Diversi utenti, tra i quali @mononautical, hanno recentemente suonato il campanello di allarme riguardo alla questione della centralizzazione del mining Bitcoin, con un’entità che controlla circa il 47% della potenza di calcolo della rete.

Questa entità sembrerebbe riconducibile al conglomerato cinese riconducibile a Jihan Wu, conosciuto nel mondo Bitcoin come uno dei principali player nella fazione dei big blockers nelle famose block size war. Come spiegato in un tweet, “un singolo custode ora controlla gli indirizzi coinbase di almeno 9 pool, che rappresentano il 47% dell’hashrate totale. Come dimostrato da un consolidamento delle ricompense di mining di AntPool, F2Pool, Binance Pool, Braiins, btccom, SECPOOL e Poolin”

Insomma, la situazione sembrerebbe essere non ideale, e anche soluzioni di cui abbiamo già parlato come Stratum v2 non sembrano poter fornire la soluzione a questo problema.

L’esigenza di mitigare l’incertezza per i miner

Come spiegato da Alex Bergeron, la ragione di questa centralizzazione del mining è che i miner vogliono eliminare tutta la fluttuazione dei loro guadagni e che le entità con grandi bilanci si stiano assumendo quindi questo rischio per conto loro. Le pool che offrono questo servizio di smussamento della varianza sono quindi più attrattive e guadagnano quote di mercato.

“Se ciò ti sembra costoso è perché lo è. La pool deve effettivamente anticipare ogni pagamento con fondi propri e sperare di potersi ripagare con i blocchi che alla fine va a minare. Se si trovano pochi blocchi e il proprio bilancio non è abbastanza solido da assorbire la mancanza di entrate, si finisce come Sam Bankman Fried. Ecco Foundry. Attraverso una combinazione di tempismo straordinario, acume commerciale e un arsenale della DCG, hanno creato un fossato finanziario attorno alle loro operazioni di pool che rende molto difficile per i player più piccoli entrare e competere.”

Le mining pool sarebbero state create appositamente per ridurre questa varianza e beneficiare i miner. Tuttavia, nessuna mining pool ha una quota di mercato del 100% e quindi anche le grandi pool di mining hanno questo problema di varianza. Per risolvere questo problema, le mining pool utilizzano i propri bilanci.

La domanda centrale è dunque quanto grande deve essere il “fondo di guerra” necessario per fornire questo smussamento dei guadagni? A fornire una prima risposta, è il blog di BitMex.

Una possibile soluzione alla centralizzazione del mining

Per rispondere a questa domanda, il blog introduce un modello di base. Si ipotizza che si stia lanciando una nuova pool e che si offra di rimuovere completamente la varianza utilizzando un “fondo di riserva”, finanziato dal capitale iniziale. Vengono effettuate alcune semplici simulazioni matematiche per determinare quanto grande deve essere il capitale iniziale del fondo di riserva.

Secondo il modello, se la pool ottiene il 5% della potenza di calcolo della rete, un fondo di riserva iniziale di 300 BTC darà almeno il 97,8% di possibilità di sopravvivenza per un anno. D’altra parte, se la pool ottiene il 50% della potenza di calcolo della rete, un fondo di riserva iniziale di 400 BTC darà almeno il 95,0% di possibilità di sopravvivenza per un anno. Pertanto, secondo il modello, una cifra tra $20 milioni e $40 milioni potrebbe essere sufficiente per fornire questo servizio di smussamento dei guadagni.

Il modello sopra descritto potrebbe proprio funzionare come modello di business. Una nuova startup di mining pool potrebbe raccogliere $2 milioni per lo sviluppo tecnico e altri $20 milioni come capitale iniziale per il fondo di riserva. Quindi, un finanziamento totale di $22 milioni potrebbe essere richiesto. Questo non è un importo trascurabile, ma è molto meno di quanto potrebbe essere richiesto per un “tesoro di guerra” tipico dell’industria.

La centralizzazione del mining di Bitcoin sembrerebbe essere sicuramente un problema, tuttavia la dimensione del fondo necessario per mitigare l’impatto dell’incertezza legata ai blocchi trovati non è così grande come alcuni potrebbero pensare – tra $20 milioni e $40 milioni.

Monitoreremo da vicino gli sviluppi futuri, ma con questo nuovo modello e un’adozione ulteriore di Stratum V2, la speranza e’ quella di poter mitigare questo problema della centralizzazione del mining – senza dover ricorrere a misure estreme come l’adozione di un nuovo sistema di Proof of Work.