40 mesi. Al culmine della bolla obbligazionaria anche i banchieri più intelligenti, i tesorieri aziendali più esperti e i maghi più brillanti di Wall Street brancolavano nel buio. Gli analisti di JP Morgan, ad esempio, avevano affermato che WeWork avrebbe dovuto quotarsi in borsa a $100 milioni; abbiamo scoperto poi che valeva meno di niente. Moltiplicate questi errori di calcolo e speculazioni insensate per milioni, su e giù per la struttura del capitale, e otterrete un’economia bizzarra e falsata – in cui i valori reali sono falsificati dal denaro fasullo, prestato a tassi d’interesse fasulli, per finanziare investimenti fasulli da parte d’imprenditori fasulli in industrie fasulle che producono guadagni fasulli. Questo capitalismo falsato non ha prodotto vera prosperità, ha funzionato solo per arricchire le élite.
Si stima, infatti, che la maggior parte dell’aumento dell’indice S&P 500/mercato azionario sia stato esclusivamente il risultato di riacquisti di azioni proprie effettuati per ridurne il numero e che ciò, a sua volta, abbia aumentato artificialmente i ricavi e gli utili per azione (una volta erano illegali per una buona ragione…). Tutti questi capitali a costo quasi zero sono confluiti nella manipolazione, nella speculazione e nella riduzione della concorrenza, non nell’incremento della produttività, dell’efficienza o dell’innovazione. Il risultato della ZIRP è stata un’economia priva di diversità, dominata da monopoli e cartelli che hanno prodotto beni e servizi di bassa qualità e che praticamente nessuno voleva, riducendo la produttività su più fronti.
L’abbassamento del costo del capitale quasi a zero ha cambiato anche gli incentivi dei leader aziendali e bancari. Gli enormi profitti non derivavano più dallo sviluppo di beni e servizi di qualità superiore o dal miglioramento del servizio clienti, bensì dalla manipolazione dei mercati, dal prestito per gonfiare i prezzi di immobili commerciali e dalla distribuzione dei guadagni ad azionisti e manager. Il capitale a costo quasi zero ha premiato gli speculatori e gli amministratori delegati che hanno sfruttato le strategie finanziarie, non quelli che investono a lungo termine. Tali distorsioni sono fatali perché privano l’economia degli incentivi positivi per l’intera nazione, non solo per le aziende e i già ricchi. L’abbassamento del costo del capitale a zero ha anche distorto l’equilibrio tra quest’ultimo e il mondo del lavoro, poiché i già ricchi, cioè coloro che già possedevano garanzie e flussi di cassa, potevano sfruttare i propri asset e il proprio reddito per prendere in prestito ingenti somme a interessi quasi zero per accaparrarsi ulteirori asset. I percettori di un salario non potevano competere e quindi la ricchezza e il reddito sono affluiti all’1% e al 10% più ricco.
Questa concentrazione di ricchezza e reddito è avvenuta a scapito della classe media, la cui quota della ricchezza nazionale è crollata.
La soppressione del costo del capitale ha anche incentivato l’indebitamento/espansione galoppante del debito totale, andando ad alimentare un carry trade perverso: ci vuole sempre più debito per creare un’unità di PIL, per la precisione $3,50 per ricavare $1 di espansione del PIL. Debito che nel frattempo matura interessi fino a quando non verrà ripagato, cosa che non accade mai per quanto riguarda il debito pubblico e raramente accade nel debito immobiliare commerciale. Invece di essere ripagato il debito vecchio viene semplicemente trasformato in nuovo.
L’abbassamento dei tassi d’interesse quasi a zero ha incoraggiato le imprese, le agenzie e le famiglie a prendere in prestito e a spendere denaro ora piuttosto che in futuro. Il sottoprodotto di questo carry trade è stato sostanzialmente uno: bolle speculative. Le frizioni non tardano a emergere però: l’anticipazione della domanda alla fine assorbe tutto il reddito disponibile, sottopone a leva scriteriata asset come gli immobili commerciali e fa salire l’inflazione dei prezzi poiché il capitale (apparentemente) illimitato insegue beni e materiali limitati.
Infatti nel luglio 2020 il cosiddetto Trend primario degli ultimi 40 anni si è concluso e ne è iniziato uno nuovo che probabilmente durerà per decenni. Ma dobbiamo porci alcune domande: cosa ha causato gli altri grandi movimenti nel mercato obbligazionario? Cosa ha causato il calo dei rendimenti obbligazionari (aumento dei prezzi delle obbligazioni) dal 1920 al 1945? La risposta è semplice: la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale. Cosa ha causato l’aumento dei rendimenti obbligazionari dal 1945 al 1980? Un’altra domanda facile: il boom di Eisenhower, seguito da spese folli per la guerra del Vietnam e la Great Society. Cosa ha causato il seguente Trend Primario, lo spettacolare calo dei rendimenti obbligazionari (e l’aumento dei prezzi obbligazionari) dal 1980 al 2020? Facile: Paul Volcker ha spezzato la schiena all’inflazione; poi Bernanke ha spinto i tassi reali sotto lo zero.
Quindi ecco la domanda conclusiva che tutti aspettavano: cosa causerà il prossimo Trend Primario, dal 2020 in poi? La risposta ovvia: troppa spesa, troppo debito, troppa inflazione… e il declino dell’Occidente. Riepilogo esecutivo: negli anni ’80 le istituzioni pubbliche erano ancora abbastanza vigorose da tenere sotto controllo l’inflazione. Oggi sono stati così indebolite e corrotte dalle politiche monetarie allentate che non ci si può aspettare che né i governi né le banche centrali prendano decisioni difficili. I budget non saranno bilanciate, le guerre non verranno fermate e l’inflazione non verrà contenuta.
CONCLUSIONE
Lo zio Sam vuole riportare in patria il controllo sulla politica monetaria del dollaro e lo ha fatto tramite il passaggio dal LIBOR al SOFR. Al contempo vuole esercitare sufficiente pressione sull’euro per ridimensionarlo, attirando capitali finanziari negli Stati Uniti e forzando la mano degli eurocrati affinché contraggano la domanda in Europa (es. una sorta di “modalità risparmio energetico” e resistere alla tempesta). Non è un caso che l’euro abbia perso terreno anche nei confronti dello yuan negli scambi internazionali; non è un caso che la Germania si stia suicidando industrialmente ed energeticamente; non è un caso che si voglia accelerare i tempi per implementare nella vita di tutti i giorni identità digitale ed euro digitale. In sintesi, per quanto si possano dimenare i pianificatori centrali europei il progetto dell’UE è al capolinea. Dall’altro lato dell’Atlantico, invece, la spinta verso una maggiore indipendenza decisionale da parte dei singoli stati degli USA garantirà un cuscinetto vitale per resistere al cambiamento epocale nell’attuale sistema economico-finanziario. L’approvazione degli 11 ETF su Bitcoin è foriera di una duplice volontà del Paese: riconoscere ufficialmente lo strumento come arma (finanziaria) da usare contro i propri avversari e monito al resto del mondo che fare affari liberamente negli USA è ancora possibile (una gigantesca insegna al neon che recita “Open for business”).
Ciò a sua volta significa che un domani sarà molto più complicato per un qualsiasi politico o capo di stato svegliarsi e dichiarare “illegale” Bitcoin. Infatti, per quanto la BCE batta i piedi, è lei quella che è lo zimbello del mondo. Chi non porterebbe i propri affari negli Stati Uniti dopo che vengono pubblicizzate meno tassazione e meno burocrazia? Su tale scia, infatti, Texas e Florida stanno vedendo un netto miglioramento della loro popolarità in ambito imprenditoriale e fiscale, risucchiando a loro volta risorse da posti che le hanno sperperate piuttosto che mettere a buon frutto (es. California e stato di New York). E per questi stessi motivi non ci sarà mai un dollaro digitale. Prendendo come esempio la legge approvata di recente da Milei sul saldo dei contratti, molti stati degli USA hanno approvato legislazioni che permettono la circolazione di monete parallele al dollaro (oltre a Bitcoin, anche valute digitali locali ancorate all’oro o all’argento). Questi movimenti fanno parte tutti di uno spostamento più grande che vede il ritorno del potere decisionale nelle mani dei singoli stati, com’era nello spirito della “Land of the free”, e lasciare Washington che sia sostanzialmente l’arbitro. E non è poco dato che la Casa Bianca, come l’amministrazione attuale, può essere infiltrata da vandali.
Wall Street ha fiuto per gli affari, per le scommesse rischiose, e l’aver abbracciato negli ultimi anni i criteri ESG ha rappresentato voler puntare sulla riuscita del piano dei vandali (gli infiltrati nell’amministrazione Biden in sintonia con la cricca di Davos). Se Wall Street ha un pregio è quello d’invertire la tendenza quando vede che un trade è perdente; così è stato per la pazzia green. Anche perché continuare a impegnarsi in essa avrebbe significato favorire la Cina, dato che le terre rare sono principalmente un’esportazione a marchio cinese. Inutile dire che in un contesto di de-globalizzazione ciò significherebbe una debolezza e un rafforzamento dell’avversario. Allo stesso modo sarebbe un rafforzamento dell’avversario camminare lungo i binari della BCE adottando un dollaro digitale come progetto federale. Non ci sarà niente del genere negli Stati Uniti, soprattutto perché le grandi banche commerciali ancora posseggono un certo ascendente a livello regionale e non hanno alcuna intenzione di cedere la loro influenza. Una maggiore indipendenza e decentralizzazione dei poteri negli USA passa anche da qui, ovvero dalla carovana di banche commerciali statunitensi, JP Morgan in testa, che si sono mese di traverso ai piani della cricca di Davos. Se la FED fosse finita nelle mani della Brainard, avrebbe accentrato ulteriormente i poteri nella banca centrale americana spazzando via il comparto bancario commerciale (cosa che accadrà in Europa). Invece le grandi banche commerciali potranno eventualmente emettere le loro versioni di valute digitali, in concorrenza, e coordinate dalla Federal Reserve, ma esisterà pur sempre un ambiente in cui la centralizzazione è tenuta a bada. In questo contesto la BCE non sa che pesci pigliare, dato che l’unico modo che essa e l’UE hanno per sopravvivere è quello di centralizzare ulteriormente i loro poteri.
Supporta Francesco Simoncelli’s Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
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